coltivazione

Rinvaso dei miei ariocarpus

“Piccoli ariocarpus crescono”

Complice la bella giornata di oggi a Roma, ho iniziato qualche rinvaso.

Da tempo avevo notato che alcuni miei ariocarpus non erano cresciuti molto nella stagione passata, così oggi mi sono deciso a travasarli rinnovando il terriccio usato.

Parto con le foto del primo ariocarpus, cresciuto meglio rispetto agli altri:
Ariocarpus appena rinvasato nel suo nuovo vaso con substrato fertile e concimato.Ibrido di ariocarpus: radici pulite e lasciate asciugare, anche per controllare la presenza di parassiti nel terriccio come la cocciniglia.

Il secondo ariocarpus presenta invece dei curiosi “ciuffetti pelosi” a metà del tubercolo:
Ariocarpus ibrido appena travasato con il nuovo substrato a base di materiali inerti quali pomice, lapillo, akadama, pozzolana, vermiculite e ghiaia di fiume.Ariocarpus ibrido con ciuffetti pelosi sui suoi tubercoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo invece è l’ultimo ariocarpus rinvasato. E’ messo un po’ maliccio e rinvasandolo mi sono accorto della presenza di cocciniglia nelle radici!

Ariocarpus rinvasato nel nuovo terriccio misto ad inerti come la pozzolana, la pomice, la vermiculite, la ghiaia di fiume, il lapillo a granulometria 2-3mm.
Ariocarpus con cocciniglia alle radici.

 

 

 

 

 

Per ora lascio gli ariocarpus, come tutte le altre mie piante grasse, a secco aspettando che le temperature minime aumentino ancora un po’ prima di iniziare ad annaffiarli.

Buona coltivazione! 🙂

fioriture, impollinazione

Astrophytum: le cultivar giapponesi

Giapponesi… maestri delle cultivar

I giapponesi son considerati ormai i maestri nelle ibridazioni e nella creazione di nuove cultivar selezionate.
La specie degli astrophytum, ma anche gli ariocarpus non son da meno, conta oggi numerose cultivar dalle forme più strabilianti e rare.
C’è anche da dire che tutti gli astrophytum si prestano molto bene ad essere impollinati tra di loro, non è infatti assolutamente difficile fare delle impollinazioni incrociate anche solo partendo dalle specie comuni.

Nel mio caso, partendo proprio dalle impollinazioni tra specie conosciute, ho ottenuto degli ibridi di astrophytum molto carini ed alcuni anche variegati.

Vi presento quindi una piccola carrellata di alcuni miei astrophytum…

Questa è una variante molto puntinata del normale asterias superkabuto. Viene chiamato snow-white
Asterias superkabuto “snow white”

Il “superkabuto” è la cultivar più nota della specie Asterias ed è caratterizzata da puntini in rilievo sul corpo particolarmente abbondanti e ampli, tali da dare a tutta la pianta un aspetto bianco lanuginoso.

L'onzuka è una cultivar di astrophytum che prende il nome dalla omonima famiglia giapponese.
Astrophytum myriostigma cv.Onzuka

Le origini dell’Astrophytum myriostigma cv. Onzuka risalgono al 1970 quando il signor Tsutomu Onzuka incrociò un Astrophytum myriostigma tricostato con un A. myriostigma var. nudum e ripetendo gli incroci tra le progenie di A. tricostati e myriostigma quadricostati var. nudum.

Il risultato finale, che oggi possiamo ammirare sotto le più svariate forme e disegni, fu quello di ottenere una pianta ricoperta da una trama fittissima di spot.

Per informazioni più complete sulle cultivar degli astrophytum, consultate la pagina di Astrophytum cultivars.

La pianta che invece vedete di seguito è un ibrido tra un Fukuryu ed un Ornatum Hannya:

Ibrido interessante tra il fukuryu e l'ornatum hannya. Presenta un bel disegno e delle spine che richiamano la specie ornatum.
Fukuryu X Ornatum cv.Hannya
Questa è una cultivar di origine ornatum dal nome hannya
Astrophytum ornatum cv.Hannya
Cultivar giapponese particolarmente puntinata
Astrophytum myriostigma cv.Hakuun
guide

Innesto: da dove inizio?

