fioriture, impollinazione

Ferobergia: un’ibridazione impossibile?

Una delle ibridazioni che sto cercando di fare da tanto tempo è proprio questa: tra ferocactus (madre) e leuchtembergia principis (padre).

Finora non ci sono riuscito; a volte perché le piante non fiorivano nello stesso periodo oppure perché c’era poco polline.

Spero quest’anno di riuscirci finalmente! 🙂

Leuchtenbergia – Genere appartenente alla famiglia delle Cactaceae che comprende una sola specie: la Leuchtenbergia principis. Il suo nome pare derivi da Eugene de Beauharnais (1781 - 1824) o da Joseph de Beauharnais, duchi di Leuchtenberg, senza che tuttavia nessuno dei due avesse particolare fama di botanico.  Pianta originaria del Messico, la Leuchtenbergia ha grosse radici dalle quali si apre una rosetta di lunghi rigidi tubercoli a sezione triangolare simili a quelli dell'Agave che hanno all'apice un'areola da cui si apre a sua volta una rosetta di circa 8 spine di consistenza cartacea con una centrale più lunga. Quando i tubercoli basali seccano, lo staccarsi degli stessi dà vita ad un breve fusto.  Il fiore della Leuchtenbergia è imbutiforme e con molti petali; nasce dalle areole dei tubercoli giovani posti al centro della pianta ed ha un colore giallo con petali a volte rossastri all'esterno e un leggero profumo.  La Leuchtenbergia ha delle affinità genetiche piuttosto marcate con i Ferocactus, e sono state prodotte negli ultimi anni forme ibride tra i due generi (Ferobergia).
Ibrido di Ferobergia

Etimologia
Il nome di questo genere ibrido deriva dai nomi contrattati dei due generi genitori: “Ferocactus” e “Leuchtembergia” da cui questa pianta viene originata. La “X” prima del nome significa “ibrido”.

Descrizione
E’ un ibrido intergenere, ottenuto incrociando una delle varie specie di Ferocactus (come femmina) e una Leuchtenbergia principis (come maschio).
Questi ibridi sono molto variabili, grazie alla intersezione di caratteri derivanti dai genitori.
La lunghezza dei tubercoli e delle spine sono molto differenti tra gli ibridi ottenuti, ed infatti si ottengono una grande varietà di forme in coltivazione.
A volte una piantina perde un po’ di clorofilla diventando una pianta grassa variegata.

Solitamente i tubercoli sono più o meno lunghi, a tre lati. Le areole si trovano sulle punte di tubercoli.
Alcuni ibridi di Ferobergia producono piccole gocce di nettare da ghiandole areolari come succede nei Ferocactus.

Le spine invece molto variabili. Alcune piante le hanno lunghe, innocue, simili a quelli di Leuchtenbergia; mentre altri ibridi l hanno corte e robuste, a volte anche uncinate (più simili a quelle dei Ferocactus).

I fiori sono in genere gialli, ma a volte anche rosa o viola.

Coltivazione
Molti appassionati e collezioni di piante grasse, coltivano questo ibrido da seme.
Per la semina, in genere, si utilizza una miscela minerale con una buona capacità di drenaggio.

La frequenza delle annaffiature è quella comune a tutte le piante succulente con particolare attenzione agli ibridi variegati, cioè privi di clorofilla specie se non innestati e quindi su proprie radici. La mancanza di acqua farà la punta dei tubercoli gialla.
Mantenere asciutta la pianta a temperatura non inferiore a 5 ° C in inverno, anche se tollera brevi periodi fino a -5 gradi.

Questo ibrido di Ferobergia ha una forte radice a fittone, e dovrebbe quindi avere un vaso più profondo piuttosto che largo.
Va coltivata a mezz’ombra.

Propagazione
Principalmente per seme ed anche per innesto. Raramente per innesto dei tubercoli.

 

fioriture

Boccioli e colori… (parte seconda)

Fioriture estive delle piante grasse e succulente.

