semina

Seminare cultivars ed ibridi di astrophytum

cultivars astrophytum seeds, seminaDopo un mesetto dal mio trasferimento a Varese, per motivi di lavoro, oggi mi sono cimentato nella prima semina di alcune cultivars di astrophytum.
Alcuni semi provengono dalle mie piante grasse, altri invece mi sono stati gentilmente regalati da amici cactofili.

Tra questi, ho provato a seminare digistostigma “caput-medusae”, superkabuto, myriostigma kikko variegati “kohyo”, onzuka ed ibridi mix.

Ho preferito una tecnica già usata in passato che mi aveva dato ottime soddisfazioni: immergere i semi in piccoli bicchierini di plastica con acqua e limone + stimolante 66F e Previcur per 24 ore prima di procedere con la semina.

Dopo la semina, ho lasciato i vasetti in immersione in acqua e fungicida fino a vedere l’acqua sulla superficie del terriccio.

Fatto ciò ho messo tutti i vasetti di astrophytum in un contenitore sigillandolo con pellicola trasparente da cucina. Rimarranno così almeno per le prime due settimane… sperando di non trovare muffe non avendo sterilizzato preventivamente il substrato come fanno molti cactofili.

L’unica cosa che ho dimenticato a Roma, sono le mie classiche etichette di plastica gialle per identificare le semine… per cui mi son dovuto accontentare!

Posterò presto nuove foto… 🙂

 

semina

Il germinatoio per le semine invernali

Come costruire il germinatoio per le semine invernali

Premetto che al momento, data la mancanza di tempo e di denari, sto seminando in un germinatoio “di fortuna”, rimasto inutilizzato negli ultimi 3-4 anni e ritornato “operativo” solo da qualche giorno.

Il germinatoio per la semina invernale delle piante grasse

In questo articolo però, vi voglio segnalare una serie di suggerimenti e proposte interessanti su come costruire ex-novo un proprio germinatoio per seminare le nostre piante succulente anche nel periodo invernale.

La maggior parte dei seguenti consigli proviene dal forum Cactipedia e sono un sunto dei suggerimenti e delle esperienze di tanti appassionati cactofili.

Ecco invece come ho iniziato anch’io a seminare in inverno senza germinatoio… una soluzione molto “improvvisata” ed “economica”! 😀 ahahah

Buona lettura e… in bocca al lupo con le vostre semine! 🙂

coltivazione

Gli ormoni radicanti

Gli ormoni radicanti per i cactus: quando e come usarli?

ormoni radicanti in polvere Personalmente penso che al giorno d’oggi, l’uso degli ormoni radicanti e prodotti fitostimolanti in genere, sia molto inflazionato e molte volte si ricorre ad essi senza una reale necessità ma, piuttosto per velocizzare la rizogenesi (ovvero la capacità della pianta di emettere radici).
Nel mondo delle piante grasse e succulente, spesso si ricorre all’uso di questi ormoni perché difficilmente la pianta in questione produce polloni e quindi la riproduzione per talea è una tecnica improponibile. Il più comune principio attivo alla base degli ormoni radicanti è l’acido naftalenacetico. Si tratta di un’auxina sintetica (per auxina si intende un ormone vegetale). Ibrido di ariocarpus: radici pulite e lasciate asciugare, anche per controllare la presenza di parassiti nel terriccio come la cocciniglia.

Quando e come usarli
Innanzitutto, se si tratta di una talea apicale, bisogna far in modo che il taglio sia quanto più netto e pulito possibile. Inoltre la parte tagliata deve essere fatta seccare con calma (7-10 giorni) in un luogo ombreggiato e ventilato.
Se si tratta invece di una pianta succulenta che ha perso le radici, bisogna far in modo di pulire bene la parte basale della pianta stessa (in alcuni casi procedo anche a lavare la pianta sotto l’acqua corrente e farla asciugare bene) ed eliminare la presenza di eventuali parassiti come la cocciniglia.
Ovviamente dovete fare anche attenzione che la pianta non presenti marciume basale o presenza di funghi.

A questo punto bisogno fa in modo che l’ormone in polvere venga assorbito esclusivamente dalla superficie di taglio della pianta o dalla parte basale. Abbiate cura quindi di eliminare eccessi di ormone che potrebbero compromettere la nascita delle nuove radici.

Fatto ciò, riponete la pianta in un luogo ombreggiato ed occhio alle temperature che non devono scendere mai sotto i 15-18°C. Non abbiate fretta se le radici non spuntano subito, la rizogenesi in alcune specie di cactacee come gli astrophytum, è molto lenta.
Alla comparsa delle prime radici, potete interrare la pianta in un composto formato da pomice e lapillo. Ho notato che la pomice (granulometria 2-3 mm) a contatto con le radici, è particolarmente adatta all’accrescimento delle nuove radici. Non bagnate la pianta per i primi periodi, basta lasciare la pomice leggermente umida magari immergendo il vaso in acqua piuttosto che innaffiare dall’alto.

