impollinazione

Fioriture ed impollinazioni incrociate

Impollinare ibridi di trichocereus ed echinopsis

Oggi qui a Roma il tempo è nuvoloso, fra un po’ inizierà a piovere e le temperature si sono abbassate.

I nostri trichocereus ed echinopsis però stanno fiorendo tutti in contemporanea ed allora perché non approfittarne per impollinarli tra di loro? Ho preso quindi un pennellino e mi son divertito a fare l’ape maia! 🙂

Pianta della famiglia delle Cactacee. Il suo nome deriva dal greco "trichòs" (pelo) e da "cereus". Pianta originaria dell'America meridionale, di forma tubolare con ramificazioni o polloni alla base, ha spine areolari corte e fitte e pelose, poste sulle costonature; i suoi fiori, che generalmente fiorisco di notte, sono di colore bianco. Se ne possono contare almeno 40 specie (il genere Trichocereus è stato ora incluso nel genere Echinopsis).
Trichocereus imperialis x grandiflorus
Echinopsis Zucc. è un genere di piante della famiglia delle Cactaceae. Il nome del genere deriva dalla parola greca echinos (riccio di mare) e opsis (aspetto), in riferimento all'aspetto di queste piante, di forma globulare e ricoperte di spine, in modo tale da sembrare simili a ricci di mare. Sono provviste di un fusto globoso, spesso allungato provvisto di costolature per tutta la sua lunghezza nelle quali si sviluppano le spine che altro non sono che le foglie trasformate che nascono da piccole protuberanze dette "areole". I fiori sono molto grandi, appariscenti, di colore per lo più bianco-rosato variamente sfumati e profumati.
Echinopsis rosa pallido x echinopsis fiore rosa-arancio
Sono provviste di un fusto globoso, spesso allungato provvisto di costolature per tutta la sua lunghezza nelle quali si sviluppano le spine che altro non sono che le foglie trasformate che nascono da piccole protuberanze dette "areole". I fiori sono molto grandi, appariscenti, di colore per lo più bianco-rosato variamente sfumati e profumati.
Echinopsis oxygona x ibrido fiore arancione
La loro coltivazione richiede terreno molto poroso e drenante composto di terra concimata e da almeno una sesta parte di sabbia. Vanno poste in vasi non molto grandi e il suo rinvaso dovrà avvenire almeno ogni tre anni. Le innaffiature devono essere fatte solo quando la terra si presenta asciutta; la sua posizione richiede pieno sole e luce; in inverno andranno esposte a una temperatura che non sia inferiore ai 4 °C e le innaffiature sospese del tutto.  La riproduzione avviene per seme su di un terriccio misto a sabbia molto fine e mantenuto umido a una temperatura di 21 °C senza copertura di protezione o per talea tramite i polloni che si sviluppano alla base della pianta.
Trichocereus grandiflorus x ibrido rosa-giallo

Speriamo che escano degli ibridi interessanti e dai colori particolari! 🙂

 

coltivazione, reportage

“Fotostoria”: Ferocactus wislizenii

“I Ferocactus sono un genere di piante succulente appartenenti alla famiglia delle Cactaceae (sottofamiglia Cactoideae, tribù Cacteae). La pianta si presenta di forma globosa per poi diventare cilindrica in età adulta (anche se alcune specie rimangono globose o globose-schiacciate). In habitat le piante possono misurare dai circa 30 cm. di altezza e diametro del Ferocactus viridescens, fino ad arrivare eccezionalmente ad altezze di 4 metri e 80 cm. di diametro (Ferocactus diguetii). Le spine sono forti, dure, diritte, più o meno uncinate all’apice, di colore rosso, rosso-marrone o gialle. I fiori che si formano all’apice della pianta sono di forma campanuliforme variamente colorati dal rosso al giallo, arancioni o viola. Originariamente quasi tutte le specie erano classificate nell’allora vasto genere Echinocactus poi successivamente furono distaccate da esso per alcune differenze nei fiori, nei frutti e nei semi. Il nome generico di questo genere (fondato da Britton e Rose nel loro classico lavoro “The cactaceae” pubblicato in quattro volumi tra il 1919 e il 1923) deriva dalla parola ferus-wild, fierce (feroce) e cactus, in riferimento alle spine molto dure e taglienti. I Ferocactus sono piante robuste ed amanti del sole in grado di sopportare anche parecchi mesi di siccità. In coltivazione molte specie non possono raggiungere le dimensioni dei luoghi d’origine ma con un appropriato metodo di coltura ed una adeguata esposizione, si possono ottenere piante sane, di ragguardevoli dimensioni, con spine robuste e in grado di giungere a fioritura.” [tratto da Wikipedia]