Dopodomani parto per una settimana di ferie e ritorno giù a casa nel Salento insieme alla mia compagna Stefania.

Ovviamente le mie piante grasse hanno deciso di iniziare a fiorire proprio nella settimana in cui sarò fuori Roma.
Mi dispiace soprattutto perché sia la leuchtembergia principis che alcuni miei astrophytum stanno fiorendo contemporaneamente e volevo provare l’impollinazione incrociata interspecie… chissà magari con un pizzico di fortuna, potevo ottenere degli ibridi interessanti che in gergo vengono chiamati “astrobergia”.

Non mi resta che ammirare le fioriture:

Genere appartenente alla famiglia delle Cactaceae che comprende una sola specie: la Leuchtenbergia principis. Il suo nome pare derivi da Eugene de Beauharnais (1781 - 1824) o da Joseph de Beauharnais, duchi di Leuchtenberg, senza che tuttavia nessuno dei due avesse particolare fama di botanico.  Pianta originaria del Messico, la Leuchtenbergia ha grosse radici dalle quali si apre una rosetta di lunghi rigidi tubercoli a sezione triangolare simili a quelli dell'Agave che hanno all'apice un'areola da cui si apre a sua volta una rosetta di circa 8 spine di consistenza cartacea con una centrale più lunga. Quando i tubercoli basali seccano, lo staccarsi degli stessi dà vita ad un breve fusto.  Il fiore della Leuchtenbergia è imbutiforme e con molti petali; nasce dalle areole dei tubercoli giovani posti al centro della pianta ed ha un colore giallo con petali a volte rossastri all'esterno e un leggero profumo.  La Leuchtenbergia ha delle affinità genetiche piuttosto marcate con i Ferocactus, e sono state prodotte negli ultimi anni forme ibride tra i due generi (Ferobergia).
Doppia fioritura in Leuchtembergia principis innestata su myrtillocactus.
L'Astrophytum (Lemaire 1839) è un genere di pianta succulenta appartenente alla famiglia delle cactacee. Il suo nome deriva dal greco astèr (stella), per la caratteristica forma a costole che dall'alto lo fa somigliare ad una stella e phytòn (pianta). È originario di alcuni areali delimitati del Messico e vive normalmente in terreni semi-aridi e leggermente calcarei.  Gli Astrophytum hanno un fusto globuloso formato da quattro ad otto sezioni divise tra di loro da solchi più o meno profondi. I fiori gialli o giallo-rossi si sviluppano dalle areole presenti alla sommità del fusto.  L'elemento maggiormente caratterizzante gli Astrophytum rispetto alle altre cactaceae è la presenza di numerosi puntini bianchi in rilievo sparsi in misura più o meno rilevante sul fusto di tutte le specie appartenenti a questo genere. Il loro ruolo non è ancora stato ben definito dalla letteratura scientifica, tuttavia si ritiene che la loro funzione principale sia quella di favorire la mimetizzazione della piante negli ambienti rocciosi in cui sono normalmente inserite, allo scopo di ridurre la possibilità di distruzione da parte di animali fitofagi. Si ritiene che altre funzioni possano essere legate alla protezione del fusto dai raggi solari e alla capacità di trattenere più efficacemente l'umidità.
Astrophytum myriostigma nudum
L'Astrophytum (Lemaire 1839) è un genere di pianta succulenta appartenente alla famiglia delle cactacee. Il suo nome deriva dal greco astèr (stella), per la caratteristica forma a costole che dall'alto lo fa somigliare ad una stella e phytòn (pianta). È originario di alcuni areali delimitati del Messico e vive normalmente in terreni semi-aridi e leggermente calcarei.  Gli Astrophytum hanno un fusto globuloso formato da quattro ad otto sezioni divise tra di loro da solchi più o meno profondi. I fiori gialli o giallo-rossi si sviluppano dalle areole presenti alla sommità del fusto.  L'elemento maggiormente caratterizzante gli Astrophytum rispetto alle altre cactaceae è la presenza di numerosi puntini bianchi in rilievo sparsi in misura più o meno rilevante sul fusto di tutte le specie appartenenti a questo genere. Il loro ruolo non è ancora stato ben definito dalla letteratura scientifica, tuttavia si ritiene che la loro funzione principale sia quella di favorire la mimetizzazione della piante negli ambienti rocciosi in cui sono normalmente inserite, allo scopo di ridurre la possibilità di distruzione da parte di animali fitofagi. Si ritiene che altre funzioni possano essere legate alla protezione del fusto dai raggi solari e alla capacità di trattenere più efficacemente l'umidità.
Astrophytum myriostigma tricostatum
L'Astrophytum necessita di un terriccio molto poroso composto da terra, torba e sabbia, con una piccola aggiunta di calce agricola. Le annaffiature dovranno essere regolari avendo molta cura che non si formino residui di acqua, la terra dovrà essere molto asciutta tra una annaffiatura e l'altra perché la pianta è molto sensibile al marciume.  Durante il periodo invernale le annaffiature dovranno essere sospese del tutto e la pianta non dovrà essere esposta a una temperatura inferiore ai 4 °C. I rinvasi possono essere eseguiti anche ogni tre o quattro anni considerata la lentezza della sua crescita.  La riproduzione avviene per seme; il suo grosso seme andrà depositato, senza essere pressato, in un letto di terra mista a sabbia e mantenuto ad una temperatura di circa 21 °C: inizierà a germogliare in brevissimo tempo.
Astrophytum myriostigma cultivar onzuka
Ha normalmente da quattro a otto costolature ampie ricoperte di minuscoli ciuffi lanuginosi che a prima vista paiono piccoli puntini biancastri. Più raramente si trovano in natura esemplari a tre costolature o forme colonnari, spiraleggianti o nude, ovvero non dotate dei caratteristici punti bianchi che ricoprono il fusto. Accanto alle varietà naturali sono diffusi in coltivazione numerosi ibridi orticoli, tra i quali Astrophytum myriostigma cv.onzuka, caratterizzato da costolature molto ingrossate.
Onzuka… Semina del 2007

