coltivazione

Il riparo invernale per i cactus

Tutti a riposo per l’inverno all’interno della piccola serra!

Oggi, qui a Roma c’era una bella giornata soleggiata ma, le previsioni dicono che ci sarà un abbassamento delle temperature già da lunedì con forti piogge.

Visto che ormai siamo in autunno, ho deciso quindi di entrare e sistemare le piante grasse che finora coltivavo in terrazzo.

Purtroppo alcune son rimaste ancora fuori… i trichocereus, come l’anno scorso, li lascerò fuori sperando che la neve prevista non li danneggi troppo.

Ecco alcune delle piante grasse colonnari (e non) che andranno a finire in serra:

il giardino roccioso ha rappresentato la riproduzione in piccolo di un paesaggio, di uno spaccato, di un'atmosfera alpina e di montagna. Quindi per definizione, nel giardino roccioso si impiantavano varietà che ricordavano l'alta quota. Oggi si è meno inflessibili e si lascia più spazio alla fantasia: il giardino roccioso è un angolo personalizzato, composto cercando di ricreare quello che risulta più piacevole ai proprietari, cercando, attraverso la progettazione, di rendere il risultato quanto più naturale possibile.  Perchè questo accada, la progettazione e la pianificazione, hanno una rilevanza fondamentale: bisogna immaginare il giardino roccioso come qualcosa di presente sempre davanti ai nostri occhi, quindi regolarlo a seconda del trascorrere del tempo e delle stagioni, senza dimenticare che, una volta approntato, non sarà possibile rivoluzionarlo più di tanto.    Ulteriori informazioni su: come costruire un giardino roccioso
Angolo del terrazzo “roccioso”

All’interno della serra, il reparto Mammillarie della mia compagna Stefania:

Alcune mammillarie

Dal lato opposto invece, ho sistemato piante grasse di specie differenti… da notare in primo piano, l’unico melocactus della mia collezione con un accenno di cefalio:

Il ripiano alto all’interno della serretta

Questo invece, è il ripiano di fronte all’entrata dove ho appeso diverse specie di hoya:

Hoya è un genere di piante della famiglia delle Asclepiadaceae (Apocynaceae secondo la classificazione APG[1]), comprendente circa 200 specie differenti, diffuse nel sud est dell'Asia, in Australia ed in Polinesia[2]. Per la gran parte sono rampicanti, ma alcune si presentano con l'aspetto di arbusti, altre sono striscianti. Furono classificate dal botanico Robert Brown[2] che le chiamò così in onore dell'amico Thomas Hoy, capo giardiniere del duca di Northumberland, nel XVIII secolo.  In Italia la Hoya carnosa è nota anche con il nome colloquiale di fiore di cera.
Alcune hoya appese ad uno scaffale
…ed infine, ecco il risultato all’interno della piccola serra… ormai si passa a stento e purtroppo per arrivare al ripiano in fondo bisogna stare attenti a non pungersi!

Alcune piante con l’arrivo del freddo e del gelo devono essere coperte oppure… moriranno letteralmente di freddo! Se non avete spazio in casa, le vostre piante dovranno essere coperte per bene per poter sopravvivere ai freddi inverni italiani.  Per prima cosa mettete uno spessore di polistirolo, così il terreno ghiacciato non raffredderà il vaso.   Dopo aver pensato agli stivali passate ai pantaloni…un sacco di iuta è l’ideale un’ulteriore garanzia contro il freddo: mettete il vaso in un sacco e riempitelo con della paglia, in questo modo il terreno non subirà grandi sbalzi di temperatura. Legate poi il tutto con uno spago. Potete anche usare la plastica a bolle o dei fogli di giornale.
Vista frontale della piccola serra

Buona coltivazione! 🙂

fioriture

Hoya publicalyx cv. “silver pink”

Le hoya riprendono a fiorire!

Vi mostro la fioritura di una delle mie hoya:

La tassonomia dei generi di Hoya è molto complicata e in costante aggiornamento, la gran maggioranza di specie di Hoya ad oggi conosciute è stata introdotta in coltivazione successivamente al 1990, e tutt'ora esistono numerosissime specie mai identificate tenute in collezione con nomi come Hoya sp., Hoya sp. seguito dal paese in cui è stata raccolta o Hoya sp. seguito da un numero assegnato dal singolo possessore della pianta. Inoltre molte zone da cui originano le Hoya sono ad oggi ancora inesplorate. Ed ancora, esistono diversi generi di piante strettamente legati al genere Hoya, come le Dischidia, Absolmsia, Micholitzia, Eriostemma, Centrostemma, e alcune piante ad oggi conosciute entrano ed escono da questi generi per essere associate o escluse dal genere Hoya. Ultimamente si sta cercando di fare chiarezza associando alla classificazione di Linneo la moderna tecnica di classificazione con DNA, il procedimento è costoso e quindi lento.  Appreso questo è impossibile stabilire con certezza per il momento quante specie appartengono al genere Hoya, quindi in base alle classificazioni di diversi studiosi e appassionati si va dalle 90 alle oltre 300 specie.
Fioritura Hoya Publicalyx cv.”silver pink”
Le foglie delle Hoya possono essere molto differenti tra loro, sono sempre (tranne per la H. imbricata) prodotte in coppie opposte all'altezza di un nodo del fusto della pianta. Le foglie delle Hoya che crescono in ambienti più secchi sono succulente, appunto per non disidratarsi velocemente, mentre quelle che crescono in ambienti più costantemente umidi sono più ampie e sottili. Alcune come quelle delle Hoya linearis sono strette e affusolate e differiscono notevolmente da quelle delle altre Hoya.  I fusti delle Hoya possono essere rampicanti, striscianti e in alcuni casi eretti e cespugliosi.
Una macro particolare dei fiori

