L’impollinazione naturale degli insetti
Spulciando su Youtube, ho trovato questo video interessante (di Lucio Busa) che mostra come, in natura, gli insetti impollinano i fiori delle nostre piante.
Un video veramente ben fatto! …buona visione 🙂
blog di un folle appassionato di piante grasse e succulente
L’impollinazione naturale degli insetti
Spulciando su Youtube, ho trovato questo video interessante (di Lucio Busa) che mostra come, in natura, gli insetti impollinano i fiori delle nostre piante.
Un video veramente ben fatto! …buona visione 🙂
Lithops in muta (2a parte)
Ecco alcuni miei lithops seminati a maggio del 2008… ancora devo vedere la loro prima fioritura ma spero che il 2014 porti fortuna.
Si tratta di Lithops Lesleii C153:
Le lithops sono piante della famiglia delle Mesembrianthemacee, originarie dell’Africa Meridionale. La prima impression che possiamo trarre dalla loro ossservazione è che si tratti di qualcosa di statico, immutabile nel tempo.
In realtĂ si tratta di esseri viventi, e se avremo la pazienza di osservarli nell’arco del loro ciclo vegetativo annuale, dalla muta primaverile alla crescita a fine primavera, alla fioritura autunnale (la “primavera” dell’emisfero australe) i risultati saranno sorprendenti.
La prima descrizione della specie avvenne nel 1811 ad opera di Burchell, ma lo studio sistematico è stato effettuato ad opera di Cole negli ultimi 50 anni.
E grazie a questo studio le lithops hanno avuto un notevole interesse diffusione in Europa e in tutto il mondo.
Per approfondire l’argomento sulle lithops ed in particolare sui Field number di Cole, date un’occhiata a queste pagine:
Buona coltivazione! 🙂
Coltivare al meglio le nostre piante succulente e prevenire le malattie
Seguiamo alcuni consigli di Massimo Ertani, insegnante presso l’Istituto Agrario di Lonigo e grande esperto di antiparassitari e funghicidi.
Il dottor Ertani consiglia, per quanto riguarda la prevenzione ai funghi, di effettuare due trattamenti preventivi con fungicidi sistemici:
Secondo Ertani, infatti, questi sono i due momenti critici per cactus e succulente, che potrebbero patire l’attacco fungino proprio nel periodo invernale e primaverile, quando le radici sono a riposo o stanno lavorando poco, e quindi proprio quando sono più vulnerabili all’attacco dei funghi.
Per l’ultima bagantura egli consiglia di utilizzare un prodotto tipo il “Fossitil alluminio” o “Alliette”, mentre per la prima bagnatura dice di utilizzare “Propamocarb” o “Benlate”.
Per quanto riguarda invece i prodotti funghicidi da usare “all’occorrenza”, segnala alcuni nomi commerciali, tipo “Dodina”, o “Dithianon” o “Procloraz”, che possono essere utilizzati sia per contatto che per via aerea. Oppure, da usare per contatto (quindi sulle radici), “Tiram” o “Ziram”, oppure il “Rame” da utilizzare per la parte aerea.
I funghi
Per prevenire gli attacchi fungini alle nostre piante è fondamentale mantenere la pulizia (un ambiente sporco favorisce il proliferare dei funghi, che si propagano sotto forma di spore). Inoltre è fondamentale tenere una buona areazione e umidità relativa bassa.
L’aria stagnante, sia quella calda in estate che quella fredda in inverno, è particolarmente deleteria per la salute delle nostre piante!
Altra storia sono le infezioni batteriche, che si presentano sotto forma di marciumi molli o dissecamento delle foglie, oppure i virus, che però si presentano quasi esclusivamente su Epiphillum, Schlumbergera, Opuntia, o su qualche innesto. Contro questi attacchi solitamente c’è poco da fare, perché quando ci si accorge dell’attacco stesso, oramai è quasi tardi e la pianta è definitivamente compromessa.
Le piante grasse, purtroppo, subiscono spesso anche attacchi animali, e questi si dividono in quattro grandi tipi: attacchi di afidi (cocciniglia, larve o rughe, lepidottero esotico – finora limitatamente alla zona dell’Austria), oppure di acari (ragnetto rosso o ragnetti tenuipalpidi), di nematodi e di tripidi.