La Lophophora williamsii, conosciuta anche con il nome di peyote (dal nahuatl: peyotl ovvero pane degli dei) o mescal [1] , è una pianta succulenta originaria del continente centroamericano (sud ovest Texas e Messico). La prima analisi metodica del peyote fu pubblicata, nel 1886, dal farmacologo tedesco Louis Lewin. È una pianta che cresce in ambiente desertico ed è nota per le sue proprietà psicoattive, dovute alla presenza di alcaloidi, tra i quali la mescalina. È usato spesso come enteogeno e come componente essenziale per alcuni riti religiosi o altre pratiche tra le quali meditazione, psiconautica, psicoterapia psichedelica. I nativi americani lo usavano anche come farmaco; fuori dall'uso tradizionale è sovente utilizzato in ambito occidentale quale allucinogeno ricreativo.  La pianta presenta numerose infiorescenze globose di colore verde scuro tendente al grigio e numerose costolature, circa una decina, su cui crescono minute areole senza spine. In estate dalle areole sbocciano i fiori, di colore bianco o rosa, che presto si trasformano in frutti dalla forma allungata contenenti dei semi di colore scuro. Tali semi, ricchi di mescalina, venivano un tempo usati dai nativi americani come allucinogeno nei riti sciamanici.
Lophophora williamsii
ciao! 🙂

 

reportage

Spulciando nel mio vecchio hard-disk…

E’ molto bello rivedere dopo tanto tempo le foto delle proprie piante grasse, soprattutto quando ti accorgi che alcune sono cresciute a dismisura!