In questo articolo vi mostro uno dei miei ferocactus, identificato come ferocactus wislizenii… anche se ho qualche dubbio dato che lo acquistai nel 2006 al Bricocenter… quindi credo proprio che si tratti di un ibrido.

Purtroppo ancora non ha fiorito! 😦

Questa sottospecie è qualche volta illustrata sui libri e spesso vista in coltivazione etichettata abbastanza erroneamente col nome di Ferocactus horridus, un nome propiamente applicato ad una forma di Ferocactus peninsulae originariamente collezionata dall'altra parte del golfo di California, con spine centrali molto lunghe, fino a 12 cm. Questa sottospecie ha spine centrali marrone scuro o nere, lunghe circa dai 6 agli 8 cm e usualmente uncinate in gioventù. Sebbene ci siano anche differenze minori sembra che ci sia, come suggeriva originariamente il Dr. Ortega, solo una tassonomia complessa che rappresenta i differenti stadi di crescita della sottospecie, ovvero le spine centrali uncinate in gioventù e dritte quando è più vecchio. Lindsay riporta nella sua tesi che le spine variano con l'età della pianta: le giovani pianticelle di circa 6 cm. di diametro ne hanno una centrale, rossiccia e uncinata, con 8 spine radiali dritte, tutte sono abbastanza forti e non ci sono setole; gli esemplari invece tra i 25 e i 50 cm di altezza hanno 6 spine centrali grigie, la principale lunga 10 cm, appiattita e ricurva o uncinata all'apice e una serie di spine simili a setole attorcigliate; negli esemplari sopra i 50 cm. di altezza la spina centrale principale è dritta, non appiattita e le spine radiali sono simili a setole o qualche volta mancano. Nel 1984 Nigel Taylor elencò questa tassonomia come una varietà di Ferocactus wislizeni, ma nell'ultimo CITES Cactaceae Checklist (1999) è descritta come un'accettazione provvisoria (cioè non era accettata ne come una buona specie ne come una buona sottospecie al 100%). Anderson (2001) la elencò come una specie, aggiungendo che è strettamente collegata al Ferocactus wislizeni. John Pilbeam e Derek Bowdery (autori del libro Ferocactus del 2005), la descrivono come una sottospecie del Ferocactus wislizeni a causa della sua forte somiglianza, ma è abbastanza distinta per essere diversa dalla specie. In coltivazione questa sottospecie è una bella pianta, con un corpo largo, robusto e di un verde brillante, con spine contrastanti di colore marrone scuro o nero. E' stato descritto come prima globulare e più tardi cilindrico e qualche volta con costolature spiralizzanti, alto 2 metri, di 45 cm. di diametro, con 13 costolature, all'inizio tarchiate, più tardi più prominenti. Ci sono 8 forti spine radiali, all'inizio rossicce, più tardi bianco-grigiastre, lunghe circa 3 cm. C'è una sola spina centrale, dritta e non appiattita in maturità, in gioventù spesso curvata all'apice e qualche volta uncinata, lunga circa 3 cm; ci sono anche 8 spine più fini esterne, simili a setole, qualche volta non presenti nelle piante più vecchie. I fiori sono a forma di imbuto, larghi 7 cm, gialli, con strisce rosse centrali. I frutti sono lunghi da 4 a 6 cm, larghi da 2,5 a 3 cm, giallo-verdastri, polposi. Di questa specie è presente una varietà a spine corte conosciuta come brevispinus, cioè: Ferocactus wislizeni ssp. herrerae v. brevispinus.
Appena acquistato in un vaso 10 cm di diametro
il ferocactus wislizenii sp herrerae Ha una crescita abbastanza rapida se messo nelle giuste condizioni. Senza dubbio è la specie più robusta e in grado di adattarsi bene ai più svariati tipi di composta (anche se predilige comunque terreni piuttosto ricchi) e ad annaffiature anche più abbondanti della media riservata alle altre specie. Può fiorire già dopo 4 o 5 anni dalla semina. La pianta presenta sempre 13 costolature. Prossimamente saranno inserite nuove fotografie.
Stesso ferocactus… foto del 2013
Originario del Messico, dalle pianure dello stato di Sinaloa (un complesso di 10 Km lungo la costa di Mazatlan e Ahome, e colline rocciose e piatte non lontano dalla strada pubblica, Topolobampo, Pericos, Sianori, Empalme, Guasimas, e Hermosillo, Angostura, Guamuchil, Bacuberito, El Fuente, Los Mochis, tra Mazatlan e Los Mochis, Pericos, Altata, San Blas, Guamuchil), ovest Durango (terreni costieri e scogliere ad ovest di Sierra Madre Occidental), da Sonora (Guaymas, Obregon, El Peon, Potam, vicino Yaqui Valley, 23 Km a ovest di Alamos, 82 Km sud di Navajoa, Ciudad Obregon, Guasimas, El Peon vicino a Guasimas, nord di Vicam, Agiabampo; fino a 1400 metri di altitudine, su costiere piane e sulle colline.
Foto dall’alto del ferocactus in vaso da 20 cm di diametro