Spero che questa piccola guida vi sia utile… attendo altre opinioni e considerazioni sui vostri risultati! 🙂 Se volete approfondire l’argomento “radicazione”, vi consiglio questi due articoli sul forum Cactipedia:

ciao! 🙂

semina

Le mie piccole semine di astrophytum stanno crescendo!

Le plantule di semenzali di astrophytum cultivar.

A distanza di 2 settimane, ho controllato i risultati della mia semina. I semi sono quelli di Daniele Mongiat.

Purtroppo, come vedrete dalle foto, per mancanza di tempo in questi ultimi periodi, ho dovuto usare del terriccio già usato per precedenti semine.
Come noterete, son comparse le alghe e le muffe che dovrò prevedere di trattare quanto prima con del fungicida… proverò a vaporizzare le semine ed il terriccio superficiale con del previcur diluito in acqua nelle ore serali.

 

Gli Astrophytum, il cui nome deriva dal greco ‘aster’ (stella) e ‘phyton’ (pianta) hanno da sempre esercitato un fascino particolare nei confronti degli amatori di cactacee, fascino che è andato crescendo da quando sono stati immessi sul mercato numerosi, spettacolari ibridi.  Nel 1827 Thomas Coulter raccolse nello stato messicano di Hidalgo una pianta che oggi chiamiamo A. ornatum, ma che fu descritta nel 1828 da De Condolle col nome di Echinocactus ornatus. Nel 1839 Charles Lemaire attribuì il nome di A. myriostigma ad una pianta raccolta nel nord del Messico. Nello stesso anno H. G. Galeotti chiama Cereus callicoche, che diverrà A. myriostigma, una pianta raccolta in San Luis Potosí. Nel 1845 anche J. G. Zuccarini descrisse come Echinocactus asterias una pianta raccolta da Karwinsky due anni prima.  Nel 1851 Poselger trova a Coahuila una specie, che Dietrich descrive come Echinocactus capricornis, che in seguito assumerà il nome di A. capricorne. Moeller, nel 1927, chiama Echinocactus myriostigma ssp. coahuilense una pianta che nel 1932 Kayser ridenomina come A. coahuilense.
Astrophytum nudum “wine red flower”
Pianta solitaria, priva di getti, di forma globosa o colonnare, con un limitato numero di costolature più o meno prominenti. Corpo verde o glauco con la presenza tipica di sottili ciuffi bianchi (tricomi). Il fusto con l’età diventa marrone scuro a partire dalla base. I tubercoli sono assenti, mentre le spine, rigide o cedevoli, diritte o ritorte e intrecciate, sono presenti solo in A. capricorne e A. ornatum. Le radici si presentano fibrose, superficiali ed estese, fittonanti solo in A. asterias e in A. caput-medusae. I fiori, imbutiformi, diurni, compaiono all’apice della pianta, sono di colore giallo con la presenza o meno di una gola di colore rosso, l’antesi dura 2-3 giorni. Il frutto è per lo più secco, deiscente (si apre naturalmente), a rapida maturazione, presenta una forma globosa ed è fornito di peli. I semi, marrone scuro, si presentano lucidi e lisci con dimensione di 2-4 mm., germinano velocemente, la dispersione avviene ad opera delle formiche. Gli A. sono distribuiti dal Texas meridionale al nord ed al centro del Messico su suoli calcarei, montani e collinari.
Astrophytum kikko kohyo variegato
Pianta solitaria, priva di getti, di forma globosa o colonnare, con un limitato numero di costolature più o meno prominenti. Corpo verde o glauco con la presenza tipica di sottili ciuffi bianchi (tricomi). Il fusto con l’età diventa marrone scuro a partire dalla base. I tubercoli sono assenti, mentre le spine, rigide o cedevoli, diritte o ritorte e intrecciate, sono presenti solo in A. capricorne e A. ornatum. Le radici si presentano fibrose, superficiali ed estese, fittonanti solo in A. asterias e in A. caput-medusae. I fiori, imbutiformi, diurni, compaiono all’apice della pianta, sono di colore giallo con la presenza o meno di una gola di colore rosso, l’antesi dura 2-3 giorni. Il frutto è per lo più secco, deiscente (si apre naturalmente), a rapida maturazione, presenta una forma globosa ed è fornito di peli. I semi, marrone scuro, si presentano lucidi e lisci con dimensione di 2-4 mm., germinano velocemente, la dispersione avviene ad opera delle formiche. Gli A. sono distribuiti dal Texas meridionale al nord ed al centro del Messico su suoli calcarei, montani e collinari.
Astrophytum asterias “starshape red flower”

Molto più lenti invece, sono le cultivar di onzuka, superkabuto e shinshowa.
Al momento però, non è spuntata neanche una plantula di digitostigma o “caput medusae”… spero si decidano presto!

