Prima di procedere con la semina delle nostre amate piante succulente, è opportuno effettuare uno di questi trattamenti sui semi per favornirne la germinazione:
ammollamento in acqua
piombatura con fitormoni
scarificazione
jarovizzazione.
L’ammollamento in acqua consiste nel far assorbire al seme l’umidità necessaria per iniziare la germinazione prima di essere posizionato nel substrato di coltura.
Occorre in questo caso immergere i semi in acqua, da mantenere alla temperatura di germinazione, per 12-48 ore. Nel caso di immersione dei semi per i periodi più lunghi occorre evitare che i semi siano totalmente immersi appoggiandoli piuttosto su una spugnetta imbevuta oppure su una carta filtro ben bagnata.
Nel caso della piombatura con fitormoni, per anticipare la germinazione dei semi ed ottenere una germinazione completa, occorre immergere i semi per 12-24 ore in una soluzione contenente acido naftalenacetico (NAA) ed eventualmente con l’aggiunta di un prodotto antiparassitario.
La scarificazione è un metodo che consente nel caso di semi particolarmente duri di favorire (Pediocactus, Sclerocactus, Opuntia ecc.) attraverso piccole incisioni oppure limature, la penetrazione dell’acqua.
Il procedimento può anche essere chimico.
In questo caso si immergono i semi in una soluzione di acido solforico di tipo commerciale e dopo una durata dell’immersione che dipende dalla specie dei semi, questi devono essere ben risciacquati con acqua corrente.
Trattandosi di acido, questo metodo deve essere eseguito con cautela per non danneggiare i semi nel caso in cui restino immersi nella soluzione per un tempo troppo lungo.
La jarovizzazione è invece una tecnica, ideata da Trofim Denisov Lisenko (1898-1976), che riduce il tempo del ciclo vegetativo di una pianta sottoponendone i semi, prima di metterla a dimora nel terreno, a basse temperature.
Questa tecnica consente di estendere più a nord la coltivazione di piante che richiederebbero per il loro ciclo vegetativo climi più caldi. Questo metodo è detto vernalizzazióne. In sostanza, con questa tecnica, la necessità di freddo di una specie, viene soddisfatta mantenendo a bassa temperatura i semi prima di avviare la germinazione.
Dopo un mesetto dal mio trasferimento a Varese, per motivi di lavoro, oggi mi sono cimentato nella prima semina di alcune cultivars di astrophytum.
Alcuni semi provengono dalle mie piante grasse, altri invece mi sono stati gentilmente regalati da amici cactofili.
Tra questi, ho provato a seminare digistostigma “caput-medusae”, superkabuto, myriostigma kikko variegati “kohyo”, onzuka ed ibridi mix.
Ho preferito una tecnica già usata in passato che mi aveva dato ottime soddisfazioni: immergere i semi in piccoli bicchierini di plastica con acqua e limone + stimolante 66F e Previcur per 24 ore prima di procedere con la semina.
Dopo la semina, ho lasciato i vasetti in immersione in acqua e fungicida fino a vedere l’acqua sulla superficie del terriccio.
Fatto ciò ho messo tutti i vasetti di astrophytum in un contenitore sigillandolo con pellicola trasparente da cucina. Rimarranno così almeno per le prime due settimane… sperando di non trovare muffe non avendo sterilizzato preventivamente il substrato come fanno molti cactofili.
L’unica cosa che ho dimenticato a Roma, sono le mie classiche etichette di plastica gialle per identificare le semine… per cui mi son dovuto accontentare!
Quando ho iniziato a collezionare le piante grasse, ormai nel lontano 2006, non avevo la benché minima idea su come costruire un germinatoio per seminare, durante la stagione invernale, i semi dei cactus e delle succulente… né tantomeno sapevo da dove iniziare e quali materiali mi occorrevano.
Così ho optato per questa soluzione molto “improvvisata” ma, dall’altro lato, molto economica! 🙂
Ho liberato un ripiano della mia libreria ed ho iniziato a sistemare dei bicchieri da caffè, come vedete nella foto, coperti dalla pellicola trasparente (comunemente usata in cucina) e puntando una lampada da comodino sopra di essi.
La lampadina usata è di quelle normali ad incandescenza da 40 watt, collegata poi ad un timer regolabile in modo da garantire 11-12 ore di luce alle semine.
Il germinatoio improvvisatoI bicchierini da caffè
Nonostante sia stato comunque un primo esperimento, i risultati non sono stati poi tanto male!