Se volete approfondire le vostre conoscenze sul genere Ferocactus, vi consiglio di guardare un sito ben fatto e completo: Ferokat – Il genere Ferocactus

 

fioriture, impollinazione, reportage

L’impollinazione delle piante grasse

L’impollinazione naturale degli insetti

Spulciando su Youtube, ho trovato questo video interessante (di Lucio Busa) che mostra come, in natura, gli insetti impollinano i fiori delle nostre piante.

Un video veramente ben fatto! …buona visione 🙂

guide, reportage

Piante crestate e mostruose: qual’è la differenza?

Teratopia

Tempo fa pensavo che le piante grasse crestate e mostruose fossero la stessa cosa ed invece poi ho scoperto che c’è differenza.

Le crestature
Nelle piante crestate la normale crescita in verticale viene perturbata da qualche agente che porta lo sviluppo dell’apice da verticale in orizzontale con la nascita di una nuova linea di crescita a forma di cresta, molto simile a un ventaglio.

Un settore della coltivazione delle piante grasse, che raccoglie un gran numero di appassionati ed estimatori, è senza dubbio quello che riguarda le varianti mostruosa, crestata e variegata di un genere.  Queste piante, che si sviluppano in maniera completamente differente rispetto al genere di base, durante la fase di crescita assumono delle forme
Mammillaria crestata

Le mostruosità
La causa di questo fenomeno è inspiegabile!
Molto probabilmente in questo caso, si parla di un difetto molecolare che porta la pianta ad una crescita abnorme ed irregolare, la sua struttura cambia a tal punto da renderne difficile il riconoscimento.
Nell’ambito delle mostruosità, si parla anche di proliferazione… che è una mutazione patologica visibile con una propaggine della pianta normale.

Con il termine mutazione (dal latino mutatus mutato, cambiato) uno dei fondatori della genetica, il tedesco de Friz, ha voluto indicare nella sua opera
Mammillaria bocasana mostruosa

Infine, alcune mostruosità generano a volte delle piante talmente nuove da venir identificate come “cultivar” che di solito si possono moltiplicare tramite innesto.

