semina

Seminando astrophytum…

Semina all’aperto di cultivar di astrophytum

La scorsa settimana, ho continuato a seminare alcune cultivar di astrophytum.
Anche in questo caso, i semi non sono di mia produzione (dato che non ho per ora molte cultivar giapponesi) ma del mio amico David Croce.

Eccovi quindi alcune foto:

Ormai siamo in pieno periodo di semine, le temperature minime infatti permettono di coltivare anche specie quali Adenium, Pachypodium ed altre succulente oltre alle più conosciute cactacee come Astrophytum, Mammillaria, Ferocactus, Echinocactus, Echinocereus, Gymnocalycium ecc.  Qualcuno di voi, pur avendo “sotto mano” dei semi (magari prodotti dalle proprie piante), non ha ancora provato a seminare… ed allora che aspettate!
mix cultivar Astrophytum
Innanzitutto, come è facilmente intuibile, i semi dovrebbero essere freschi e pieni… ed a questo punto mi direte: “come si fa a capire se sono freschi e pieni?”. Secondo la mia esperienza, potete adottare un metodo semplice per capirlo che consiste nel prendere un bicchiere di plastica riempito d’acqua e metterci i semi. Lasciando i semi in “ammollo” almeno per un paio d’orette, vedremo che alcuni di essi vanno sul fondo del bicchiere mentre altri potrebbero restare “a galla”… bene! …i semi sul fondo sono buoni per la semina, gli altri vanno scartati. Mi rendo conto che è un’operazione facile con semi di un certo diametro (come per esempio quelli degli Astrophytum) ma per altre specie (come Mammillaria, Lithops ecc) è un’operazione molto difficile.
Astrophytum myriostigma kikko “white”
Per seminare all’esterno bisogna aspettare che ci sia una buona luce, che la temperatura sia sufficiente (che non scenda sotto i 12-15 °C), e che assolutamente non ci siano più gelate, quindi il periodo migliore è Aprile-Maggio così che le piantine arrivino già abbastanza cresciute a fine ottobre, quando inizia a fare freddo, a questo punto bisognerà comunque proteggerle in serra, che le protegga dalla pioggia e dalle temperature invernali eccessivamente basse.  Per seminare in germinatoio, o più in generale con luce artificiale, invece, si può seminare quando si vuole. Di solito, semino nel periodo Novembre-Gennaio in modo che le semine diventino già ben cresciute quando inizia la nuova stagione e possono quindi essere spostate all’aperto senza particolari problemi. Ovviamente, in questo caso, bisogna sempre controllare che le temperature minime non scendano sotto i 15° C e che l’esposizione alla luce diretta delle semine sia sempre graduale (per evitare il rischio di scottature).
Myriostigma “kikko white” x onzuka tricostatum “infracosta”

 

Presto proverò ad innestare alcuni di questi semenzali. 🙂

 

innesti

Giornata di innesti

Una mattinata nuvolosa, l’ideale per innestare semenzali e plantule.

Da ieri qui a Roma si sono abbassate le temperature, ed oggi è una giornata nuvolosa…
Menomale! Non sopportavo più questo caldo atroce!

Ho quindi iniziato ad innestare alcuni semenzali seminati ad aprile, ed alcune plantule di 1 mese di crescita.
Quest’anno sono riuscito ad ottenere dei semi fertili da alcune mie cultivar di astrophytum e ad aprile scorso le ho seminate in serra.
Le plantule invece non sono di mia produzione, ma provengono dalle piante grasse del mio amico Daniele Mongiat… anche queste ultime sono cultivar giapponesi di astrophytum.

Tecnica di innesto
Innanzitutto devo dirvi che i portainnesti sono stati scelti qualche giorno fa ed annaffiati abbondantemente. Dalle mie precedenti esperienze di innesto infatti, non conviene annaffiarli qualche ora prima dell’innesto stesso.

Oggi ho voluto innestare sia su pereskiopsis che su eriocereus e trichocereus ibridi.
In tutti i casi bisogna far attenzione a far combaciare i fasci linfatici del portainnesto e della marza… ma facciamo tutto con calma!

Ho preso un semenzale di astrophytum e l’ho tagliato con un bisturi affilato e ben disinfettato, meglio se sterile, subito sopra il colletto:

I giapponesi son considerati ormai i maestri nelle ibridazioni e nella creazione di nuove cultivar selezionate. La specie degli astrophytum, ma anche gli ariocarpus non son da meno, conta oggi numerose cultivar dalle forme più strabilianti e rare. C’è anche da dire che tutti gli astrophytum si prestano molto bene ad essere impollinati tra di loro, non è infatti assolutamente difficile fare delle impollinazioni incrociate anche solo partendo dalle specie comuni.
Semenzale di astrophytum myriostigma kikko nudum

C’è chi innesta anche la parte inferiore del colletto ma, sinceramente io non ho mai provato e non so se potrà riuscire.