La cocciniglia
La cocciniglia che attacca le piante grasse si divide in cocciniglia a scudetto (Ceroplastes cirripediformis), cocciniglia cotonosa (Hyppogeococcus pungens) e cocciniglia delle radici (Rhizoecus falcifer).
Per la cocciniglia cotonosa e per quella delle radici, Ertani consiglia di utilizzare “Clorpirifos” oppure “Confidor”, entrambi sistemici, con un trattamento preventivo in autunno e uno in primavera.
Per le cocciniglie a scudetto, invece, bisogna abbinare una azione meccanica con una spazzolatura della pianta e poi un’azione insetticida sulle neanidi.
Il ragnetto rosso
Per il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un discorso molto più delicato.
Infatti, il clima caldo e con poca umidità relativa va a nozze con le esigenze del parassita, che ha un ciclo rapidissimo di riproduzione (1 settimana circa). Il sistema migliore per evitare danni da ragnetto rosso in coltivazione è di effettuare un’opportuna quarantena delle nuove piante, prima di immetterle a contatto con quelle della nostra collezione.
Per il ragnetto rosso si può seguire un metodo più naturale, posizionando la pianta in un prato, dove ben presto gli insetti competitori andranno ad attaccare il ragnetto evitando così che prolifichi sulle nostre piante. Inoltre è consigliabile anche eseguire delle nebulizzazioni periodiche, visto che il ragnetto non ama particolarmente l’umidità .
Chi preferisce invece agire con i prodotti chimici, o chi si vede costretto a farlo per una massiccia presenza dell’acaro, può utilizzare il “Dicofol”, oppure il “Matacar”, adulticidi che vanno affiancati ad un ovicida, che potrebbe benissimo essere “Oscar”, oppure, chi ne ha la possibilità perché provvisto di patentino, può ricorrere a prodotti di seconda classe come il “Fenergy”, adulticida e ovicida allo stesso tempo. Da tenere ben presente che gli acaricidi hanno un costo piuttosto elevato e che è meglio non usare più di due volte lo stesso principio attivo per combattere l’acaro, perché ben presto si creano dei ceppi resistenti e il nostro lavoro risulterebbe vano…
Pertanto, dopo due trattamenti a distanza di una settimana l’uno dall’altro, in caso di persistenza del parassita va eventualmente fatto un terzo trattamento con un principio attivo nuovo.
I nematodi
Per i nematodi o galligeni, che si manifestano con sofferenza delle radici, vale la pena di gettare la pianta che manifesta l’attacco, perché il procedimento per combatterlo con sistema chimico prevede l’utilizzo di prodotti di prima classe, quindi altamente velenosi. Un metodo più innocuo ma molto difficile da eseguire, è di effettuare un bagno in acqua calda (35, 40 gradi) della pianta interessata…
Inoltre bisogna bruciare ed eliminare terra, pezzi di radici, vasi e quant’altro sia entrato in contatto con la pianta attaccata.
I tripidi sono dei minuscoli insetti che attaccano principalmente i fiori, divorandoli in poco tempo.
Il sistema migliore per combatterli sono le trappole cromo tropiche.
Ancora una volta, comunque, il sistema migliore per evitare il proliferare dei parassiti è il mantenere un ambiente pulito.
Semine e terriccio
In conclusione un consiglio per le semine o per il terriccio che comunque si vuole usare per le piante adulte:
Non è necessario sterilizzare il terriccio con il microonde, azione consistente ma decisamente dannosa per le nostre piante: infatti, con il microonde è vero che si eliminano tutte le spore o i parassiti presenti nel terriccio, ma è altrettanto vero che si eliminano tutti i microorganismi positivi, e quindi si rende il terriccio estremamente neutro, ma pronto per essere colonizzato dal primo patogeno che arriva, il quale non troverà nessun competitore.
Allora il sistema migliore per sterilizzare il terriccio è quello di metterlo umido in un sacco trasparente, chiudere il tutto ed esporlo al sole per una settimana…I parassiti ed i funghi moriranno lo stesso, ma allo stesso tempo gli organismi “buoni” troveranno le condizioni ottimali per proliferare.
