coltivazione, innesti

“Graft-cut”: affrancare le piante innestate

La tecnica del “graft-cut” per affrancare piante precedentemente innestate.

Girovagando su Internet e sui forum dedicati alle piante succulente, ho spesso letto articoli riguardanti la cosiddetta tecnica del “graft-cut” che consente di ri-affrancare piante già innestate.

Non ho mai avuto l’occasione, né la necessita di ricorrere a questa tecnica ma, quest’inverno ho notato che alcuni dei miei cactus innestati su myrtillocactus non se la passavano proprio bene. Il portainnesto infatti, durante la stagione invernale, aveva infatti risentito del freddo e aveva perso il suo vigore vitale.

Ho deciso quindi, di sperimentare questa tecnica del “graft-cut” per la prima volta, solo su alcune piante succulente.

Dopo qualche mese, il risultato è stato sufficiente… purtroppo ho perso un paio di astrophytum, un hanazono ed un superkabuto “snow-white” per marciume… si vede che in questi casi, ho esagerato con le annaffiature.

Procedimento

Innanzitutto ho lavato con cura e disinfettato la lama del coltello utilizzato per il taglio.

Nel caso dell’echinocereus horizontalonius, che vedete nella foto successiva, ho tagliato il portainnesto a 2 cm circa dalla base della pianta, lasciando poi solo il fascio vitale centrale del myrtillocactus.

This cactus is gray-green to blue-gray in color and spherical, hemispherical, columnar, or flat-topped in shape. It reaches a maximum size of about 45 centimeters tall by 20 wide. The body is made up of curving sections that twist around the body in a helical fashion. These sections are lined with areoles bearing up to 10 spines each. The pink, gray, or brown spines may be over 4 centimeters long.  The bright pink to magenta flowers are up to 7 to 9 centimeters wide.[2] Flowers open around midday and close for the night. They also open after the plant receives rainfall, and although most of the flowers occur in June, they may bloom again in late summer and fall if rain occurs.[3]  The fruit is hairy or woolly and pink or red in color.
Echinocactus horizontalonius con portainnesto appena tagliato
Effettuato il taglio (verso la fine di gennaio) ho riparato le piante in serra fredda, posizione ombreggiata e lontana da fonti di umidità.
La superficie di taglio è stata trattata con dell’antibatterico in polvere.
Ho preferito non usare alcun tipo di ormone radicante, neanche quello in polvere, anche se ho letto che molti lo utilizzano.

Data la stagione e le temperature non proprio idonee, ho lasciato cicatrizzare il taglio per ben tre settimane… controllando di tanto in tanto.

Successivamente ho preparato dei vasetti con della pomice di diversa granulometria su cui poi ho adagiato le piante grasse.

Dopo un paio di settimane, approfittando delle giornate in cui la temperatura era più alta, ho iniziato a dare un po’ d’acqua ai vasetti immergendoli in una bacinella fino a quando non vedevo umida la pomice in superficie. Ho continuato così fino all’altro giorno, facendo anche attenzione alla comparsa di cocciniglia, visto che le piante erano al riparo in serra.

L’altro giorno quindi, ho controllato le piante per vedere se avessero cacciato le radici… ed ecco la bella sorpresa!

La radicazione, o radicamento, di talea o pollone di piante succulenti è una tecnica di coltivazione che si esegue quando si vuole far crescere il cactus sulle proprie radici o quando il portainnesto è ormai vecchio e non apporta quindi le giuste sostanze nutritive alla marza.
Prime radici

La foto che vedete è dell’echinocactus horizontalonius.
Il fusto ormai quasi secco al centro è quello del portainnesto, ma se notate bene, alla base della pianta sono nate nuove radici ricoperte da pomice.

 

L’altra pianta che ho provato ad affrancare con questa tecnica, è un astrophytum myriostigma kikko.
In questo caso però, ho effettuato il taglio a metà dell’altezza della pianta in modo da lasciare la base della stessa ancora innestata sul myrtillocactus.

Anche in questo caso sono spuntate nuove piccole radici:

L'Astrophytum (Lemaire 1839) è un genere di pianta succulenta appartenente alla famiglia delle cactacee. Il suo nome deriva dal greco astèr (stella), per la caratteristica forma a costole che dall'alto lo fa somigliare ad una stella e phytòn (pianta). È originario di alcuni areali delimitati del Messico e vive normalmente in terreni semi-aridi e leggermente calcarei.  Gli Astrophytum hanno un fusto globuloso formato da quattro ad otto sezioni divise tra di loro da solchi più o meno profondi. I fiori gialli o giallo-rossi si sviluppano dalle areole presenti alla sommità del fusto.  L'elemento maggiormente caratterizzante gli Astrophytum rispetto alle altre cactaceae è la presenza di numerosi puntini bianchi in rilievo sparsi in misura più o meno rilevante sul fusto di tutte le specie appartenenti a questo genere. Il loro ruolo non è ancora stato ben definito dalla letteratura scientifica, tuttavia si ritiene che la loro funzione principale sia quella di favorire la mimetizzazione della piante negli ambienti rocciosi in cui sono normalmente inserite, allo scopo di ridurre la possibilità di distruzione da parte di animali fitofagi. Si ritiene che altre funzioni possano essere legate alla protezione del fusto dai raggi solari e alla capacità di trattenere più efficacemente l'umidità.
Prime radici su astrophytum

Spero di aver maggior successo la prossima volta che dovrò ricorrere a questa tecnica del “graft-cut”.

 

Buona coltivazione! 🙂