Eccovi allora, alcune foto delle mie piante succulente:

La Pelecyphora aselliformis - raggiunge circa 5 cm di diametro, di forma globulare che con l'invecchiamento diventa cilindrica, ha tubercoli grigio-verdi appiattiti lateralmente, le spine sono piccole e i fiori hanno un colore violaceo.
Particolare dell’apice di una pelecyphora aselliformis
La Mammillaria bocasana è una pianta appartenente alla famiglia delle cactacee, del genere Mammillaria. E’ originaria del Messico centrosettentrionale, fu ritrovata per la prima volta nella località Sierra de bocas e per questo ne prende il nome. E’ una delle piante succulente più diffuse, presenta un fusto globoso generalmente di quattro o cinque centimetri di diametro, di colore verde chiaro o verde scuro, si riproduce molto facilmente creando grossi gruppi. Ha dei tubercoli sottili di forma vagamente conica disposti a spirale. Le spine sono radiali e di colore bianco, hanno una lunghezza media di 2 cm e sono costituite da gruppi di peli setolosi. I fiori generalmente sono color crema hanno piccole dimensioni e sono prodotti in modo molto abbondante dalla pianta.
Forma mostruosa della mammillaria bocasana
I Ferocactus sono un genere di piante succulente appartenenti alla famiglia delle Cactaceae (sottofamiglia Cactoideae, tribù Cacteae). La pianta si presenta di forma globosa per poi diventare cilindrica in età adulta (anche se alcune specie rimangono globose o globose-schiacciate). In habitat le piante possono misurare dai circa 30 cm. di altezza e diametro del Ferocactus viridescens, fino ad arrivare eccezionalmente ad altezze di 4 metri e 80 cm. di diametro (Ferocactus diguetii). Le spine sono forti, dure, diritte, più o meno uncinate all'apice, di colore rosso, rosso-marrone o gialle. I fiori che si formano all'apice della pianta sono di forma campanuliforme variamente colorati dal rosso al giallo, arancioni o viola. Originariamente quasi tutte le specie erano classificate nell'allora vasto genere Echinocactus poi successivamente furono distaccate da esso per alcune differenze nei fiori, nei frutti e nei semi. Il nome generico di questo genere (fondato da Britton e Rose nel loro classico lavoro "The cactaceae" pubblicato in quattro volumi tra il 1919 e il 1923) deriva dalla parola ferus-wild, fierce (feroce) e cactus, in riferimento alle spine molto dure e taglienti. I Ferocactus sono piante robuste ed amanti del sole in grado di sopportare anche parecchi mesi di siccità. In coltivazione molte specie non possono raggiungere le dimensioni dei luoghi d'origine ma con un appropriato metodo di coltura ed una adeguata esposizione, si possono ottenere piante sane, di ragguardevoli dimensioni, con spine robuste e in grado di giungere a fioritura.
Particolare “spinoso” di uno dei miei ferocactus
Lo Stenocactus è una pianta originaria dell'America Centrale, in particolare del Messico. Questa succulenta si presenta in forme globulari o, più raramente, leggermente cilindriche. Presenta molte costolature su cui si ergono spine spesse e piatte. La sua larghezza oscilla fra i 10 e i 15 cm, ma la sua altezza è piuttosto modesta. Produce dei bellissimi fiori bianchi con striature rosse. Questa pianta succulenta è una specie molto facile dacoltivare, ed è infatti una pianta molto rustica. La temperatura minima che riesce a sopportare è di circa 5° sotto zero, ma la sua temperatura ideale è sui 25° circa. Può fiorire molto precocemente, già a partire da aprile. Deve essere sempre annaffiata abbondantemente da aprile ad ottobre, mentre d'inverno è meglio lasciarla a riposo bagnandola solo una volta ogni mese circa.
Fioritura di echinofossulocactus o stenocactus lamellosus

Ovviamente non potevano mancare foto del mio genere preferito:

