coltivazione

Maledetta cocciniglia!

La cocciniglia cotonosa sulle mie piante grasse

Quest’anno direi che per me, è stato proprio l’anno della cocciniglia! 😦

Sia le piante in serra che quelle fuori, sono state colpite dalla cocciniglia cotonosa e da quella “a scudetto”.
Il lavoro per toglierla definitivamente è stato particolarmente difficile per questa cultivar di astrophytum, date le sue “pieghe” lungo le coste:

Spesso il luogo migliore per curare le piante è fuori casa, in una mite giornata priva di vento: il davanzale può essere un’alternativa, così come un lavandino. Se utilizzi trattamenti chimici, la cosa importante è tenere le piante lontane dalla luce solare diretta finché il fogliame non si è asciugato. Inoltre se vuoi evitare brutte sorprese ricordati di fare attenzione durante l’utilizzo di qualsiasi prodotto: la maggior parte dei componenti chimici infatti danneggia le superfici lucide. Taglia via e brucia ogni materiale infestato. Puoi liberare dai parassiti le piante robuste investendole con un getto d’acqua; per i cactus puoi servirti di una spazzola o di un pennello dalle setole rigide, in modo da riuscire a penetrare tra le spine.
Cocciniglia cotonosa su astrophytum
Sotto la lente d’ingrandimento, un’infestazione da cocciniglia cotonosa assomiglia ad un raggruppamento di piccoli pidocchi coperti da una cerea sostanza bianca. Come debellarli? Ecco di seguito il primo di due articoli a riguardo! La cocciniglia cotonosa si nutre della linfa delle piante che ha infestato: le sue uova si nascondono e si schiudono sotto un rivestimento biancastro. L’aspetto è quello di una muffa innocua: a lungo andare però, se il parassita non viene combattuto, può compromettere seriamente il sistema di sostentamento della pianta, provocandone prima un collasso generale ed infine la morte. Alle piante da esterno la cocciniglia può causare danni durante l’estate; in appartamento ed in serra invece, dove il potere infestante aumenta, colpisce soprattutto in autunno e nel primo periodo invernale.
Apice di cultivar di astrophytum colpito da cocciniglia

Ciclo vitale del parassita

La cocciniglia cotonosa nel suo ciclo vitale passa attraverso tre diverse fasi: uovo, ninfa, insetto adulto. La maggior parte degli insetti è di sesso femminile e la riproduzione avviene per partenogenesi più di otto volte ogni anno.

Le femmine depongono grappoli costituiti da più di 150 uova che sono coperte da un batuffolo ceroso. Se la temperatura ambientale è elevata, diciamo sui 28°C, le uova si schiudono in pochi giorni e le ninfe si muovono per cercare di nutrirsi. Una volta che hanno trovato il luogo adatto, pur essendo in grado di spostarsi, lo fanno raramente.

Dopo circa un mese la cocciniglia raggiunge lo stato adulto. In un ambiente caldo o in serra la maggior diffusione del parassita si verifica nella tarda estate e continua fino alla stagione invernale.

Nel mio blog, avevo già parlato della cocciniglia e di altri parassiti che colpiscono le nostre amate piante succulente:

Spero di esservi stato utile se anche voi avete problemi con la cocciniglia. 🙂

rimedi naturali

Echinocactus infestato dalla cocciniglia

Uno dei miei echinocactus horizontalonius invaso dalla cocciniglia

Durante il riposo invernale in serra, ho notato che alcune mie piante grasse sono state attaccate dalla cocciniglia.
In particolare uno dei miei echinocactus horizontalonius, innestato su myrtillocactus, era proprio messo male!

Siccome non ci tenevo a perdere questa pianta, dato che è uno dei miei innesti, mi sono armato di pazienza ed ho provveduto alla pulizia minuziosa di questo infame parassita!

Ho preso uno spazzolino da denti e un bicchiere di plastica riempito con alcool denaturato (quello che comunemente vendono in tutti i supermercati) ed ho pian piano, iniziato a strofinare sia la base della pianta che l’apice.

Ho ripetuto questa operazione più volte, nel giro di due-tre giorni, durante le ore meno calde della giornata… cambiando ovviamente sempre l’alcool e pulendo ogni volta lo spazzolino.

