La fioritura della mia Rebutia Heliosa
La scorsa primavera, una delle mie Rebutia Heliosa ha fiorito copiosamente! 🙂
Eccovi alcune foto:


Bella, vero!?
blog di un folle appassionato di piante grasse e succulente
La fioritura della mia Rebutia Heliosa
La scorsa primavera, una delle mie Rebutia Heliosa ha fiorito copiosamente! 🙂
Eccovi alcune foto:
Bella, vero!?
Storia di un rinvaso
Ho rinvasato la mia pianta di echinocactus grusonii, detto anche “cuscino della suocera”.
Ormai era nel vecchio vaso da più di due anni, il terriccio era molto impoverito (tra l’altro era comune terra da giardino) e la pianta ne risentiva.
Prima però di procedere con il rinvaso, ho svasato l’echinocactus ed ho pulito molto bene le radici liberandole dalla terra vecchia che ormai era ben attaccata.
Non immaginate il tempo che ci ho messo, soprattutto per la paura di spezzare le radici.
Ed allora, eccovi le foto:
…le radici ben pulite:
Ho poi posizionato la pianta grassa sul nuovo vaso fermandola con dei pezzi di polistirolo.
In altri siti e forum, ho visto utilizzare bacchette di legno o piccole canne, ma io ho trovato più comoda questa soluzione:
Nella prossima foto potete vedere come la pianta sia ben posizionata sul nuovo vaso.
Sul fondo ovviamente, ho già messo della ghiaietta e terriccio, misto a materiale inerte (prevalentemente pomice, lapillo), a sufficienza per arrivare alle base delle radici.
Ed ecco il risultato (vaso di 32 cm di diametro):
Alla fine non ho bagnato il terreno, visto che tutte le mie piante grasse e succulente sono ancora in asciutta.
Che ve ne pare? …è uscito un bel lavoro, no? 🙂
Se non l’avere ancora fatto, vi consiglio di leggere anche questo mio articolo sulle regole per rinvasare le vostre piante succulente.
Come riprodurre le piante succulenti
La riproduzione delle piante grasse può avvenire in diversi modi: da seme, per via vegetativa.
In questo articolo vedremo proprio la via vegetativa.
Moltissime specie appartenenti al genere delle cactacee producono con il tempo, polloni basali e laterali.
Ciò avviene in genere, quando la pianta è adulta e gode di buona salute, mentre altre specie tendono ad accestire anche quando sono molto giovani (come per esempio gli echinopsis).
I polloni sono vere e proprie piante con tutte le caratteristiche della madre e quindi possono essere staccati senza problemi dalla madre ed interrati.
Il mio consiglio è sempre quello di non interrare subito i polloni ma lasciarli qualche giorno in posizione ombreggiata e riparata dalle piogge in modo che si cicatrizzi il punto di distacco o taglio. Si potranno poi, nell’arco di una settimana, rinvasare in vasi singoli.
Le annaffiature vanno fatte solo quando il terreno risulta ben asciutto.
Giapponesi… maestri delle cultivar
I giapponesi son considerati ormai i maestri nelle ibridazioni e nella creazione di nuove cultivar selezionate.
La specie degli astrophytum, ma anche gli ariocarpus non son da meno, conta oggi numerose cultivar dalle forme più strabilianti e rare.
C’è anche da dire che tutti gli astrophytum si prestano molto bene ad essere impollinati tra di loro, non è infatti assolutamente difficile fare delle impollinazioni incrociate anche solo partendo dalle specie comuni.
Nel mio caso, partendo proprio dalle impollinazioni tra specie conosciute, ho ottenuto degli ibridi di astrophytum molto carini ed alcuni anche variegati.
Vi presento quindi una piccola carrellata di alcuni miei astrophytum…
Il “superkabuto” è la cultivar più nota della specie Asterias ed è caratterizzata da puntini in rilievo sul corpo particolarmente abbondanti e ampli, tali da dare a tutta la pianta un aspetto bianco lanuginoso.
Le origini dell’Astrophytum myriostigma cv. Onzuka risalgono al 1970 quando il signor Tsutomu Onzuka incrociò un Astrophytum myriostigma tricostato con un A. myriostigma var. nudum e ripetendo gli incroci tra le progenie di A. tricostati e myriostigma quadricostati var. nudum.