L'Astrophytum (Lemaire 1839) è un genere di pianta succulenta appartenente alla famiglia delle cactacee. Il suo nome deriva dal greco astèr (stella), per la caratteristica forma a costole che dall'alto lo fa somigliare ad una stella e phytòn (pianta). È originario di alcuni areali delimitati del Messico e vive normalmente in terreni semi-aridi e leggermente calcarei.  Gli Astrophytum hanno un fusto globuloso formato da quattro ad otto sezioni divise tra di loro da solchi più o meno profondi. I fiori gialli o giallo-rossi si sviluppano dalle areole presenti alla sommità del fusto.  L'elemento maggiormente caratterizzante gli Astrophytum rispetto alle altre cactaceae è la presenza di numerosi puntini bianchi in rilievo sparsi in misura più o meno rilevante sul fusto di tutte le specie appartenenti a questo genere. Il loro ruolo non è ancora stato ben definito dalla letteratura scientifica, tuttavia si ritiene che la loro funzione principale sia quella di favorire la mimetizzazione della piante negli ambienti rocciosi in cui sono normalmente inserite, allo scopo di ridurre la possibilità di distruzione da parte di animali fitofagi. Si ritiene che altre funzioni possano essere legate alla protezione del fusto dai raggi solari e alla capacità di trattenere più efficacemente l'umidità.
Apice di un astrophytum myriostigma cv.Onzuka forma tricostatum
L'Astrophytum necessita di un terriccio molto poroso composto da terra, torba e sabbia, con una piccola aggiunta di calce agricola. Le annaffiature dovranno essere regolari avendo molta cura che non si formino residui di acqua, la terra dovrà essere molto asciutta tra una annaffiatura e l'altra perché la pianta è molto sensibile al marciume.  Durante il periodo invernale le annaffiature dovranno essere sospese del tutto e la pianta non dovrà essere esposta a una temperatura inferiore ai 4 °C. I rinvasi possono essere eseguiti anche ogni tre o quattro anni considerata la lentezza della sua crescita.  La riproduzione avviene per seme; il suo grosso seme andrà depositato, senza essere pressato, in un letto di terra mista a sabbia e mantenuto ad una temperatura di circa 21 °C: inizierà a germogliare in brevissimo tempo.
Doppia fioritura di astrophytum asterias cv.superkabuto

…e “dulcis in fundo” il frutto di uno dei miei astrophytum caput-medusae con tanti semini! 🙂

Astrophytum caput-medusae (Velazco & Nevarez) 2003 - Dapprima considerato genere a sé stante e nominato Digitostigma caput-medusae nel 2002, successivamente alcuni caratteri morfologici hanno fatto rientrare questa pianta nel genere Astrophytum. Il fiore è in tutto simile a quello dell'astrophytum myriostigma, tanto da far supporre inizialmente che questa specie fosse una deformazione genetica spontanea di quest'ultimo. La forma dell'Astrophytum caput-medusae è completamente diversa rispetto a quella degli altri astrophytum. Esso è caratterizzato da alcuni tubercoli che si dipartono da una radice carnosa e che portano sia i caratteristici puntini che le areole dalle quali si sviluppano i fiori e i frutti.
Semi di astrophytum digitostigma

Se vi piacciono, metterò presto altre foto… 🙂

 

