L’ordine delle foto segue quello dell’articolo precedente linkato:
Infine l’ultimo trichocereus…
foto un po’ sfocata, ma il cactus è completamente giallo come il pollone che ha sviluppato la pianta madre nell’ultima foto.
Molto spesso le persone che iniziano a coltivare questo tipo di piante hanno poche nozioni corrette e pensano erroneamente che esse provengano tutte da deserti… quindi sono piante che vanno poste in pieno sole, innaffiandole pochissimo se non quasi mai. Se trattiamo però le nostre piante succulente in questo modo, possiamo dire che non vivranno a lungo nonostante non siano affatto piante difficili da coltivare… ma con un po’ di buon senso e qualche consiglio utile, queste piante riusciranno a diventare grandi e regalarci delle bellissime fioriture.
Esistono molti libri sulla coltivazione delle cactacee e più in generale delle piante grasse ma, personalmente ritengo che nell’era di Internet (e con questo intendo forum, blog ecc.) sia molto facile trovare tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno… per cui armatevi di pazienza 🙂
…intanto vi possono essere utili queste domande frequenti:
1. Le piante succulente hanno bisogno di caldo e sole diretto?
Hoya kerrii
Molte piante hanno bisogno di luce ma non diretta, almeno durante le calde giornate estive, o addirittura di ombra… e questo discorso vale anche per le piante succulente in quanto hanno differenti necessità a seconda della provenienza (habitat della pianta) e anche della grandezza.
Una pianta adulta infatti resisterà al caldo e alla siccità meglio di una pianta giovane o di un semenzale.
Per essere sicuri delle necessità luminose delle piante è necessario conoscere la provenienza delle piante, o consultare un libro che riporti tali dati (ad esempio l’Enciclopedia delle Cactacee della Zanichelli).
2. Qual’è il substrato ideale?
Questa è una domandona da 1 milione di dollari!
Spesso per scegliere il terriccio ideale bisogna tener conto sia della specie della pianta (e quindi andare a guardare qual’è il suo habitat naturale) ma anche sapere dove verrà cresciuta la pianta stessa… coltivare una pianta grassa all’aperto nel Nord Italia non è sicuramente la stessa cosa che coltivarla nel profondo Sud, no?
Un buon substrato di partenza potrebbe essere quello formato da “terriccio per cactacee” (in vendita presso qualsiasi vivai specializzato ma anche nei centri commerciali forniti) con l’aggiunta di materiale inerte come lapillo, pomice, pozzolana… limiterei l’uso dell’argilla espansa al fondo del vaso per il drenaggio dell’acqua delle innaffiature in eccesso.
Ovviamente questo è un discorso generale… tenete conto che ci sono alcune specie (come l’aztekium) che in natura crescono in terreni gessosi.
3. Qual’è la frequenza e la quantità giusta delle annaffiature?
Il marciume, derivante dalle annaffiature eccessive, sono la prima causa di morte delle piante succulente.
Si può però incorrere facilmente anche nell’errore opposto, cioè nel dubbio se annaffiare o meno, si tende ad annaffiare meno del dovuto per lungo tempo fino a far seccare del tutto la pianta.
Le annaffiature durante il periodo vegetativo devono essere abbondanti ma diradate. Il terriccio deve bagnarsi completamente ma non deve rimanere bagnato per giorni e deve asciugare completamente prima della prossima annaffiatura… ed è per questo motivo che si utilizzano i materiali inerti che favoriscono il drenaggio dell’acqua in eccesso.
4. Quali vasi sono più adatti per la coltivazione?
Personalmente non credo che in assoluto ci sia una tipologia di vasi più adatta di altre alla coltivazione delle piante grasse.
La scelta secondo me, dipende dallo spazio che si ha a disposizione, dalla frequenza con cui si effettuano i rinvasi, dalla grandezza delle piante, dai soldi che si vogliono spendere 🙂 …l’unica scelta supportata da una motivazione scientifica è quella di usare vasi alti, cioè più alti che larghi, per tutte quelle specie di cactacee (come per esempio gli ariocarpus) che hanno una radice fittonante che tende ad andare giù.
Nella mia collezione ormai uso da anni, vasi di plastica neri quadrati.
Ho infatti abbandonato da tempo i vasi rotondi perché occupano molto più spazio e quelli di terracotta perché li ritengo più scomodi nel caso dei rinvasi (pensate alle piante con un apparato radicale molto sviluppato).