Il risultato finale, che oggi possiamo ammirare sotto le più svariate forme e disegni, fu quello di ottenere una pianta ricoperta da una trama fittissima di spot.
Per informazioni più complete sulle cultivar degli astrophytum, consultate la pagina di Astrophytum cultivars.
La pianta che invece vedete di seguito è un ibrido tra un Fukuryu ed un Ornatum Hannya:
Come innestare le piante grasse
L’innesto è una tecnica che consente di unire due piante, o loro parti, per saldarle come se si trattasse di una unica pianta.
La pianta che riceve l’innesto si chiama portainnesto, quella che si inserisce marza.
L’innesto è spesso utilizzato per:
Di solito la marza di una pianta a crescita lenta (come per esempio le specie: Ariocarpus, Aztekium, Epithelantha, Obregonia, Sulcorebutia, Turbinicarpus, Uebelmania, ecc.) si sviluppa, se innestata, molto più rapidamente favorita dal vigore del portainnesto.
L’innesto consente anche di anticipare la fioritura e di facilitare, come detto prima, la coltivazione di quelle specie soggette a elevati rischi di marciume o difficoltose condizioni di coltivazione.
Altra interessante delle piante innestate, è quella di favorire in alcuni casi la proliferazione di nuovi polloni… ottimo materiale da far radicare. In breve tempo otterremo così una pianta sulle proprie radici di discrete dimensioni.
Principalmente utilizzo come portainnesto le seguenti piante: Pereskiopsis, Opuntia, Trichocereus, Myrtillocactus, Hylocereus, Cereus, ecc.
TECNICA
La tecnica più utilizzata per le cactacee è quella dell’innesto per sovrapposizione.
Si tratta di fare due tagli orizzontali: uno alla base della marza (innesto) ed uno all’apice del portainnesto e di sovrapporli quando il taglio è ancora fresco cioè quando il taglio è appena stato effettuato. Per evitare che la superfice di taglio asciughi troppo è opportuno che il portainnesto sia tagliato all’apice e sia effettuato un secondo taglio circa mezzo cm più sotto avendo l’accortezza di lasciare la fetta di pianta sul portainnesto fino al momento della sovrapposizione con la marza.
Effettuata la sovrapposizione, si opererà una leggera pressione della marza sul portainnesto per favorire la fuoriuscita di eventuali bolle d’aria dal punto di unione. Ora si può ancorare l’innesto con degli elastici facendoli passare sulla sommità della marza e sotto il vaso in modo da evitare uno spostamento della marza e di garantire il perfetto contatto tra le due parti.
Al fine della buona riuscita dell’innesto è necessario che sia il portainnesto sia la marza siano preparate nei giorni precedenti. Le piante infatti devono essere ottimamente innaffiate (in genere 2-3 giorni prima di effettuare l’innesto).
Per quanto riguarda ad esempio l’innesto su Myrtillocactus, molto diffuso e di facile attecchimento, andranno utilizzate piante alte una decina di centimetri ottenute da seme oppure da talea.
A questo punto, per evitarne eccessiva disidratazione, la pianta così ottenuta andrà riposta in una posizione ombreggiata ed eventualmente coperta con una sacchetto per mantenere elevato il livello di umidità in modo da non fare sollevare la marza.
E’ evidente che per garantire un buon risultato le piante utilizzate devono essere giovani e nel periodo di massimo sviluppo vegetativo.
L’innesto su Pereskiopsis presenta delle caratteristiche un po’ diverse:
è utilizzata per l’innesto di marze molto piccole (cactaceae dell’età di poche settimane ma in alcuni casi, come le cultivar di astrophytum o ariocarpus, anche plantule – ovvero semine di qualche giorno).
Per quanto riguarda la temperatura occorrerà fare riferimento alle necessità culturali di entrambi (marza e portainnesto).
Nel caso di Pereskiopsis necessitano temperature superiori ai 7° C e si dovrà fare attenzione, soprattutto nel periodo invernale, che la pianta riceva qualche annaffiatura per evitare che secchi troppo… io per esempio, le innaffio durante le giornate e le ore più calde.
Spero che questa prima guida vi sia stata utile e che mi abbia stimolato un po’ la curiosità, anche se… ahimè… gennaio non è proprio il mese giusto per gli innesti.
Un ultimo consiglio: su youtube troverete tantissimi video sugli innesti, alcuni ben fatti e molto chiari… dateci un’occhiata!