coltivazione

La suberificazione delle piante grasse

Quando il mio cactus ha la base marrone è grave?

Suberificazione piante succulente. La suberina è un costituente essenziale del sughero e contribuisce a determinarne le principali caratteristiche.
Echinopsis multiplex

La suberificazione è un processo per cui alcune cellule vegetali si modificano, in quanto secernono suberina, una particolare sostanza idrofoba costituita da acidi grassi, che si deposita sulla parete cellulare. La suberificazione interessa le porzioni esterne degli organi vegetali (radici e fusti). La suberina, combinandosi con la cellulosa, forma poi il sughero. [tratto da Wikipedia]

Non è sempre detto che il “colorito marrone” alla base della pianta sia indice di cattiva coltivazione.

Innanzitutto bisogna capire se ci troviamo di fronte ad un marciume.
Per far ciò possiamo toccare la base della pianta e vedere se il tessuto è molliccio oppure duro. Un altro modo per scoprire se la pianta è marcita del tutto è quello di afferrarla, magari con l’aiuto di un panno per non pungerci, dall’apice e provare a sollevarla… non c’è bisogno di esercitare una trazione forte.
Se la pianta “ci rimane in mano”, ormai non possiamo più fare nulla… vi accorgerete infatti che il marciume ha interessato completamente il fusto della pianta stessa. Diversamente la pianta potrebbe essere sana.

Per essere sicuri al 100% che la pianta non stia marcendo, bisognerebbe procedere con un taglio orizzontale poco sopra il colletto della pianta interessato dalla colorazione marroncina.
Ma personalmente vi sconsiglio di effettuare il taglio, anche perché poi potreste perdere del tutto il cactus… soprattutto se non avete mai tagliato una pianta di netto.

In questo articolo, potete vedere le foto di un mio astrophytum colpito da marciume dopo il taglio netto… purtroppo la pianta non è sopravvissuta. 😦

Nella maggiorparte dei casi, invece, la colorazione marroncina alla base della pianta è dovuta alla cosiddetta suberificazione che è un processo normale di crescita della pianta.
In questo caso non c’è nulla di che preoccuparsi!
La pianta cresce benissimo e la colorazione marrone sarà solo un “difetto” estetico che tenderà ad essere meno visibile quando la pianta aumenterà il suo diametro, specie i cactus dal portamento globoso.

Ci sono poi altri casi in cui questa colorazione basale della pianta, tende al bianco.
Dalla mia personale esperienza, ciò è dovuto quasi sempre al terriccio utilizzato o all’acqua corrente utilizzata per le annaffiature, molto volte troppo “dura” e calcarea.

Se avete avuto problemi del genere, non esitate a scrivere la vostra esperienza in questo articolo.

Buona coltivazione! 🙂

 

coltivazione

Fungicidi ed antiparassitari

Coltivare al meglio le nostre piante succulente e prevenire le malattie

Seguiamo alcuni consigli di Massimo Ertani, insegnante presso l’Istituto Agrario di Lonigo e grande esperto di antiparassitari e funghicidi.

Il dottor Ertani consiglia, per quanto riguarda la prevenzione ai funghi, di effettuare due trattamenti preventivi con fungicidi sistemici:

  • uno da somministrare con l’ultima bagnata alle piante, prima del riposo invernale,
  • e uno con la prima bagnata, quando le piante sono ancora sopite dall’inverno e l’apparato radicale non sta funzionando al meglio.

Secondo Ertani, infatti, questi sono i due momenti critici per cactus e succulente, che potrebbero patire l’attacco fungino proprio nel periodo invernale e primaverile, quando le radici sono a riposo o stanno lavorando poco, e quindi proprio quando sono più vulnerabili all’attacco dei funghi.

Per l’ultima bagantura egli consiglia di utilizzare un prodotto tipo il “Fossitil alluminio” o “Alliette”, mentre per la prima bagnatura dice di utilizzare “Propamocarb” o “Benlate”.

Per quanto riguarda invece i prodotti funghicidi da usare “all’occorrenza”, segnala alcuni nomi commerciali, tipo “Dodina”, o “Dithianon” o “Procloraz”, che possono essere utilizzati sia per contatto che per via aerea. Oppure, da usare per contatto (quindi sulle radici), “Tiram” o “Ziram”, oppure il “Rame” da utilizzare per la parte aerea.

I funghi

Per prevenire gli attacchi fungini alle nostre piante è fondamentale mantenere la pulizia (un ambiente sporco favorisce il proliferare dei funghi, che si propagano sotto forma di spore). Inoltre è fondamentale tenere una buona areazione e umidità relativa bassa.
L’aria stagnante, sia quella calda in estate che quella fredda in inverno, è particolarmente deleteria per la salute delle nostre piante!

