OT, reportage

Kit fotografico per piante succulente

Migliorare le foto delle nostre amate piante grasse

Spesso mi sono posto il problema di come fotografare le mie piante grasse, mettendo in risalto la pianta stessa e in secondo piano lo sfondo in cui, molte volte, erano presenti altri cactus.

Seguendo un po’ di discussioni sui vari forum “cactofili”, vedevo che molti appassionati e collezionisti come me, fotografavano le loro piante interponendo uno sfondo colorato in tinta unita.
In questo modo, si può poi in “post-produzione” ritagliare la sagoma della pianta o cambiare il colore dello sfondo ma, soprattutto, si da molto risalto alla pianta fotografata.

Dopo diverse soluzioni “fai-da-te” di brevissima durata e scarsi risultati, mi son deciso ad acquistare su Amazon un piccolo set fotografico senza spendere cifre esorbitanti.

Vi faccio quindi vedere alcune delle mie foto ottenute con questo kit fotografico:

L'astrophytum è un genere comune di cactacee che comprende anche numerose cultivar ricercate, coltivate soprattutto in giappone.
Astrophytum myriostigma cv.kikko nudum
Le variegature delle piante grasse sono una caratteristica dovuta alla mancanza, più o meno accentuata, di clorofilla. Questo astrophytum è completamente giallo, diventa di colore arancione se posto in posizione soleggiata.
Astrophytum myriostigma variegato
astrophytum myriostigma hakuun - cultivar giapponese
Astrophytum miriostigma cv.hakuun
Astrophytum myriostigma kikko forma nuda e pollonante.
Polloni di astrophytum kikko

Il kit fotografico che ho acquistato, lo trovate in questo negozio online

Ve lo consiglio se non volete spendere molti soldi ed ottenere delle foto delle vostre piante grasse e succulente più che accettabili e “simil-professionali”. 🙂

Buona coltivazione e… tante foto!!!

coltivazione

Il riparo invernale per i cactus

Tutti a riposo per l’inverno all’interno della piccola serra!

Oggi, qui a Roma c’era una bella giornata soleggiata ma, le previsioni dicono che ci sarà un abbassamento delle temperature già da lunedì con forti piogge.

Visto che ormai siamo in autunno, ho deciso quindi di entrare e sistemare le piante grasse che finora coltivavo in terrazzo.

Purtroppo alcune son rimaste ancora fuori… i trichocereus, come l’anno scorso, li lascerò fuori sperando che la neve prevista non li danneggi troppo.

Ecco alcune delle piante grasse colonnari (e non) che andranno a finire in serra:

il giardino roccioso ha rappresentato la riproduzione in piccolo di un paesaggio, di uno spaccato, di un'atmosfera alpina e di montagna. Quindi per definizione, nel giardino roccioso si impiantavano varietà che ricordavano l'alta quota. Oggi si è meno inflessibili e si lascia più spazio alla fantasia: il giardino roccioso è un angolo personalizzato, composto cercando di ricreare quello che risulta più piacevole ai proprietari, cercando, attraverso la progettazione, di rendere il risultato quanto più naturale possibile.  Perchè questo accada, la progettazione e la pianificazione, hanno una rilevanza fondamentale: bisogna immaginare il giardino roccioso come qualcosa di presente sempre davanti ai nostri occhi, quindi regolarlo a seconda del trascorrere del tempo e delle stagioni, senza dimenticare che, una volta approntato, non sarà possibile rivoluzionarlo più di tanto.    Ulteriori informazioni su: come costruire un giardino roccioso
Angolo del terrazzo “roccioso”

All’interno della serra, il reparto Mammillarie della mia compagna Stefania:

Alcune mammillarie

Dal lato opposto invece, ho sistemato piante grasse di specie differenti… da notare in primo piano, l’unico melocactus della mia collezione con un accenno di cefalio:

Il ripiano alto all’interno della serretta

Questo invece, è il ripiano di fronte all’entrata dove ho appeso diverse specie di hoya:

Hoya è un genere di piante della famiglia delle Asclepiadaceae (Apocynaceae secondo la classificazione APG[1]), comprendente circa 200 specie differenti, diffuse nel sud est dell'Asia, in Australia ed in Polinesia[2]. Per la gran parte sono rampicanti, ma alcune si presentano con l'aspetto di arbusti, altre sono striscianti. Furono classificate dal botanico Robert Brown[2] che le chiamò così in onore dell'amico Thomas Hoy, capo giardiniere del duca di Northumberland, nel XVIII secolo.  In Italia la Hoya carnosa è nota anche con il nome colloquiale di fiore di cera.
Alcune hoya appese ad uno scaffale
…ed infine, ecco il risultato all’interno della piccola serra… ormai si passa a stento e purtroppo per arrivare al ripiano in fondo bisogna stare attenti a non pungersi!

Alcune piante con l’arrivo del freddo e del gelo devono essere coperte oppure… moriranno letteralmente di freddo! Se non avete spazio in casa, le vostre piante dovranno essere coperte per bene per poter sopravvivere ai freddi inverni italiani.  Per prima cosa mettete uno spessore di polistirolo, così il terreno ghiacciato non raffredderà il vaso.   Dopo aver pensato agli stivali passate ai pantaloni…un sacco di iuta è l’ideale un’ulteriore garanzia contro il freddo: mettete il vaso in un sacco e riempitelo con della paglia, in questo modo il terreno non subirà grandi sbalzi di temperatura. Legate poi il tutto con uno spago. Potete anche usare la plastica a bolle o dei fogli di giornale.
Vista frontale della piccola serra

Buona coltivazione! 🙂

fioriture

Boccioli e colori… (3a parte)

Un po’ di colori in questa giornata “uggiosa”…

Fioriture copiose in una distesa di trichocereus
Fiore di Echinopsis eyriesii
Piccola lophophora innestata
Epithelantha micrometris SB256

Le altre gallerie “Boccioli e colori”:

P.S.: Per i curiosi… il numero “SB256” nella didascalia dell’ultima foto, è il field number della pianta

 

 

semina

Seminare cultivars ed ibridi di astrophytum

cultivars astrophytum seeds, seminaDopo un mesetto dal mio trasferimento a Varese, per motivi di lavoro, oggi mi sono cimentato nella prima semina di alcune cultivars di astrophytum.
Alcuni semi provengono dalle mie piante grasse, altri invece mi sono stati gentilmente regalati da amici cactofili.

Tra questi, ho provato a seminare digistostigma “caput-medusae”, superkabuto, myriostigma kikko variegati “kohyo”, onzuka ed ibridi mix.

Ho preferito una tecnica già usata in passato che mi aveva dato ottime soddisfazioni: immergere i semi in piccoli bicchierini di plastica con acqua e limone + stimolante 66F e Previcur per 24 ore prima di procedere con la semina.

Dopo la semina, ho lasciato i vasetti in immersione in acqua e fungicida fino a vedere l’acqua sulla superficie del terriccio.

Fatto ciò ho messo tutti i vasetti di astrophytum in un contenitore sigillandolo con pellicola trasparente da cucina. Rimarranno così almeno per le prime due settimane… sperando di non trovare muffe non avendo sterilizzato preventivamente il substrato come fanno molti cactofili.

L’unica cosa che ho dimenticato a Roma, sono le mie classiche etichette di plastica gialle per identificare le semine… per cui mi son dovuto accontentare!

Posterò presto nuove foto… 🙂

 

fioriture, innesti

Piccoli innesti fioriscono

La prima fioritura di un caput-medusae

A qualche mese di distanza, iniziano a fiorire i primi astrophytum digitostigma innestati su pereskiopsis…
il fiore, in questo caso, ha un diametro di 2-3 cm circa… molto più piccolo rispetto al fiore di una pianta adulta coltivata su proprie radici.

Fioritura di astrophytum caput-medusae innestato.

Quest’altro innesto invece, è ancora un po’ indietro con la fioritura…

Astrophytum caput-medusae by cactusfollia