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La zeolite: inerte per la coltivazione dei cactus

Il substrato di coltura delle piante succulente

Zeolite: inerte ideale per la coltivazione delle cactacee
Zeolite: inerte ideale per la coltivazione delle cactacee

E’ una roccia vulcanica ad elevata capacità di assorbimento d’acqua in virtù del prevalente contenuto di minerali quali la chabasite e la phillipsite.

La zeolite è molto usata in ambito florovivaistico
Data la sua struttura infatti, i nutrienti vengono rilasciati lentamente nel tempo e solo sotto richiesta delle piante.
La qualità della coltivazione quindi migliora perchè alle piante non vengono mai a mancare i nutrienti che oltretutto non vengono dispersi durante le annaffiature.

La zeolite non si compatta, ma mantiene lo stesso effetto drenante della pomice:

  • da una parte impedisce i ristagni idrici e i marciumi delle radici,
  • dall’altra permette l’aerazione del terreno quando asciutto.

Se volete saperne di più su questo materiale inerte, vi consiglio di leggere l’approfondimento “Le zeoliti e zeolititi – utilizzo per coltivazioni in agricoltura ed in floricoltura”

Zeolite 25kg (5-8mm)

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La marna per le piante grasse

La marna e gli altri materiali inerti

La marna è una roccia terrigena disgregata, che si decompone formando una matrice terrosa, composta principalmente da argilla resa compatta dall’infiltrazione di minerali vari, soprattutto carbonato di calcio, dolomite o, più raramente, silice. Si tratta di una roccia sedimentaria, ossia nata in epoca preistorica dal deposito di fanghi alluvionali sul fondo del mare, a profondità notevoli in cui la sedimentazione non è disturbata dalle onde marine. In questo modo le particelle finissime di argilla si sono depositate in modo omogeneo assieme agli scheletri o ai gusci minerali di organismi microscopici. Col passare delle epoche geologiche tali fanghi sono stati sepolti sotto una coltre di altri materiali, che li ha disidratati e sottoposti a diagenesi (compattamento). In seguito, i movimenti tettonici hanno fatto migrare queste masse rocciose verso l’altro, trascinate dall’emersione delle catene montuose, fino a che l’erosione le ha dissepolte. Non più sottoposta alle pressioni geostatiche, la marna libera le proprie tensioni fratturandosi fino a ridursi a particelle sottili. Infine, la marna è soggetta all’aggressione chimica di agenti atmosferici e organici che tendono, in tempi molto lunghi, a separare nuovamente la porzione del cemento (carbonati, dolomite o silice) dall’argilla..
Marna

“La marna è una roccia sedimentaria, di tipo terrigeno, composta da una frazione argillosa e da una frazione carbonatica data generalmente da carbonato di calcio (calcite) CaCO3 , oppure da carbonato doppio di magnesio e calcio (dolomite) [MgCa(CO3)2]. Nelle marne tipiche la percentuale di carbonato di calcio va dal 35% al 65%; al di sopra e al di sotto di questi valori si hanno termini transizionali a calcari (o dolomie) per alti contenuti di carbonato, ovvero ad argille per bassi contenuti di carbonato. Questo tipo di roccia deriva da sedimenti fangosi, di origine prevalentemente marina, sedimentati in condizioni di bassa energia del mezzo.

La componente argillosa si depone per lenta decantazione di particelle d’argilla (dimensioni inferiori a 0,0625 mm).

La componente carbonatica può essere originata dalla precipitazione di sali o dalla deposizione di particelle organogene, derivate cioè da resti microscopici di organismi a scheletro o guscio calcareo.” [tratto da Wikipedia]

 

Per ulteriori approfondimenti, vi consiglio di leggere questo articolo: Marna: la manna dei cactus?

 

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La suberificazione delle piante grasse

Quando il mio cactus ha la base marrone è grave?

Suberificazione piante succulente. La suberina è un costituente essenziale del sughero e contribuisce a determinarne le principali caratteristiche.
Echinopsis multiplex

La suberificazione è un processo per cui alcune cellule vegetali si modificano, in quanto secernono suberina, una particolare sostanza idrofoba costituita da acidi grassi, che si deposita sulla parete cellulare. La suberificazione interessa le porzioni esterne degli organi vegetali (radici e fusti). La suberina, combinandosi con la cellulosa, forma poi il sughero. [tratto da Wikipedia]

Non è sempre detto che il “colorito marrone” alla base della pianta sia indice di cattiva coltivazione.

