coltivazione

Astrophytum “caput-medusae”

…meglio conosciuto come “digitostigma”

(Velazco & Nevarez) 2003 – Dapprima considerato genere a sé stante e nominato Digitostigma caput-medusae nel 2002, successivamente alcuni caratteri morfologici hanno fatto rientrare questa pianta nel genere Astrophytum. Il fiore è in tutto simile a quello dell’astrophytum myriostigma, tanto da far supporre inizialmente che questa specie fosse una deformazione genetica spontanea di quest’ultimo. La forma dell’Astrophytum caput-medusae è completamente diversa rispetto a quella degli altri astrophytum. Esso è caratterizzato da alcuni tubercoli che si dipartono da una radice carnosa e che portano sia i caratteristici puntini che le areole dalle quali si sviluppano i fiori e i frutti. [tratto da Wikipedia]

 

L'innesto di astrophytum è molto semplice e permette di ottenere fioritura copiose in breve tempo.
Giovane piantina di digitostigma innestato
L'astrophytum digitostigma è una delle mie piante grasse preferite. Ha una crescita molto lenta, specie se da seme. Preferisco perciò innestare questa specie su pereskiopsis o myrtillocactus
Abbozzo di fiori del digitostigma

E’ una pianta molto particolare, ed è uno dei miei astrophytum preferiti insieme all’asterias.

I suoi fiori sono giallo chiaro, senza “gola” rossa e sono profumati!

I semi invece sono più grandi rispetto alle altre specie di astrophytum ed hanno la caratteristica di essere fertili solo dopo un mese dalla raccolta, quindi… non seminateli subito! 🙂

 

innesti

Problemi con alcuni innesti

Strane macchie nere nel punto di innesto

Quest’anno, su alcuni innesti, è comparsa una macchia nel punto di attacco tra marza e portainnesto.

Questa tecnica, definita da molti una tecnica di moltiplicazione, è stata largamente trattata su quasi tutte le riviste specializzate del settore e praticata da moltissimi coltivatori e collezionisti. Se il fine principale è quello di far attecchire su di una pianta una di specie diversa, della quale si vuole migliorare la resa, è vero anche che negli ultimi anni si è fatto ricorso all'innesto per svariate ragioni. Due gruppi contrapposti di coltivatori hanno sostenuto per decenni le proprie tesi sul rifiuto o sull'uso intensivo di questa tecnica. Da un lato c'è chi rifiuta esemplari deformati per via del taglio praticato o che preferisce esemplari con radici proprie; dall'altro chi cerca di
Trichocereus bridgesii mostruoso
 La lenta crescita, l'apparato radicale a volte scarso, le difficoltà a far radicare le talee hanno suggerito, anche per le piante grasse, l'applicazione della tecnica dell'innesto.   In questo caso la nuova pianta troverà quella sottostante, chiamata soggetto, già radicata e tanto vigorosa da provvedere al suo nutrimento e permettere quindi uno sviluppo più rapido e sicuro.   Questa tecnica artificiale di moltiplicazione non è complicata, ma una mano esperta ed una buona conoscenza botanica sono requisiti essenziali per operazioni di questo genere.    Considerato che questo processo consiste nel prendere una parte di una pianta (marza o innesto) e fissarla su un'altra pianta (soggetto), in modo che i cambi dei fasci dell'una e dell'altra siano a contatto, è necessario conoscere profondamente le marze e sapere se sono compatibili con il soggetto.    Il soggetto, fornirà sostegno e nutrimento alla marza che, altrimenti, non potrebbe moltiplicarsi o sopravvivere da sola. I nuovi tessuti che i cambi formeranno saranno strettamente connessi e l'innesto si svilupperà come una parte del soggetto.  Soggetto e marza debbono essere affini: si innestano cactee su cactee, asclepiadacee su asclepiadacee ecc.; le piante grasse che fanno eccezione sono: Adenium obesum che può essere innestato su Nerium oleander (generi diversi ma della stessa famiglia) .
Astrophytum ibrido

Chiedendo nei vari forum di piante grasse, molti appassionati e collezionisti mi hanno detto che potrebbe essere un problema di contaminazione di spore dovuto all’utilizzo di lame o bisturi non correttamente sterilizzati… la prossima volta starò più attento!

 

coltivazione, guide

Ripicchettare i semenzali di un anno

Come e quando rinvasare i semenzali delle cactacee

Vi sarete sicuramente ritrovati con il problema di ripicchettare le semine fatte l’anno o la stagione precedente che non stanno più nel vaso originario e necessitano per forza di un rinvaso per continuare a crescere e dare quindi più spazio alle radici.
In genere, per molti appassionati, il periodo ideale è l’inverno cioè la fase di riposo vegetativo ma, personalmente ho avuto risultati positivi rinvasando i semenzali anche durante la primavera.

Finora mi è capitato di ripicchettare semenzali di astrophytum ibridi, mammillarie, echinocactus, ferocactus e cultivar di trichocereus.

La prima operazione è quella di lavare i contenitori o quantomeno pulirli accuratamente per eliminare residui di terra o radici.
Alcuni appassionati di piante grasse, lasciano in ammollo i vasi per una notte in un secchio di acqua calda con varechina.

A questo punto, dopo aver preparato il substrato con adeguata proporzione tra materiali inerti e terriccio organico, si passa al rinvaso dei giovani semenzali.
L’operazione di raccolta dei semenzali è abbastanza delicata. Bisogna infatti estrarre i semenzali dal vasetto facendo attenzione a non rompere il panetto di radici formatosi.
Potete aiutarvi con una pinzetta se i semenzali dovessero essere troppo piccoli.

Ovviamente sarebbe ottimo utilizzare un vaso per ogni semenzale… sta a voi decidere in base allo spazio che avete ed in base alla velocità di crescita della specie che state travasando.

Fate attenzione a non lasciare spazi vuoti nel terriccio… per questo battete leggermente il vaso su un piano di appoggio ed esercitate una leggera pressione sul terriccio superficiale.

Se avete optato per mettere più di un semenzale per vaso, assicuratevi che ci sia lo spazio giusto per la crescita… altrimenti l’anno successivo dovrete ripetere l’operazione del rinvaso dall’inizio!

Concluso il rinvaso, l’aspetto dei semenzali nel nuovo vaso dovrebbe essere simile a questo:

Astrophytum asterias, minima di 10°C., fiorisce da giovane, teme il sole estivo diretto e l'umidità stagnante, tende a marcire, non accestisce. Mantenere un riposo invernale piuttosto prolungato. E' prudente tenere qualche esemplare innestato p.e. su Myrtillocactus geometrizans, o Pereskiopsis velutina quando la marza è piccola; stesso discorso per A. asterias var. Super Kabuto.<br /> Astrophytum myriostigma, forma colonnare, presenta 4-5 lobi, senza spine, sole, minima 5°C., suolo minerale. E' la specie che più spesso è ibridata; Astrophytum coahuilens, si differenzia da Myriostigma per avere i puntini lanosi in rilievo.<br /> Astrophytum ornatum, crescita veloce, min.7°C; A. capricorne, fiore grande e migliore rispetto alle altre specie, min. 8-10°C.
Semenzali di Astrophytum ibridi