A questo punto si passa a tagliare il portainnesto:

Le origini dell’Astrophytum myriostigma cv. Onzuka risalgono al 1970 quando il signor Tsutomu Onzuka incrociò un Astrophytum myriostigma tricostato con un A. myriostigma var. nudum e ripetendo gli incroci tra le progenie di A. tricostati e myriostigma quadricostati var. nudum.  Il risultato finale, che oggi possiamo ammirare sotto le più svariate forme e disegni, fu quello di ottenere una pianta ricoperta da una trama fittissima di spot.
Fasci linfatici su pereskiopsis

Considerando che i fasci linfatici sono periferici rispetto al fusto della pianta, mentre quelli del semenzale sono centrati, bisogna far attenzione a combaciare i due fasci. Per far ciò in genere, si decentra la marza rispetto al portainnesto:

L’innesto è una tecnica che consente di unire due piante, o loro parti, per saldarle come se si trattasse di una unica pianta. La pianta che riceve l’innesto si chiama portainnesto, quella che si inserisce marza.
Fasci linfatici su trichocereus

Posizionata quindi la marza, esercito una piccola pressione in modo da far uscire tutte le bolle d’aria e far aderire bene il semenzale.
Nella maggior parte dei casi, se il portainnesto e la marza sono in piena vegetazione non c’è bisogno di usare collanti particolari ma basta fare una piccola pressione.

In alcuni casi, ho sperimentato con successo, l’utilizzo della comune pellicola trasparente da cucina per fissare meglio ed a lungo il semenzale al portainnesto:

Il mese di Giugno, in genere, è il periodo ideale per fare qualche innesto. In questo mese infatti, le temperature minime non scendono al di sotto dei 20°C e le temperature medie si mantengono abbastanza alte e costanti.  Personalmente, innesto da diversi anni… anche se tutt’oggi non mi manca di scoprire a volte “piccoli trucchi” provati da altri appassionati nella coltivazione delle piante grasse.
Pellicola trasparente per fissare meglio il semenzale

Fra qualche giorno, vi aggiornerò sull’evoluzione di questi innesti… nel frattempo potete approfondire l’argomento consultando l’elenco dei miei articoli dedicato agli innesti.

Ciao! 🙂

 

innesti

Gli innesti su ipocotile

Come realizzare innesti su un ipocotile

I cotiledoni sono foglie embrionali carnose, con struttura semplificata e, in generale, con funzione di nutrimento dell'embrione dall'inizio della germinazione al momento in cui si sviluppano la radice e le prime foglie e quando l'individuo sia in grado di compiere la fotosintesi, e quindi di nutrirsi autonomamente.
Plantula

Innanzitutto è bene spiegare la differenza tra ipocotile ed epicotile:

  • Ipocotile: Nel seme è la prima parte del fusticino della plantula che inizia a differenziarsi tra i cotiledoni e la radichetta.
  • Epicotile: Primo internodo del fusto, compreso tra i cotiledoni e la prima foglia o il primo verticillo di foglie… è la diretta continuazione dell’ipocotile.

 

L’innesto su ipocotile viene effettuato utilizzando giovani plantule di circa un mese e consente, in pratica, di sostituire l’intero apparato radicale di un semenzale.
Di solito come portainnesto si usano i Cereus in quanto producono un lungo ipocotile e quindi sono molto comodi per questo tipo di innesti.

Le giovani plantule, utilizzate come portainnesto, devono avere il diametro di circa 2-3 mm.

Ovviamente la scelta del momento giusto per l’innesto è di fondamentale importanza per una buona riuscita!
Se si procede in ritardo infatti, le giovani plantule iniziano ad emettere già le spine.

Innesto di plantula di matucana di 2 mesi su ipocotile, giovane plantula di cereus.
Matucana su ipocotile

Effettuato l’innesto, è necessario esercitare una pressione per 24 ore (in genere si può utilizzare del nastro adesivo o un pezzo di pellicola trasparente da cucina).
A questo punto, l’innesto dev’essere spostato in una piccola serra calda o in una seminiera per un paio di giorni… avendo l’accortezza di mantenere altissima l’umidità ambientale, prossima al 100%. Per far ciò potreste racchiudere la pianta innestata all’interno di un sacchetto trasparente sigillato.

In alcune specie globose, come gli astrophytum, si può avere qualche problema con  l’innesto su ipocotile in quanto la vigoria della pianta tende a soffocare il portainnesto.
In questo caso, nel giro del primo anno, la pianta va innestata di nuovo su un portainnesto più vigoroso.

Personalmente non mi sono ancora cimentato con questo tipo di innesto ma, con l’avvicinarsi della primavera, le mani iniziano a prudere… quindi sicuramente ci proverò!

 

Buona coltivazione e… tanti innesti! 🙂