Plantule di gymnocalycium mazanense v.polycephalumPlantule di Leuchtembergia principisPlantule di thelocactus setispinusPlantule di trichocereusPlantule di astrophytum myriostigma v.tulensisPlantule di astrophytum asteriasPlantule di astrophytum ornatumPlantule di escobaria tubercolosa forma giganteaPlantule di euphorbia obesaPlantule di gymnocalycium nataliePlantule di gymnocalycium mazanense v.polycephalumPlantule di gymnocalycium mesopotamicum (3 mesi)Plantule di leuchtenbergia principis (3 mesi)Plantule di trichocereus ibridi
Tralasciando il terriccio, che come potete vedere era molto organico e quindi facilmente soggetto all’insorgenza di muffe ed alghe…
Per la semina delle piante succulente preferisco utilizzare un terriccio prevalentemente minerale povero di materia organica e ricco quindi di materiali inerti quali: pomice, lapillo, pozzolana in pezzatura media-piccola (2-3 mm).
Come base per la maggior parte delle piante può essere utilizzato il terriccio per le cactaceae. Questo tipo di terriccio ha il pregio di essere meno soggetto a marciumi e muffe che tendono a svilupparsi negli ambienti umidi e che sviluppandosi troppo velocemente potrebbero compromettere la crescita delle giovani plantule.
In altri forum di piante grasse, alcuni consigliano un substrato così composto: 40% sabbia di granulometria media, 30% di torba fine, 10% vermiculite, 10% pomice, perlite o silice e 10% terra da giardino.
Personalmente, per quanto riguarda i materiali inerti, mi son sempre limitato a utilizzare la pomice, il lapillo e la pozzolana ed in più l’aggiunta di un po’ di vermiculite.
Per limitare muffe e marciumi e per tenere sotto controllo lo sviluppo di piccole alghe, consiglio anche di ricoprire la superficie con un sottile strato di materiale inerte di diametro non superiore ai tre millimetri (es. lapillo di fine granulometria oppure sabbia quarzifera del tipo utilizzato per gli acquari).
Il contenitore inoltre deve essere disinfettato e lavato accuratamente con una soluzione di ipoclorito di sodio (varechina) ed in caso riutilizzate parte del terriccio, conviene anche sterilizzarlo metterndolo in un piccolo fornetto a 200 gradi per 10-15 minuti.
Come si semina
E’ preferibile utilizzare contenitori di materiale plastico non molto profondi (fatta eccezione per alcuni generi come ad es. Ariocarpus, che avendo radice a fittore ed essendo preferibile non trapiantarli prima di alcuni anni è preferibile utilizzare contenitori più profondi) e riempirli del substrato fino ad un centimetro dal bordo pressando leggermente il terriccio e stendendo poi sulla superficie un sottile strato di materiale inerte.
A questo punto è possibile iniziare la semina.
Lo stimolante 66F prodotto dalla Gobbi
La maggioranza dei cactus ha semi minuti e pertanto devono essere seminati in superficie mentre i semi di dimensioni maggiori vanno parziamente coperti sempre con il materiale inerte che abbiamo utilizzato.
Ora possiamo immergere i contenitori in una soluzione di acqua con un prodotto anticrittogamico alle concentrazioni indicate dal produttore… in genere aggiungo anche uno stimolante quale per esempio il 66F che si può trovare facilmente nei vivai specializzati, molto spesso utilizzato per la coltivazione dei bonsai.
Quando il substrato di semina sarà ben umido il contenitore dovrà essere posto in un sacchetto trasparente e sigillato oppure posto in una seminiera riscaldata.
Un altro aspetto da non sottovalutare sono le ore di luce nell’arco del giorno… ovvero il fotoperiodo.
Per le piante succulente in genere, il fotoperiodo va dalle 11 alle 14 ore di luce al giorno, ed associando a questo fattore l’utilizzo di lampade al neon (per intenderci come quelle usate per gli acquari che riproducono l’intero spettro solare richiesto dai semi) possiamo ottenere una buona semina.
Occorre in questa fase fare attenzione al fotoperiodo, cioè alle ore di luce nell’arco del giorno. I semi hanno infatti una sorta di “orologio” interno che gli consente di germinare nella stagione in cui avrà le maggiori probabilità di sopravvivere.
Dopo la germinazione, che avverrà con tempi diversi a seconda della specie, inizia il periodo più critico per le giovani piante, dette anche plantule.
Le plantule si devono infatti abituare gradualmente al sole che, nei primi periodi della crescita, non deve essere troppo intenso altrimenti le giovani piante diventerebbero rosse (eccesso di sole), oppure al contrario potrebbero crescere poco e diventare troppo sottili e “filate” per carenza di sole.
Come ho iniziato la mia collezione (nel lontano 2006)
Vi presento una galleria di foto per farvi vedere come ho iniziato a collezionare le piante grasse. Alcune di queste le comprai in alcuni vivai specializzati ma altre provengono da comunissimi supermercati.
Primo ripiano: Posizione luminosa ma senza mai ricevere sole diretto…
…sempre il primo ripiano:
queste invece ricevono il sole mattutino fino alle 12 circa:
ripiano delle semine dell’anno scorso, in ombra:
Secondo ripiano: esposizione sole diretto fino alle 13 circa…
le piante più grandi…
…e per finire, vista del lato succulento del terrazzo (con qualche intruso):