Ovviamente sia i vasi di plastica che quelli di terracotta hanno i propri vantaggi e svantaggi… sta un po’ voi valutare quali siamo migliori per il vostro caso e per il tempo e lo spazio che potete dedicare alla coltivazione delle vostre amate piante succulente.
5. Arriva l’inverno… dove metto le mie piante grasse?
L’inverno per molte piante è la stagione peggiore.
Le nostre piante non hanno la fortuna di vivere in habitat (o hanno la fortuna di vivere con noi… dipende dai punti di vista) e perciò, secondo me, dovrebbero essere riparate durante l’inverno.
Badate bene che il freddo invernale non è il principale nemico delle piante grasse, ma soprattutto l’umidità o le piogge invernali associate alle basse temperature.
La soluzione adatta è quella di metterle a riparo in una serra ma, in mancanza, possiamo sistemarle (come ho fatto io quest’anno) su degli scaffali che ricopriremo con un telone trasparente di plastica.
In quest’ultimo caso, il mio consiglio è quello di aprire comunque il telone durante le giornate invernali soleggiate o durante le ore più calde in modo da evitare la formazione di condensa e quindi mantenere sotto controllo l’umidità negli scaffali.
6. Posso mettere nello stesso vaso piante di specie differenti?
Come dissero i latini: “De gustibus non disputandum est” …ma che schifo! …volete veramente fare una banale composizione di cactus come quelle orrende che si vedono nei supermercati? …no, vero?
Scherzi a parte… io preferisco non mettere piante di specie differenti nello stesso vaso (a maggior ragione cactacee con succulente) perché hanno esigenze diverse: ciclo vegetativo, acqua, illuminazione, terriccio, spazio per le radici ecc..
Molto meglio quindi mettere le piante in vasetti singoli, eventualmente raggruppando solo le piante identiche.
7. Come etichettare le nostre piante?
Tralasciando la sintassi da adottare per la nomenclatura che rispetta regole ben precise, mi limito solo a rispondere su che tipo di etichette utilizzare per le piante grasse e succulente.
Personalmente uso etichette di plastica colorate (acquistabili nei vivai specializzati, centri commerciali ben forniti o meglio ancora su ebay) su cui vado a scrivere con una matita.
Infatti, dopo diversi anni di scrittura mediante pennarelli di ogni tipo (scritta che scompariva o si sbiadiva puntualmente) ho notato che le scritte con la grafite della matita durano molto più a lungo!
Per ora è tutto… spero che le mie risposte vi abbiano tolto qualche dubbio e, se vi hanno invece incuriosito, scrivetemi pure e fatemi tutte le domande che volete… vi aspetto!
Quando e come procedere all’innesto delle piante succulente
Innesto di semenzale di Astrophytum digitostigma su pereskiopsis
Il mese di Giugno, in genere, è il periodo ideale per fare qualche innesto.
In questo mese infatti, le temperature minime non scendono al di sotto dei 20°C e le temperature medie si mantengono abbastanza alte e costanti.
Personalmente, innesto da diversi anni… anche se tutt’oggi non mi manca di scoprire a volte “piccoli trucchi” provati da altri appassionati nella coltivazione delle piante grasse.
Vi riassumo quindi in questa pagina, gli articoli che affrontano l’argomento innesti in questo blog:
I vari portainnesto da usare per le piante grasse: vantaggi e svantaggi
Myrtillocactus geometricans
E’ in assoluto il portainnesto più utilizzato e più comune da trovare.
Io ho iniziato i miei primi innesti proprio con delle talee radicate di myrtillocactus o qualche piantina seminata due-tre anni prima.
Crescono molto velocemente ed è un portainnesto ideale per semenzali di circa 5-6 mesi di vita.
E’ una pianta che non deforma molto la marza ma, ho notato, che soffre molto il freddo ed ho avuto anche qualche esperienza negativa con l’estremo caldo… nel senso che possono soffrire le giornate calde d’estate se lasciati in una serra con poca areazione.
Harrisa jubertii
Questo è stato il terzo tipo di portainnesto che ho iniziato ad usare, dopo le pereskiopsis.
Ho notato che rispetto ai myrtillocactus sono più resistenti al freddo e ultimamente li sto preferendo ai primi.
Ho visto anche che non penetra molto all’interno della marza, per cui è ideale se si pensa di riaffrancare la marza successivamente.