Quanto prima, andrò ad innestare qualcuno di questi semenzali su pereskiopsis. 🙂

 

semina

La mia semina di astrophytum

Semina di cultivar di astrophytum

Stamattina, complice la bella giornata qui a Roma dopo diversi giorni di pioggia, ho seminato i semi di cultivar di astrophytum che mi ha spedito il mio amico Daniele Mongiat.

Ho iniziato quindi a preparare le etichette…

Parlando della semina delle piante grasse, non me la sento di dire che è difficile, come può sembrare; la prima volta che ho seminato cactus (andando a senso), i semi sono germinati tutti, e le piantine sono ancora, quasi :) tutte vive, sarò stato fortunato, sarà il mio naturale pollice verde... è vero anche che iniziando a comprare i semi online, o a seminare piante più "difficili" qualche insuccesso lo avuto, ma l'importante è capire dove si è sbagliato, e ricominciare! se si hanno dei problemi nel 2°-3° mese dopo la germinazione, generalmente sono dovuti ad errori nella preparazione della semina o nella gestione delle piantine nel primo mese.
Le etichette per la semina

In questo caso, all’inizio della semina, in genere, preferisco scrivere il codice della semina piuttosto che la specie. Successivamente, quando andrò ad innestare le plantule più interessanti (specie quelle variegate), scriverò il nome completo della cultivar sul cartellino.

Finora ho sempre utilizzato la matita per scrivere su queste etichette.
Ho infatti notato che la grafite è più resistente alle intemperie ed alle condizioni atmosferiche piuttosto che i pennarelli indelebili che con il sole tendono a scolorirsi con il passare del tempo.

Ho preparato quindi il terriccio usando del normale terriccio universale, opportunamente filtrato, e materiali inerti quali lapillo, pozzolana, pomice, ghiaietto di granulometria 2-3 mm.

Dopo una settimana la maggior parte dei semi saranno nati ad una temperatura costante di circa 20 °C (Alcuni tipi di semi hanno una germinazione velocissima, 1-2 giorni, altri possono richiedere anche più di un mese). Generalmente per il primo mese (o primi 15 giorni) è consigliabile lasciare chiuso il sacchetto o la pellicola, o lasciare l'acqua nel sottovaso, a meno che non notiate una eccessiva crescita di alghe o di funghi, in quel caso è meglio far areare, ed eventualmente passare alla tecnica del sottovaso, o in casi estremi, far seccare leggermente la terra e rimuovere manualmente le zone contaminate.
Il terriccio ideale per la semina.

Successivamente ho iniziato quindi a seminare, coprendo bene i semi e pressando il terriccio sopra i semi stessi in modo che non si formino delle zone d’aria.

Preparati tutti i vasetti, li ho immersi in una vaschetta di plastica lasciandoli in ammollo per 10-15 minuti in acqua con qualche goccia di previcur e stimolante 66F.
Una volta che l’acqua risale fino alla superficie, e quindi i vasetti di semina sono completamente imbevuti, li sistemo in un’altra vaschetta lasciando l’acqua di scolo in eccesso.

Se dopo una settimana 10 giorni, o cmq dopo il tempo previsto per la germinazione dei vostri semi, non è nato niente, e non sono visibili eccessivi segni di contaminazione come: uno strato verde brillante, indice di alghe, una lanugine bianca, indice di funghi, o una patina grigiastra, indice di muffe, potete aspettare una settimana, se ancora non nasce niente, fate seccare completamente la terra, e dopo una decina di giorni, immergete il contenitore nella solita bacinella d'acqua e ricoprite con pellicola, aspettando nuovamente una settimanella. Se ancora non nasce niente o abbandonate l'impresa, o riprovate, consiglio di mantenere i contenitori così come sono per qualche mese e poi riprovare, se non dovesse nascere mai niente, può essere che i semi sono troppo vecchi (più di 3-5 anni) o che sono tra i pochi con esigenze particolari per la germinazione (come tempo prolungato o temperature molto alte) oppure in ultimo, alcuni semi necessitano di un trattamento che li prepari alla germinazione come avviene in natura, ossia con fasi di freddo; per simulare questo, potete provare ad inserire il contenitore una volta che la composta si è seccata, in frigorifero, ricordandovi di tirarlo fuori una volta ogni 2-3 giorni per un giorno, dopo un mesetto di questo trattamento, riprovate a bagnare e a mettere sotto la luce... ma non è detto che ne venga fuori qualcosa.... comunque nella maggior parte dei casi i semi germinano senza problemi al primo tentativo!!!!
La vaschetta con i vasetti di semina

Ho sigillato poi la vaschetta con all’interno i vasetti, con della comune pellicola trasparente da cucina.
Per la chiusura ho utilizzato dei comuni elastici.

Fatto ciò, ho infine sistemato la semina in serra in posizione ombreggiata e riparata.

Fra una decina di giorni andrò a controllare quante plantule saranno spuntate… speriamo tante!!!

Seguite questo articolo per vedere gli sviluppi di questa semina. 🙂