L'onzuka è una cultivar di astrophytum che prende il nome dalla omonima famiglia giapponese.
Astrophytum myriostigma cv. Onzuka

Una nutrita galleria di foto di piante grasse e succulente crestate, mostruose e variegate è disponibile su Cactipedia.

🙂

reportage

Lithops: la mia collezione

I miei lithops o “sassi viventi”

Ecco alcuni dei miei lithops… purtroppo di molti non conosco la specie, mi aiutate ad identificarle?
Scrivete pure nei commenti, grazie!

Il genere Lithops, appartenente alla famiglia delle Aizoaceae comprende un gruppo molto vasto di piante grasse perenni conosciute anche come

La pianta è costituita da due sole foglie opposte, fuse insieme in modo da formare una sorta di cono rovesciato suddiviso nella parte centrale da un setto.

Sono piante autosterili che significa che i fiori maschili ed i fiori femminili di una stessa pianta non si incrociano tra loro pertanto occorrono piante di diverse varietà per poter ottenere dei semi fertili.

Tra le diverse specie la Lithops leslie è la più conosciuta e diffusa per via delle foglie che rimangono piatte alla sommità di colore grigiastro-rosato con screziature rossastre. La pianta fiorisce alla fine dell'estate producendo dei fiori di colore giallo intenso con piccole sfumature rosse sotto i petali.

Le Lithops sono piante molto facili da coltivare e non richiedono cure particolari. Nelle regioni a clima temperato o freddo non possono essere coltivate all'aperto in quanto piante tipicamente da zone desertiche quindi con alte temperature e scarsa umidità.

Per prima cosa c'è da dire che le Lithops non hanno problemi di temperature massime mentre sono piante più sensibili alle minime che non dovrebbero scendere al di sotto dei 5°C.

Le Lithops hanno un apparato radicale più grande del resto della pianta in superficie, comunque in genere non hanno bisogno di vasi eccessivamente grandi. Una misura che in genere va bene sono vasi di circa 8-12 cm di profondità. Le si può far crescere in vasi di plastica o di terracotta, purchè si abbia l'accortezza di innaffiare quest'ultimi (nella stagione della crescita) con più frequenza rispetto ai vasi in plastica. Ciò perchè la terracotta traspira e perde umidità velocemente al contrario della plastica che è impermeabile. Nei vasi di terracotta l'apparato radicale è soggetto ai danni dovuti ad un eventuale mancanza di irrigazione (si seccano le radici a contatto delle pareti). Quindi vasi bassi che permettano di asciugare rapidamente, ma non di seccare completamente.

Ed una visione d’insieme:

le innaffiature scorrette sono la causa più comune della mancanza di successo con queste piantine. Come la maggior parte delle mesemb nane, le lithops hanno un preciso periodo di riposo in cui va data pochissima, o addirittura zero, acqua. Esse crescono nell atarda primavera durante l'inverno le nuove foglie crescono all'interno delle vecchie dalle quali assorbono il nutrimento loro necessario; innaffiare in questo periodo significa interrompere il processo con il rischio di vedere le piantine

Molti esperti consigliano di non concimare per niente le Lithops, dato che i nutrienti di cui hanno bisogno si dovrebbero trovare tutti nel composto. Qualcun altro dice di dare, una o due volte in Estate, poco concime a bassa concentrazione di azoto (simbolo N) e ad alta concentrazione di fosforo (simbolo P); quest'ultimo serve ad incentivare la fioritura in Autunno. Comunque eccedere nella concimazione può causare molti danni: fa gonfiare le piantine in maniera innaturale, fino ad arrivare a
Il mio “tappetino” di Lithops

Se volete approfondire l’argomento sui lithops (impollinazione, semina, tipo di substrato ecc.) guardate queste pagine web:

  1. Come curare e coltivare le piante di Lithops
  2. I Lithops
  3. Guida veloce sulla coltivazione dei “sassi viventi”

Spero vi siano utili! 🙂