guide, innesti

Come innestare le piante grasse

Quando e come procedere all’innesto delle piante succulente

La tecnica dell'innesto, definita da molti una tecnica di moltiplicazione, è stata largamente trattata su quasi tutte le riviste specializzate del settore e praticata da moltissimi coltivatori e collezionisti. Se il fine principale è quello di far attecchire su di una pianta una di specie diversa, della quale si vuole migliorare la resa, è vero anche che negli ultimi anni si è fatto ricorso all'innesto per svariate ragioni. Due gruppi contrapposti di coltivatori hanno sostenuto per decenni le proprie tesi sul rifiuto o sull'uso intensivo di questa tecnica. Da un lato c'è chi rifiuta esemplari deformati per via del taglio praticato o che preferisce esemplari con radici proprie.
Innesto di semenzale di Astrophytum digitostigma su pereskiopsis

Il mese di Giugno, in genere, è il periodo ideale per fare qualche innesto.
In questo mese infatti, le temperature minime non scendono al di sotto dei 20°C e le temperature medie si mantengono abbastanza alte e costanti.

Personalmente, innesto da diversi anni… anche se tutt’oggi non mi manca di scoprire a volte “piccoli trucchi” provati da altri appassionati nella coltivazione delle piante grasse.

Vi riassumo quindi in questa pagina, gli articoli che affrontano l’argomento innesti in questo blog:

Spero che gli articoli vi possano essere utili… accetto consigli e suggerimenti/opinioni… grazie! 🙂

 

coltivazione, innesti

Il portainnesto ideale

I vari portainnesto da usare per le piante grasse: vantaggi e svantaggi

 

 

 

 

Myrtillocactus geometricans

E’ in assoluto il portainnesto più utilizzato e più comune da trovare.
Io ho iniziato i miei primi innesti proprio con delle talee radicate di myrtillocactus o qualche piantina seminata due-tre anni prima.
Crescono molto velocemente ed è un portainnesto ideale per semenzali di circa 5-6 mesi di vita.
E’ una pianta che non deforma molto la marza ma, ho notato, che soffre molto il freddo ed ho avuto anche qualche esperienza negativa con l’estremo caldo… nel senso che possono soffrire le giornate calde d’estate se lasciati in una serra con poca areazione.

Harrisa jubertii

Questo è stato il terzo tipo di portainnesto che ho iniziato ad usare, dopo le pereskiopsis.
Ho notato che rispetto ai myrtillocactus sono più resistenti al freddo e ultimamente li sto preferendo ai primi.
Ho visto anche che non penetra molto all’interno della marza, per cui è ideale se si pensa di riaffrancare la marza successivamente.

Hylocereus undatus

E’ una pianta molto utilizzata in Giappone, Thailandia.
Rispetto ai primi due portainnesto, è una pianta molto vigorosa e per questo da uno stimolo di crescita non indifferente alla marza che quindi, molte volte, cresce velocemente e pollona.
Ha però il difetto di penetrare molto all’interno della marza, per cui la riaffrancatura è più difficile.
Personalmente, non ho ancora avuto modo di usare questa pianta.

Opuntia compressa

E’ una pianta utilizzata molto raramente per gli innesti.
All’inizio ho provato anch’io ad usarla per semenzali di 4-5 settimane di vita, con scarsi successi.

Pereskiopsis

Pianta molto utilizzata per l’innesto di piccoli semenzali, anche di qualche giorno.
Permette di vedere subito le caratteristiche della pianta (specie se è una cultivar) ed in molti casi porta la marza già in fioritura dopo 12-18 mesi dall’innesto.
Soffre un po’ il freddo e, personalmente, durante le giornate invernali più calde continuo ad innaffiarle (in genere una volta al mese).
A causa delle ridotte dimensioni del fusto, la marza innestata su pereskiopsis deve poi essere reinnestata su un altro portainnesto più vigoroso.

Ferocactus glaucescens

Ho visto usare questa pianta per effettuare portainnesto bassi, per esempio per gli ariocarpus.
E’ molto utilizzata la varietà “inermis”, cioè senza spine.
Resiste molto bene alle basse temperature.