Altra storia sono le infezioni batteriche, che si presentano sotto forma di marciumi molli o dissecamento delle foglie, oppure i virus, che però si presentano quasi esclusivamente su Epiphillum, Schlumbergera, Opuntia, o su qualche innesto. Contro questi attacchi solitamente c’è poco da fare, perché quando ci si accorge dell’attacco stesso, oramai è quasi tardi e la pianta è definitivamente compromessa.

Le piante grasse, purtroppo, subiscono spesso anche attacchi animali, e questi si dividono in quattro grandi tipi: attacchi di afidi (cocciniglia, larve o rughe, lepidottero esotico – finora limitatamente alla zona dell’Austria), oppure di acari (ragnetto rosso o ragnetti tenuipalpidi), di nematodi e di tripidi.

La cocciniglia

La cocciniglia che attacca le piante grasse si divide in cocciniglia a scudetto (Ceroplastes cirripediformis), cocciniglia cotonosa (Hyppogeococcus pungens) e cocciniglia delle radici (Rhizoecus falcifer).
Per la cocciniglia cotonosa e per quella delle radici, Ertani consiglia di utilizzare “Clorpirifos” oppure “Confidor”, entrambi sistemici, con un trattamento preventivo in autunno e uno in primavera.
Per le cocciniglie a scudetto, invece, bisogna abbinare una azione meccanica con una spazzolatura della pianta e poi un’azione insetticida sulle neanidi.

Il ragnetto rosso

Per il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un discorso molto più delicato.
Infatti, il clima caldo e con poca umidità relativa va a nozze con le esigenze del parassita, che ha un ciclo rapidissimo di riproduzione (1 settimana circa). Il sistema migliore per evitare danni da ragnetto rosso in coltivazione è di effettuare un’opportuna quarantena delle nuove piante, prima di immetterle a contatto con quelle della nostra collezione.
Per il ragnetto rosso si può seguire un metodo più naturale, posizionando la pianta in un prato, dove ben presto gli insetti competitori andranno ad attaccare il ragnetto evitando così che prolifichi sulle nostre piante. Inoltre è consigliabile anche eseguire delle nebulizzazioni periodiche, visto che il ragnetto non ama particolarmente l’umidità.
Chi preferisce invece agire con i prodotti chimici, o chi si vede costretto a farlo per una massiccia presenza dell’acaro, può utilizzare il “Dicofol”, oppure il “Matacar”, adulticidi che vanno affiancati ad un ovicida, che potrebbe benissimo essere “Oscar”, oppure, chi ne ha la possibilità perché provvisto di patentino, può ricorrere a prodotti di seconda classe come il “Fenergy”, adulticida e ovicida allo stesso tempo. Da tenere ben presente che gli acaricidi hanno un costo piuttosto elevato e che è meglio non usare più di due volte lo stesso principio attivo per combattere l’acaro, perché ben presto si creano dei ceppi resistenti e il nostro lavoro risulterebbe vano…
Pertanto, dopo due trattamenti a distanza di una settimana l’uno dall’altro, in caso di persistenza del parassita va eventualmente fatto un terzo trattamento con un principio attivo nuovo.

I nematodi

Per i nematodi o galligeni, che si manifestano con sofferenza delle radici, vale la pena di gettare la pianta che manifesta l’attacco, perché il procedimento per combatterlo con sistema chimico prevede l’utilizzo di prodotti di prima classe, quindi altamente velenosi. Un metodo più innocuo ma molto difficile da eseguire, è di effettuare un bagno in acqua calda (35, 40 gradi) della pianta interessata…
Inoltre bisogna bruciare ed eliminare terra, pezzi di radici, vasi e quant’altro sia entrato in contatto con la pianta attaccata.

I tripidi sono dei minuscoli insetti che attaccano principalmente i fiori, divorandoli in poco tempo.
Il sistema migliore per combatterli sono le trappole cromo tropiche.

Ancora una volta, comunque, il sistema migliore per evitare il proliferare dei parassiti è il mantenere un ambiente pulito.

Semine e terriccio

In conclusione un consiglio per le semine o per il terriccio che comunque si vuole usare per le piante adulte:
Non è necessario sterilizzare il terriccio con il microonde, azione consistente ma decisamente dannosa per le nostre piante: infatti, con il microonde è vero che si eliminano tutte le spore o i parassiti presenti nel terriccio, ma è altrettanto vero che si eliminano tutti i microorganismi positivi, e quindi si rende il terriccio estremamente neutro, ma pronto per essere colonizzato dal primo patogeno che arriva, il quale non troverà nessun competitore.
Allora il sistema migliore per sterilizzare il terriccio è quello di metterlo umido in un sacco trasparente, chiudere il tutto ed esporlo al sole per una settimana…I parassiti ed i funghi moriranno lo stesso, ma allo stesso tempo gli organismi “buoni” troveranno le condizioni ottimali per proliferare.

Spero che questo articolo vi possa essere utile…

…buona coltivazione! 🙂