Questo è la varietà più comune del gruppo pubicalyx.
Questa specie cresce molto bene e veloce. Ha foglie verdi con spruzzi d’argento. I marchi d’argento sulle foglie diventano rosa-argento quando esposti con più luce e sole. I fiori sono profumati e sono simili alla carnosa H., ma con una sfumatura più vicina al colore marrone con un centro rosa. E’ originaria delle Filippine.
Bisogna tenere questa hoya a circa 40°, ma può sopportare il gelo per brevi periodi di tempo.

In questa pagina invece, c’è l’elenco completo delle specie “publicalyx”

coltivazione

Far radicare le talee di hoya

Come ottenere nuove piantine di hoya

Per talea si intende generalmente un sistema di riproduzione che sfrutta le enormi proprietà rigenerative dei vegetali, in particolare quella di differenziare il tessuto radicale dal tessuto indifferenziato che si trova in sottilissimi strati sottoepidermici in varie parti della pianta. Generalmente la talea si costituisce a partire di un frammento di ramo, di fusto o di radice ma esiste anche la possibilità che succeda a partire da una singola foglia.

Le Hoya sono piante della famiglia delle Asclepiadaceae, come altre piante di questa famiglia hanno coloratissimi fiori a stella molto affascinanti e decorativi.  La tassonomia dei generi di Hoya è molto complicata e in costante aggiornamento, la gran maggioranza di specie di Hoya ad oggi conosciute è stata introdotta in coltivazione successivamente al 1990, e tutt'ora esistono numerosissime specie mai identificate tenute in collezione con nomi come Hoya sp., Hoya sp. seguito dal paese in cui è stata raccolta o Hoya sp. seguito da un numero assegnato dal singolo possessore della pianta. Inoltre molte zone da cui originano le Hoya sono ad oggi ancora inesplorate. Ed ancora, esistono diversi generi di piante strettamente legati al genere Hoya, come le Dischidia, Absolmsia, Micholitzia, Eriostemma, Centrostemma, e alcune piante ad oggi conosciute entrano ed escono da questi generi per essere associate o escluse dal genere Hoya. Ultimamente si sta cercando di fare chiarezza associando alla classificazione di Linneo la moderna tecnica di classificazione con DNA, il procedimento è costoso e quindi lento.  Appreso questo è impossibile stabilire con certezza per il momento quante specie appartengono al genere Hoya, quindi in base alle classificazioni di diversi studiosi e appassionati si va dalle 90 alle oltre 300 specie.
Hoya… detta anche “Fiori di cera”

La tecnica di talea fogliare è molto conosciuta per le sanseviere, le begonie, le saintpaulie e molte piante grasse ma sembra che con le Hoya sia anche molto facile.
O per lo meno, la prima fase è facile, quella della nascita delle radici.
Dopo , le talee fogliari di Hoya richiedono molta pazienza ma sembra che questa fatica venga a volta ripagata.
Ho trovato pochissime informazioni su internet e ancora meno nei libri su questo metodo di riproduzione delle Hoya.
Sappiamo di talee fogliare di Hoya kerrii (il classico cuore di S. Valentino) che hanno impiegato più di due anni per fare nascere una nuova foglia o rametto.

Da qualche tempo ho provato a fare radicare le foglie di tutte le Hoya che mi trovo a casa.
Ho notato che la Hoya carnosa è una specie molto robusta e radica facilmente, come pure la Hoya australis… molto più difficile invece, la Hoya kanyakumariana.

Molto più facile invece, è la talea di piccoli rametti (magari potati perché la hoya madre è diventata troppo voluminosa) immersi in acqua e lasciati per un paio di settimane in posizione ombreggiata.

Sarei felice di leggere le vostre esperienze, quindi se vi va scrivete pure qui in basso nei commenti… grazie!

Per ulteriori informazioni, ti consiglio di leggere questo articolo sul genere Hoya.

 

reportage

Le mie Hoya

Hoya: “fiore di cera”

Famiglia: Asclepiadaceae.

Etimologia:
il nome del genere ricorda quello di Thomas Hoy, capo giardiniere di del duca di Northumberland, nel XVIII.

Provenienza:
India, Cina meridionale, Australia, Giava, Borneo, Himalaya.