Ad oggi, la pianta cresce bene e la cocciniglia sembra essere stata debellata definitivamente! 🙂

Le cocciniglie o, impropriamente, coccidi (Coccoidea Handlirsch, 1903), sono una superfamiglia di insetti fitofagi compresi nell'ordine dei Rhynchota (sottordine Homoptera, sezione Sternorrhyncha). Il nome cocciniglia deriva dallo spagnolo cochinilla ("porcellino di terra"). Sono insetti esclusivamente fitomizi e costituiscono uno tra i più importanti raggruppamenti di insetti dannosi. La caratteristica generale che contraddistingue questi insetti è il marcato dimorfismo sessuale e la regressione morfologica, anatomica e funzionale delle femmine (neotenia).
Echinocactus prima del trattamento con alcool denaturato
Le cocciniglie si riproducono per via sessuale, ma non sono rari i casi di partenogenesi; in questo raggruppamento è presente anche l'unico caso di ermafroditismo riscontrato fra gli insetti (Icerya purchasi). Data la differente etologia nei due sessi, le femmine emettono feromoni sessuali per attirare i maschi.  La maggior parte delle specie è ovipara, ma sono frequenti anche le specie vivipare e quelle ovovivipare. In quest'ultimo caso, la femmina depone uova il cui embrione si è quasi del tutto evoluto in neanide. Queste uova hanno tempi di incubazione brevissimi, dell'ordine di poche ore, mentre nelle specie ovipare l'incubazione dura qualche giorno.  Nelle zone temperate si susseguono in genere da una a tre generazioni l'anno, ma molte specie possono avere molte più generazioni in ambienti caldi, come nelle regioni tropicali o in ambiente protetto (serra).
Particolare della base della pianta infestata dalla cocciniglia
Probabilmente si è riprodotta così florida sia perché le opuntie sono predisposte ad attacchi così massivi, sia perché stiamo avendo inverni sempre più miti e brevi, e perchè una pianta a foglia larga è cresciuta molto quest'inverno, ombreggiano l'opuntia (questi due ultimi fattori aumentano il proliferare della cocciniglia)... infine se avessi controllato più spesso la pianta, non si sarebbe ridotta così
Particolare della base della pianta dopo la pulizia con alcool denaturato

 

In questo stesso blog, ho affrontato più volte il problema della cocciniglia e degli altri parassiti.

Per altre informazioni su questo odioso parassita, vi rimando alla pagina dedicata di Wikipedia… oppure potete leggere questo articolo interessante sull’eliminazione della cocciniglia a scudetto.

Ciao! 🙂

 

 

coltivazione

Fungicidi ed antiparassitari

Coltivare al meglio le nostre piante succulente e prevenire le malattie

Seguiamo alcuni consigli di Massimo Ertani, insegnante presso l’Istituto Agrario di Lonigo e grande esperto di antiparassitari e funghicidi.

Il dottor Ertani consiglia, per quanto riguarda la prevenzione ai funghi, di effettuare due trattamenti preventivi con fungicidi sistemici:

  • uno da somministrare con l’ultima bagnata alle piante, prima del riposo invernale,
  • e uno con la prima bagnata, quando le piante sono ancora sopite dall’inverno e l’apparato radicale non sta funzionando al meglio.

Secondo Ertani, infatti, questi sono i due momenti critici per cactus e succulente, che potrebbero patire l’attacco fungino proprio nel periodo invernale e primaverile, quando le radici sono a riposo o stanno lavorando poco, e quindi proprio quando sono più vulnerabili all’attacco dei funghi.

Per l’ultima bagantura egli consiglia di utilizzare un prodotto tipo il “Fossitil alluminio” o “Alliette”, mentre per la prima bagnatura dice di utilizzare “Propamocarb” o “Benlate”.

Per quanto riguarda invece i prodotti funghicidi da usare “all’occorrenza”, segnala alcuni nomi commerciali, tipo “Dodina”, o “Dithianon” o “Procloraz”, che possono essere utilizzati sia per contatto che per via aerea. Oppure, da usare per contatto (quindi sulle radici), “Tiram” o “Ziram”, oppure il “Rame” da utilizzare per la parte aerea.

I funghi

Per prevenire gli attacchi fungini alle nostre piante è fondamentale mantenere la pulizia (un ambiente sporco favorisce il proliferare dei funghi, che si propagano sotto forma di spore). Inoltre è fondamentale tenere una buona areazione e umidità relativa bassa.
L’aria stagnante, sia quella calda in estate che quella fredda in inverno, è particolarmente deleteria per la salute delle nostre piante!

Altra storia sono le infezioni batteriche, che si presentano sotto forma di marciumi molli o dissecamento delle foglie, oppure i virus, che però si presentano quasi esclusivamente su Epiphillum, Schlumbergera, Opuntia, o su qualche innesto. Contro questi attacchi solitamente c’è poco da fare, perché quando ci si accorge dell’attacco stesso, oramai è quasi tardi e la pianta è definitivamente compromessa.