Come innestare le piante grasse

L’innesto è una tecnica che consente di unire due piante, o loro parti, per saldarle come se si trattasse di una unica pianta.
La pianta che riceve l’innesto si chiama portainnesto, quella che si inserisce marza.
L’innesto è spesso utilizzato per:

  • accelerare la crescita di specie lente,
  • salvare una piccola porzione sana di una pianta malata o in caso di marciume alle prime fasi,
  • moltiplicare piante che emettono radici con difficoltà.

Di solito la marza di una pianta a crescita lenta (come per esempio le specie: Ariocarpus, Aztekium, Epithelantha, Obregonia, Sulcorebutia, Turbinicarpus, Uebelmania, ecc.) si sviluppa, se innestata, molto più rapidamente favorita dal vigore del portainnesto.

L’innesto consente anche di anticipare la fioritura e di facilitare, come detto prima, la coltivazione di quelle specie soggette a elevati rischi di marciume o difficoltose condizioni di coltivazione.

Altra interessante delle piante innestate, è quella di favorire in alcuni casi la proliferazione di nuovi polloni… ottimo materiale da far radicare.  In breve tempo otterremo così una pianta sulle proprie radici di discrete dimensioni.

Principalmente utilizzo come portainnesto le seguenti piante: Pereskiopsis, Opuntia, Trichocereus, Myrtillocactus, Hylocereus, Cereus, ecc.

TECNICA

La tecnica più utilizzata per le cactacee è quella dell’innesto per sovrapposizione.
Si tratta di fare due tagli orizzontali: uno alla base della marza (innesto) ed uno all’apice del portainnesto e di sovrapporli quando il taglio è ancora fresco cioè quando il taglio è appena stato effettuato. Per evitare che la superfice di taglio asciughi troppo è opportuno che il portainnesto sia tagliato all’apice e sia effettuato un secondo taglio circa mezzo cm più sotto avendo l’accortezza di lasciare la fetta di pianta sul portainnesto fino al momento della sovrapposizione con la marza.
Effettuata la sovrapposizione, si opererà una leggera pressione della marza sul portainnesto per favorire la fuoriuscita di eventuali bolle d’aria dal punto di unione. Ora si può ancorare l’innesto con degli elastici facendoli passare sulla sommità della marza e sotto il vaso in modo da evitare uno spostamento della marza e di garantire il perfetto contatto tra le due parti.
Al fine della buona riuscita dell’innesto è necessario che sia il portainnesto sia la marza siano preparate nei giorni precedenti. Le piante infatti devono essere ottimamente innaffiate (in genere 2-3 giorni prima di effettuare l’innesto).

Per quanto riguarda ad esempio l’innesto su Myrtillocactus, molto diffuso e di facile attecchimento, andranno utilizzate piante alte una decina di centimetri ottenute da seme oppure da talea.
A questo punto, per evitarne eccessiva disidratazione, la pianta così ottenuta andrà riposta in una posizione ombreggiata ed eventualmente coperta con una sacchetto per mantenere elevato il livello di umidità in modo da non fare sollevare la marza.

E’ evidente che per garantire un buon risultato le piante utilizzate devono essere giovani e nel periodo di massimo sviluppo vegetativo.

L’innesto su Pereskiopsis presenta delle caratteristiche un po’ diverse:
è utilizzata per l’innesto di marze molto piccole (cactaceae dell’età di poche settimane ma in alcuni casi, come le cultivar di astrophytum o ariocarpus, anche plantule – ovvero semine di qualche giorno).

Per quanto riguarda la temperatura occorrerà fare riferimento alle necessità culturali di entrambi (marza e portainnesto).

Nel caso di Pereskiopsis necessitano temperature superiori ai 7° C e si dovrà fare attenzione, soprattutto nel periodo invernale, che la pianta riceva qualche annaffiatura per evitare che secchi troppo… io per esempio, le innaffio durante le giornate e le ore più calde.

Spero che questa prima guida vi sia stata utile e che mi abbia stimolato un po’ la curiosità, anche se… ahimè… gennaio non è proprio il mese giusto per gli innesti.
Un ultimo consiglio: su youtube troverete tantissimi video sugli innesti, alcuni ben fatti e molto chiari… dateci un’occhiata!