Hylocereus undatus
E’ una pianta molto utilizzata in Giappone, Thailandia.
Rispetto ai primi due portainnesto, è una pianta molto vigorosa e per questo da uno stimolo di crescita non indifferente alla marza che quindi, molte volte, cresce velocemente e pollona.
Ha però il difetto di penetrare molto all’interno della marza, per cui la riaffrancatura è più difficile.
Personalmente, non ho ancora avuto modo di usare questa pianta.
Opuntia compressa
E’ una pianta utilizzata molto raramente per gli innesti.
All’inizio ho provato anch’io ad usarla per semenzali di 4-5 settimane di vita, con scarsi successi.
Pereskiopsis
Pianta molto utilizzata per l’innesto di piccoli semenzali, anche di qualche giorno.
Permette di vedere subito le caratteristiche della pianta (specie se è una cultivar) ed in molti casi porta la marza già in fioritura dopo 12-18 mesi dall’innesto.
Soffre un po’ il freddo e, personalmente, durante le giornate invernali più calde continuo ad innaffiarle (in genere una volta al mese).
A causa delle ridotte dimensioni del fusto, la marza innestata su pereskiopsis deve poi essere reinnestata su un altro portainnesto più vigoroso.
Ferocactus glaucescens
Ho visto usare questa pianta per effettuare portainnesto bassi, per esempio per gli ariocarpus.
E’ molto utilizzata la varietà “inermis”, cioè senza spine.
Resiste molto bene alle basse temperature.
Come moltiplicare le nostre piante grasse utilizzando i polloni
“Con il termine botanico pollone si indica quella parte di una pianta sotto forma di ramo che si sviluppa direttamente sul tronco o ai piedi dell’albero, a volte anche direttamente dalla radice. I polloni si possono inoltre formare anche dalle cicatrici di un ramo tagliato e vengono usati in giardinaggio e dai floricoltori per la riproduzione delle piante tramite talea o per rinnovare le piante depurandole dalla loro eccessiva crescita. La moltiplicazione per polloni è una tecnica largamente utilizzata, in quanto permette di ottenere piante adulte in un tempo minore che da seme. In certi casi i polloni hanno radici proprie, quando sono ancora attaccati alla pianta madre e questo velocizza ulteriormente i tempi di moltiplicazione. Inoltre moltiplicando una pianta tramite polloni si otterranno esemplari uguali alla pianta madre, con lo stesso patrimonio genetico.” [tratto da Wikipedia]
Polloni basali Moltissime piante succulente, quando arrivano ad una certa grandezza, iniziano a produrre numerosi polloni alla loro base… in questo caso parliamo di polloni basali. Si tratta di vere e propri “getti laterali” che crescono sulla parte bassa della pianta stessa e le conferiscono un aspetto cespitoso.
Questi getti basali laterali possono essere facilmente staccati dalla pianta madre e, dopo aver atteso qualche giorno (meglio se una settimana) per la formazione del callo cicatriziale, possono essere messi a radicare: le probabilità di attecchimento sono molto alte. Molto spesso i polloni basali sviluppano delle radici proprie già quando sono ancora attaccati alla pianta madre: il getto, in questo caso, è già praticamente autosufficiente e può essere messo a dimora fin da subito, avendo cura di evitare le annaffiature nei primi giorni.
Polloni aerei In altri casi, alcune piante grasse, emettono polloni nella parte alta del fusto, molto spesso in corrispondenza di un apice tagliato, secco o raggrinzito. Questi polloni, in modo del tutto analogo al caso precedente, possono essere staccati con cura dalla pianta madre e posti a radicare. La produzione di polloni aerei è anche una tecnica utilizzata da molti vivaisti per ottenere nuovi esemplari: se una pianta cresce in modo stentato e non produce rami, il taglio dell’apice la stimola a produrre polloni aerei che, una volta raggiunta una certa dimensione, possono essere staccati e messi a dimora come nuove piante.
Come si procede? Il procedimento è molto semplice e non ci sono quindi particolari accortezze da adottare, sia nel distacco dei polloni dalla pianta madre che nel successivo interramento.
Una buona regola è quella di utilizzare sempre una lama ben affilata e sterilizzata per il distacco dei polloni, facendo sempre attenzione a lasciare il tempo necessario affinché il taglio si cicatrizzi.