Innanzitutto bisogna capire se ci troviamo di fronte ad un marciume.
Per far ciò possiamo toccare la base della pianta e vedere se il tessuto è molliccio oppure duro. Un altro modo per scoprire se la pianta è marcita del tutto è quello di afferrarla, magari con l’aiuto di un panno per non pungerci, dall’apice e provare a sollevarla… non c’è bisogno di esercitare una trazione forte.
Se la pianta “ci rimane in mano”, ormai non possiamo più fare nulla… vi accorgerete infatti che il marciume ha interessato completamente il fusto della pianta stessa. Diversamente la pianta potrebbe essere sana.

Per essere sicuri al 100% che la pianta non stia marcendo, bisognerebbe procedere con un taglio orizzontale poco sopra il colletto della pianta interessato dalla colorazione marroncina.
Ma personalmente vi sconsiglio di effettuare il taglio, anche perché poi potreste perdere del tutto il cactus… soprattutto se non avete mai tagliato una pianta di netto.

In questo articolo, potete vedere le foto di un mio astrophytum colpito da marciume dopo il taglio netto… purtroppo la pianta non è sopravvissuta. 😦

Nella maggiorparte dei casi, invece, la colorazione marroncina alla base della pianta è dovuta alla cosiddetta suberificazione che è un processo normale di crescita della pianta.
In questo caso non c’è nulla di che preoccuparsi!
La pianta cresce benissimo e la colorazione marrone sarà solo un “difetto” estetico che tenderà ad essere meno visibile quando la pianta aumenterà il suo diametro, specie i cactus dal portamento globoso.

Ci sono poi altri casi in cui questa colorazione basale della pianta, tende al bianco.
Dalla mia personale esperienza, ciò è dovuto quasi sempre al terriccio utilizzato o all’acqua corrente utilizzata per le annaffiature, molto volte troppo “dura” e calcarea.

Se avete avuto problemi del genere, non esitate a scrivere la vostra esperienza in questo articolo.

Buona coltivazione! 🙂

 

coltivazione, guide

Il travaso delle piante succulente

La stagione ideale per il rinvaso delle nostre amate piante succulente

Guide utili per neofiti: Rinvasare piante grasse e succulente

Molti di voi, a questo punto dell’anno, avranno già provveduto a dare una nuova sistemazione alle proprie piante grasse rinvasando quelle che avevano bisogno di un vaso più grande o anche solo per controllare lo stato delle radici.

Alcune volte, nei supermercati o nei mercatini rionali, si possono trovare delle bellissime piante grasse che catturano la nostra attenzione ma che, ahimè, non sono coltivate nel terriccio giusto (molto spesso si tratta di torba che, a lungo andare, soffoca le radici e non fa crescere bene il cactus).

Per questi motivi, ed anche altri, ho riassunto in questo articolo, tutte le informazioni che vi possono essere utili per procedere ad un rinvaso a “regola d’arte” in modo che le vostre piante grasse possano crescere rigogliose e sane.

Buona coltivazione! 🙂

 

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Rinvaso dei miei ariocarpus

“Piccoli ariocarpus crescono”

Complice la bella giornata di oggi a Roma, ho iniziato qualche rinvaso.

Da tempo avevo notato che alcuni miei ariocarpus non erano cresciuti molto nella stagione passata, così oggi mi sono deciso a travasarli rinnovando il terriccio usato.

Parto con le foto del primo ariocarpus, cresciuto meglio rispetto agli altri:
Ariocarpus appena rinvasato nel suo nuovo vaso con substrato fertile e concimato.Ibrido di ariocarpus: radici pulite e lasciate asciugare, anche per controllare la presenza di parassiti nel terriccio come la cocciniglia.

Il secondo ariocarpus presenta invece dei curiosi “ciuffetti pelosi” a metà del tubercolo:
Ariocarpus ibrido appena travasato con il nuovo substrato a base di materiali inerti quali pomice, lapillo, akadama, pozzolana, vermiculite e ghiaia di fiume.Ariocarpus ibrido con ciuffetti pelosi sui suoi tubercoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo invece è l’ultimo ariocarpus rinvasato. E’ messo un po’ maliccio e rinvasandolo mi sono accorto della presenza di cocciniglia nelle radici!

Ariocarpus rinvasato nel nuovo terriccio misto ad inerti come la pozzolana, la pomice, la vermiculite, la ghiaia di fiume, il lapillo a granulometria 2-3mm.
Ariocarpus con cocciniglia alle radici.

 

 

 

 

 

Per ora lascio gli ariocarpus, come tutte le altre mie piante grasse, a secco aspettando che le temperature minime aumentino ancora un po’ prima di iniziare ad annaffiarli.

Buona coltivazione! 🙂