Le piante grasse, purtroppo, subiscono spesso anche attacchi animali, e questi si dividono in quattro grandi tipi: attacchi di afidi (cocciniglia, larve o rughe, lepidottero esotico – finora limitatamente alla zona dell’Austria), oppure di acari (ragnetto rosso o ragnetti tenuipalpidi), di nematodi e di tripidi.

La cocciniglia

La cocciniglia che attacca le piante grasse si divide in cocciniglia a scudetto (Ceroplastes cirripediformis), cocciniglia cotonosa (Hyppogeococcus pungens) e cocciniglia delle radici (Rhizoecus falcifer).
Per la cocciniglia cotonosa e per quella delle radici, Ertani consiglia di utilizzare “Clorpirifos” oppure “Confidor”, entrambi sistemici, con un trattamento preventivo in autunno e uno in primavera.
Per le cocciniglie a scudetto, invece, bisogna abbinare una azione meccanica con una spazzolatura della pianta e poi un’azione insetticida sulle neanidi.

Il ragnetto rosso

Per il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un discorso molto più delicato.
Infatti, il clima caldo e con poca umidità relativa va a nozze con le esigenze del parassita, che ha un ciclo rapidissimo di riproduzione (1 settimana circa). Il sistema migliore per evitare danni da ragnetto rosso in coltivazione è di effettuare un’opportuna quarantena delle nuove piante, prima di immetterle a contatto con quelle della nostra collezione.
Per il ragnetto rosso si può seguire un metodo più naturale, posizionando la pianta in un prato, dove ben presto gli insetti competitori andranno ad attaccare il ragnetto evitando così che prolifichi sulle nostre piante. Inoltre è consigliabile anche eseguire delle nebulizzazioni periodiche, visto che il ragnetto non ama particolarmente l’umidità.
Chi preferisce invece agire con i prodotti chimici, o chi si vede costretto a farlo per una massiccia presenza dell’acaro, può utilizzare il “Dicofol”, oppure il “Matacar”, adulticidi che vanno affiancati ad un ovicida, che potrebbe benissimo essere “Oscar”, oppure, chi ne ha la possibilità perché provvisto di patentino, può ricorrere a prodotti di seconda classe come il “Fenergy”, adulticida e ovicida allo stesso tempo. Da tenere ben presente che gli acaricidi hanno un costo piuttosto elevato e che è meglio non usare più di due volte lo stesso principio attivo per combattere l’acaro, perché ben presto si creano dei ceppi resistenti e il nostro lavoro risulterebbe vano…
Pertanto, dopo due trattamenti a distanza di una settimana l’uno dall’altro, in caso di persistenza del parassita va eventualmente fatto un terzo trattamento con un principio attivo nuovo.

I nematodi

Per i nematodi o galligeni, che si manifestano con sofferenza delle radici, vale la pena di gettare la pianta che manifesta l’attacco, perché il procedimento per combatterlo con sistema chimico prevede l’utilizzo di prodotti di prima classe, quindi altamente velenosi. Un metodo più innocuo ma molto difficile da eseguire, è di effettuare un bagno in acqua calda (35, 40 gradi) della pianta interessata…
Inoltre bisogna bruciare ed eliminare terra, pezzi di radici, vasi e quant’altro sia entrato in contatto con la pianta attaccata.

I tripidi sono dei minuscoli insetti che attaccano principalmente i fiori, divorandoli in poco tempo.
Il sistema migliore per combatterli sono le trappole cromo tropiche.

Ancora una volta, comunque, il sistema migliore per evitare il proliferare dei parassiti è il mantenere un ambiente pulito.

Semine e terriccio

In conclusione un consiglio per le semine o per il terriccio che comunque si vuole usare per le piante adulte:
Non è necessario sterilizzare il terriccio con il microonde, azione consistente ma decisamente dannosa per le nostre piante: infatti, con il microonde è vero che si eliminano tutte le spore o i parassiti presenti nel terriccio, ma è altrettanto vero che si eliminano tutti i microorganismi positivi, e quindi si rende il terriccio estremamente neutro, ma pronto per essere colonizzato dal primo patogeno che arriva, il quale non troverà nessun competitore.
Allora il sistema migliore per sterilizzare il terriccio è quello di metterlo umido in un sacco trasparente, chiudere il tutto ed esporlo al sole per una settimana…I parassiti ed i funghi moriranno lo stesso, ma allo stesso tempo gli organismi “buoni” troveranno le condizioni ottimali per proliferare.

Spero che questo articolo vi possa essere utile…

…buona coltivazione! 🙂