Descrizione:
comprende circa 200 specie di piante perenni, sempreverdi, a portamento strisciante o rampicante. Presentano foglie di colore verde scuro, opposte, di consistenza carnose o cuoiosa, di forma ovale o lineare.
I fiori, dalla corolla traslucida di aspetto ceroso, compaiono in estate, riuniti in infiorescenze ad ombrella compatte ed emisferiche e sono molto profumati.
La specie che più si adatta alla coltivazione da noi, sia all’aperto (nelle regioni a clima più mite) sia in appartamento è Hoya carnosa. Le altre specie sono più indicate per ambienti protetti come la serra.

Temperatura:
la temperatura minima invernale non deve scendere sotto i 10-13°C.

Luce:
molto forte, per potere ottenere la fioritura, ma al riparo dai raggi solari.

Annaffiature e umidità ambientale:
le annaffiature dovranno essere regolari in estate, molto ridotte in inverno. Le piante di questo genere hanno un apparato radicale che marcisce facilmente. Sarà bene quindi lasciare asciugare il terreno tra una somministrazione e l’altra. L’umidità ambientale dovrà essere incrementata con ogni mezzo, avendo però cura di evitare che possa diventare stagnante.

Substrato:
una miscela a base di terra di foglie e torba, con aggiunta di sabbia.

Concimazioni ed accorgimenti particolari:
è bene dare alla pianta un sostegno (muro o graticcio) sul quale arrampicarsi.

Moltiplicazione:
Si moltiplica per talea apicale o per propaggine. La prima, della lunghezza di 5-10 cm., deve essere prelevata dai fusti maturi. Deve essere messa a radicare in un miscuglio di torba e sabbia, mantenuto appena umido, alla temperatura di 20°C. La propaggine si può effettuare interrando leggermente un ramo flessibile, fermandolo a livello di un nodo, in un vaso contenente torba e sabbia, mantenute appena umide.

Hoya è un genere di piante della famiglia delle Asclepiadaceae (Apocynaceae[1] secondo la classificazione APG), comprendente circa 200 specie differenti, diffuse nel sud est dell'Asia, in Australia ed in Polinesia[2]. Per la gran parte sono rampicanti, ma alcune si presentano con l'aspetto di arbusti, altre sono striscianti. Furono classificate dal botanico Robert Brown[2] che le chiamò così in onore dell'amico Thomas Hoy, capo giardiniere del duca di Northumberland, nel XVIII secolo.  In Italia, e in particolare nel Mezzogiorno, la Hoya carnosa è nota anche con il nome colloquiale di Fiore di cera.

In genere le Hoya sono piante poco esigenti. I fusti si abbarbicano al supporto loro fornito e possono raggiungere la lunghezza eccezionale di 10 metri. Producono fiori stellati e dalla consistenza cerosa di circa 1 cm di diametro. Formano grappoli di 15-20 fiorellini di lunga durata che spesso si protrae per tutta la stagione estiva. Le tonalità variano dal rosa al giallo. Sovente sono molto profumati e ricchi di nettare. Le foglie, opposte, sono spesse[3] (carnose, quasi succulente), lanceolate, lunghe 5-10 cm dal bel colore verde acceso; in molte specie presentano alcune screziature più chiare.

Le Hoya amano il caldo e resistono fino a 30-34 gradi C. Alcune varietà sopportano temperature prossime allo zero centigrado per brevi periodi, se in postazione riparata dal vento e dal gelo, e senza eccessiva umidità; questo è facilitato dalla collocazione sorretta da tralicci ed accostata su pareti. Per la scarsa tolleranza all'acqua nei periodi freddi è di difficile coltivazione in piena terra, dove le radici soffrono per eccesso di umidità. Esistendo una notevole gamma di varietà, soprattutto per quanto concerne la resistenza al freddo, possono rendersi utili dispositivi di protezioni o ritiri in serra[4].  L' esposizione migliore è un'illuminazione molto forte, per potere ottenere la fioritura, ma riparata dai raggi solari diretti; infatti non si tratta di una pianta autonoma ma (per la maggior parte delle piante coltivate) di un rampicante epifita (cioè che cresce in natura nella chioma degli alberi), in ambiente tropicale, (quindi molto luminoso), ma discretamente ombreggiato dalla chioma dell'albero tutore.  Le annaffiature dovranno essere regolari in estate, senza mai lasciar seccare il substrato, (specialmente Hoya bella), che deve essere ricco di detriti vegetali, e quindi molto ben drenato. Le condizioni di substrato permanentemente inzuppato sono pericolose, in quanto l'apparato radicale è piuttosto delicato e tende a marcire. Ridurre ad annaffiature a occasionali in inverno.

L' Hoya non presenta particolari problemi. Richiede quindi solo minimi accorgimenti, e attraverso pochi semplici segnali comunica il suo stato di salute anche se può essere tuttavia soggetta ad infestazioni di cocciniglia cotonosa (Icerya purchasi).