Spero che questo articolo vi possa essere utile…
…buona coltivazione! 🙂
Tutorial per creare delle simpatiche piante grasse all’uncinetto
“Amigurumi (letteralmente “giocattoli lavorati all’uncinetto” o, talvolta, a maglia) è l’arte giapponese di lavorare all’uncinetto o a maglia piccoli animaletti o creature antropomorfizzate. Il nome è il risultato della combinazione delle parole giapponesi ami, che significa lavorare a maglia o all’uncinetto, e nuigurumi, che significa peluche.
Gli amigurumi sono solitamente realizzati all’uncinetto a maglia bassa con la tecnica della lavorazione in tondo, ma possono essere anche lavorati ai ferri (anche in questo caso lavorando circolarmente con il goco di ferri o la tecnica del magic loop con ferro circolare e con ampio uso di tecniche avanzate quali i ferri raccorciati). Gli uncinetti o i ferri utilizzati sono leggermente piĂą piccoli della norma, perchĂ© è necessario costruire una struttura che tenga ben stretta al suo interno l’imbottitura, solitamente formata da poliestere (fiberfill o imbottitura di cuscini), avanzi di filato in lana o bambagia; per lo stesso motivo i pupazzi sono generalmente realizzati in lana o in filato acrilico e non in cotone. Sono lavorati suddivisi in parti che successivamente vengono unite, ad eccezione di quelli che non presentano arti (aventi soltanto la testa e il busto), che possono essere trattati come un unico pezzo.” [tratto da Wikipedia]
Girovagando su Internet, ho trovato delle simpatiche piante grasse fatte all’uncinetto… così mi son documentato ed ho trovato molte informazioni interessanti, tutorial e schemi gratuiti.
Eccovi quindi qualche link che spero possa esservi utile:
Voi conoscete altre risorse online o libri/e-book sulla realizzazione di piante grasse e succulenti con la tecnica “amigurumi”?
…fatemi sapere! 🙂
Un originale appendi-vasi “fatto a mano” per tutte le piante succulente dal portamento ricadente
In questo tutorial, vi spiegherò come creare un appendivasi per le nostre piante grasse dal portamento ricadente quali crassule, hoya ecc.
La realizzazione è veramente molto semplice ed il materiale utilizzato è poco ed economico.
Materiale usato: portavasi, spago colorato (circa 3 mm di diametro) o una corda a vostro piacimento, gancio a S.
Innanzitutto tagliate 4 pezzi di corda o spago della stessa lunghezza.
In questo tutorial, ho fatto 4 pezzi da 1 metro ciascuno ma, la lunghezza dipende soprattutto dal diametro del portavasi e dall’altezza che volete dare al portavasi una volta appeso… fate diverse prove.
Passo 1: Capovolgete il portavasi ed annodate le quattro corde ottenute al centro della loro lunghezza.
Posizionate poi il nodo creato al centro del fondo del portavasi.
Passo 2:Â A questo punto, prendete due estremi di una corda ed annodateli tra loro facendo attenzione a posizionare il nodo leggermente al di fuori del bordo inferiore del portavasi.
Passo 3:Â Continuo in questo modo a fare tutti gli altri tre nodi fino a completare i quattro nodi che si posizioneranno alla base del nostro portavasi.
Passo 4:Â I quattro nodi alla base del portavasi daranno maggiore stabilitĂ al vaso appeso ed eviteranno lo spostamento, soprattutto durante le giornate ventose.
Passo 5:Â Ora dovete prendere due fili, uno proveniente da un nodo e l’altro filo proveniente dal nodo accanto.
Annodateli insieme e procedete in questa maniera anche per gli altri fili.
Se il portavasi non è troppo grande, questa seconda “fila” di nodi dovrebbe posizionarsi a circa la metĂ dell’altezza del portavasi.
Passo 6:Â Ultimo passo!
Continuate ad annodare a coppia i fili (come visto nel passo 5), posizionando i nodi poco al di sopra del bordo superiore del portavasi.
Fatti tutti e quattro i nodi, capovolgiamo il portavasi, posizioniamo bene l’intreccio di spago che abbiamo appena creato ed annodiamo insieme tutti i fili alla fine.
Et voilĂ ! …il gioco è fatto!
Il portavasi intrecciato in questo modo si può appendere con l’utilizzo di un gancio a S e coltivare tutte le nostre piante succulenti dal portamento ricadente o rampicante.
Visto com’è semplice e… sicuramente di bell’effetto, no?
…ciao! 🙂