coltivazione, reportage

“Fotostoria”: Ferocactus wislizenii

“I Ferocactus sono un genere di piante succulente appartenenti alla famiglia delle Cactaceae (sottofamiglia Cactoideae, tribù Cacteae). La pianta si presenta di forma globosa per poi diventare cilindrica in età adulta (anche se alcune specie rimangono globose o globose-schiacciate). In habitat le piante possono misurare dai circa 30 cm. di altezza e diametro del Ferocactus viridescens, fino ad arrivare eccezionalmente ad altezze di 4 metri e 80 cm. di diametro (Ferocactus diguetii). Le spine sono forti, dure, diritte, più o meno uncinate all’apice, di colore rosso, rosso-marrone o gialle. I fiori che si formano all’apice della pianta sono di forma campanuliforme variamente colorati dal rosso al giallo, arancioni o viola. Originariamente quasi tutte le specie erano classificate nell’allora vasto genere Echinocactus poi successivamente furono distaccate da esso per alcune differenze nei fiori, nei frutti e nei semi. Il nome generico di questo genere (fondato da Britton e Rose nel loro classico lavoro “The cactaceae” pubblicato in quattro volumi tra il 1919 e il 1923) deriva dalla parola ferus-wild, fierce (feroce) e cactus, in riferimento alle spine molto dure e taglienti. I Ferocactus sono piante robuste ed amanti del sole in grado di sopportare anche parecchi mesi di siccità. In coltivazione molte specie non possono raggiungere le dimensioni dei luoghi d’origine ma con un appropriato metodo di coltura ed una adeguata esposizione, si possono ottenere piante sane, di ragguardevoli dimensioni, con spine robuste e in grado di giungere a fioritura.” [tratto da Wikipedia]

In questo articolo vi mostro uno dei miei ferocactus, identificato come ferocactus wislizenii… anche se ho qualche dubbio dato che lo acquistai nel 2006 al Bricocenter… quindi credo proprio che si tratti di un ibrido.

Purtroppo ancora non ha fiorito! 😦

Questa sottospecie è qualche volta illustrata sui libri e spesso vista in coltivazione etichettata abbastanza erroneamente col nome di Ferocactus horridus, un nome propiamente applicato ad una forma di Ferocactus peninsulae originariamente collezionata dall'altra parte del golfo di California, con spine centrali molto lunghe, fino a 12 cm. Questa sottospecie ha spine centrali marrone scuro o nere, lunghe circa dai 6 agli 8 cm e usualmente uncinate in gioventù. Sebbene ci siano anche differenze minori sembra che ci sia, come suggeriva originariamente il Dr. Ortega, solo una tassonomia complessa che rappresenta i differenti stadi di crescita della sottospecie, ovvero le spine centrali uncinate in gioventù e dritte quando è più vecchio. Lindsay riporta nella sua tesi che le spine variano con l'età della pianta: le giovani pianticelle di circa 6 cm. di diametro ne hanno una centrale, rossiccia e uncinata, con 8 spine radiali dritte, tutte sono abbastanza forti e non ci sono setole; gli esemplari invece tra i 25 e i 50 cm di altezza hanno 6 spine centrali grigie, la principale lunga 10 cm, appiattita e ricurva o uncinata all'apice e una serie di spine simili a setole attorcigliate; negli esemplari sopra i 50 cm. di altezza la spina centrale principale è dritta, non appiattita e le spine radiali sono simili a setole o qualche volta mancano. Nel 1984 Nigel Taylor elencò questa tassonomia come una varietà di Ferocactus wislizeni, ma nell'ultimo CITES Cactaceae Checklist (1999) è descritta come un'accettazione provvisoria (cioè non era accettata ne come una buona specie ne come una buona sottospecie al 100%). Anderson (2001) la elencò come una specie, aggiungendo che è strettamente collegata al Ferocactus wislizeni. John Pilbeam e Derek Bowdery (autori del libro Ferocactus del 2005), la descrivono come una sottospecie del Ferocactus wislizeni a causa della sua forte somiglianza, ma è abbastanza distinta per essere diversa dalla specie. In coltivazione questa sottospecie è una bella pianta, con un corpo largo, robusto e di un verde brillante, con spine contrastanti di colore marrone scuro o nero. E' stato descritto come prima globulare e più tardi cilindrico e qualche volta con costolature spiralizzanti, alto 2 metri, di 45 cm. di diametro, con 13 costolature, all'inizio tarchiate, più tardi più prominenti. Ci sono 8 forti spine radiali, all'inizio rossicce, più tardi bianco-grigiastre, lunghe circa 3 cm. C'è una sola spina centrale, dritta e non appiattita in maturità, in gioventù spesso curvata all'apice e qualche volta uncinata, lunga circa 3 cm; ci sono anche 8 spine più fini esterne, simili a setole, qualche volta non presenti nelle piante più vecchie. I fiori sono a forma di imbuto, larghi 7 cm, gialli, con strisce rosse centrali. I frutti sono lunghi da 4 a 6 cm, larghi da 2,5 a 3 cm, giallo-verdastri, polposi. Di questa specie è presente una varietà a spine corte conosciuta come brevispinus, cioè: Ferocactus wislizeni ssp. herrerae v. brevispinus.
Appena acquistato in un vaso 10 cm di diametro
il ferocactus wislizenii sp herrerae Ha una crescita abbastanza rapida se messo nelle giuste condizioni. Senza dubbio è la specie più robusta e in grado di adattarsi bene ai più svariati tipi di composta (anche se predilige comunque terreni piuttosto ricchi) e ad annaffiature anche più abbondanti della media riservata alle altre specie. Può fiorire già dopo 4 o 5 anni dalla semina. La pianta presenta sempre 13 costolature. Prossimamente saranno inserite nuove fotografie.
Stesso ferocactus… foto del 2013
Originario del Messico, dalle pianure dello stato di Sinaloa (un complesso di 10 Km lungo la costa di Mazatlan e Ahome, e colline rocciose e piatte non lontano dalla strada pubblica, Topolobampo, Pericos, Sianori, Empalme, Guasimas, e Hermosillo, Angostura, Guamuchil, Bacuberito, El Fuente, Los Mochis, tra Mazatlan e Los Mochis, Pericos, Altata, San Blas, Guamuchil), ovest Durango (terreni costieri e scogliere ad ovest di Sierra Madre Occidental), da Sonora (Guaymas, Obregon, El Peon, Potam, vicino Yaqui Valley, 23 Km a ovest di Alamos, 82 Km sud di Navajoa, Ciudad Obregon, Guasimas, El Peon vicino a Guasimas, nord di Vicam, Agiabampo; fino a 1400 metri di altitudine, su costiere piane e sulle colline.
Foto dall’alto del ferocactus in vaso da 20 cm di diametro