 

reportage

Prime fioriture primaverili

Alcune mie piante grasse iniziano a fiorire:

I Ferocactus sono un genere di piante succulente appartenenti alla famiglia delle Cactaceae (sottofamiglia Cactoideae, tribù Cacteae). La pianta si presenta di forma globosa per poi diventare cilindrica in età adulta (anche se alcune specie rimangono globose o globose-schiacciate). In habitat le piante possono misurare dai circa 30 cm. di altezza e diametro del Ferocactus viridescens, fino ad arrivare eccezionalmente ad altezze di 4 metri e 80 cm. di diametro (Ferocactus diguetii). Le spine sono forti, dure, diritte, più o meno uncinate all'apice, di colore rosso, rosso-marrone o gialle. I fiori che si formano all'apice della pianta sono di forma campanuliforme variamente colorati dal rosso al giallo, arancioni o viola.
Ferocactus glaucescens forma nuda o inermis

Le Euforbiacee (Euphorbiaceae Juss., 1789) sono una famiglia di piante a fiore dicotiledoni, tradizionalmente collocate nell'ordine Euphorbiales, ma appartenenti all'ordine Malpighiales in base alla moderna classificazione APG.[1]  La famiglia è composta da 229 generi e oltre 6.500 specie[2], con habitus vario (alberi, arbusti, liane, succulente cactiformi, erbacee), diffuse in tutti i climi, esclusi quelli artici.
Euphorbia greenway
 Queste altre piante invece sono della mia compagna Stefania, comprese le mammillarie:

Crassula è un genere di piante succulente sempreverde che appartiene alla famiglia delle Crassulaceae. Il suo nome deriva dal latino crassus (grasso). Originario del Sudafrica, comprende circa 300 specie anche molto diverse tra di loro.

Il genere Mammillaria è il più numeroso e diffuso genere di piante appartenenti alla famiglia delle Cactaceae. Ad esso appartengono oltre 300 specie di piante, diverse per caratteristiche e struttura. Il nome deriva dal greco mamilla (mammella) in riferimento alla forma dei tubercoli più o meno grandi presenti in ogni specie.

Le piante hanno tutte fusti globulari o cilindrici solitamente bassi; possono essere sia ramificanti che accestenti. I tubercoli, di forma varia (cilindrici, conici, tetragonali), sono forniti di un'areola più o meno lanosa provvista di spine. Queste, differenziate in radiali e centrali, hanno forma, lunghezza e consistenza le più varie. In molte specie del genere una o più spine centrali sono uncinate. La robustezza di alcune di esse è tale da essere utilizzate, dalle popolazioni locali, come ami da pesca. Tra i tubercoli vi è l'ascella, a seconda delle specie glabra o lanosa. Da qui avviene la fioritura che nel genere Mammillaria è periapicale (in altre specie di cactaceae la fioritura è areolare). Il fiore è piccolo (ma alcune specie hanno fioriture vistose per dimensioni e colore dei fiori), di colore rosa o fucsia o bianco o giallo (verde nella M. marksiana)o variegato. L'anno successivo alla fioritura l'ascella fiorita emetterà il frutto, generalmente allungato e di color rosso (può essere anche verde pallido, giallo, bruno), edule in alcune specie. L'apice è generalmente lanoso. Alcune specie di Mammillaria, appartenenti al sub genere Galactochylus (Mammillaria s.s.), se incise emettono un lattice di aspetto simile a quello delle euphorbiae.

E dulcis in fundo, si risvegliano anche le piante innestate… con tanti nuovi polloni:

L'Astrophytum (Lemaire 1839) è un genere di pianta succulenta appartenente alla famiglia delle cactacee. Il suo nome deriva dal greco astèr (stella), per la caratteristica forma a costole che dall'alto lo fa somigliare ad una stella e phytòn (pianta). È originario di alcuni areali delimitati del Messico e vive normalmente in terreni semi-aridi e leggermente calcarei.  Gli Astrophytum hanno un fusto globuloso formato da quattro ad otto sezioni divise tra di loro da solchi più o meno profondi. I fiori gialli o giallo-rossi si sviluppano dalle areole presenti alla sommità del fusto.
Astrophytum myriostigma cv.kikko
L'elemento maggiormente caratterizzante gli Astrophytum rispetto alle altre cactaceae è la presenza di numerosi puntini bianchi in rilievo sparsi in misura più o meno rilevante sul fusto di tutte le specie appartenenti a questo genere. Il loro ruolo non è ancora stato ben definito dalla letteratura scientifica, tuttavia si ritiene che la loro funzione principale sia quella di favorire la mimetizzazione della piante negli ambienti rocciosi in cui sono normalmente inserite, allo scopo di ridurre la possibilità di distruzione da parte di animali fitofagi. Si ritiene che altre funzioni possano essere legate alla protezione del fusto dai raggi solari e alla capacità di trattenere più efficacemente l'umidità.
Pollone di astrophytum myriostigma cv.kikko nudum

Belli, vero!? 🙂