Se volete approfondire le vostre conoscenze sul genere Ferocactus, vi consiglio di guardare un sito ben fatto e completo: Ferokat – Il genere Ferocactus

 

reportage

Aspettando la primavera

Aspettando la primavera, vi mostro qualche fioritura delle mie piante grasse:

Luecthembergia principis in fiore... da questa pianta si possono ottenere ibridi interessanti impollinandola con le cultivar di astrophytum e ferocactus
Luecthembergia principis
Ferocactus brevispinus: Qualcuno la considera la forma mostruosa di Ferocactus herrerae f.ma brevispinus  (oppure Ferocactus wislizeni ssp. herrerae f.ma brevispinus, che però su diversi siti che ho visto viene dato come sinonimo)  Quello che sembra chiaro è che non è più valido il nome horridus (però peccato, gli si addiceva proprio), ma la confusione torna a regnare quando si trova F. horridus come sinonimo di Ferocactus peninsulae (specie indubbiamente valida e diversa dall'herrerae).  A me sembra abbastanza diverso dall'altro F. brevispinus che ho e non mi sorprenderebbe che fossero stati originati da due specie distinte, ma neanche il contrario, dunque in questa incertezza per ora mi limito a chiamarlo Ferocactus brevispinus bitorsoluto, o come altro mi viene da chiamarlo al momento.
Ferocactus herrerae v.brevispinus
Stenocactus o echinofossulocactus lamellosus
Stenocactus lamellosus
Gymnocalycium baldanium
Gymnocalycium baldanium
Mammillaria rekoi sp. rekoi
Mammillaria rekoi sp. rekoi
Rebutia robustissima
Rebutia robustissima

Belle, vero!? 🙂