fioriture, impollinazione, reportage

L’impollinazione delle piante grasse

L’impollinazione naturale degli insetti

Spulciando su Youtube, ho trovato questo video interessante (di Lucio Busa) che mostra come, in natura, gli insetti impollinano i fiori delle nostre piante.

Un video veramente ben fatto! …buona visione 🙂

reportage, semina

Lithops (Cole) in muta

Lithops in muta (2a parte)

Ecco alcuni miei lithops seminati a maggio del 2008… ancora devo vedere la loro prima fioritura ma spero che il 2014 porti fortuna.

Si tratta di Lithops Lesleii C153:

Alle Lithops piace avere molta luce, devono essere molto illuminate. Quando c'è poca luce crescono allungate e perdono la loro somiglianza alle pietre. La disposizione che gli permette di avere pieno sole è buona, ma bisogna fare attenzione alle scottature nei giorni estremamente caldi. Le Lithops dovrebbero stare riparate dai raggi torridi del sole più caldo dell'estate o spruzzate leggermente con un vaporizzatore nei caldi pomeriggi. Se sono troppo esposte al sole perdono leggermente la loro colorazione che tuttavia riapparirà dopo la muta successiva. Quando si spostano queste piantine in un posto più illuminato bisogna farlo gradualmente per evitare le scottature. Inoltre vanno disposte in un posto ventilato, dove non ci sia ristagno di umidità.
Lithops lesleii C153
alle Lithops piace un terreno ben drenato, che permetta cioè di far defluire velocemente l'acqua. In genere il composto usato per i cactus dovrebbe andar bene. Un buona miscela è sabbia silicea grossolana (ad esempio quella per muratori è molto fine e non va bene) mischiata con un 30-50% di materiale poroso (ad esempio pomice, lava di vulcano, perlite grezza o vermiculite fine) per avere un buon drenaggio.
Lithops lesleii C153 durante la muta
Le Lithops hanno un apparato radicale più grande del resto della pianta in superficie, comunque in genere non hanno bisogno di vasi eccessivamente grandi. Una misura che in genere va bene sono vasi di circa 8-12 cm di profondità. Le si può far crescere in vasi di plastica o di terracotta, purchè si abbia l'accortezza di innaffiare quest'ultimi (nella stagione della crescita) con più frequenza rispetto ai vasi in plastica. Ciò perchè la terracotta traspira e perde umidità velocemente al contrario della plastica che è impermeabile.
Due piantine in muta: Lithops lesleii C153

Le lithops sono piante della famiglia delle Mesembrianthemacee, originarie dell’Africa Meridionale. La prima impression che possiamo trarre dalla loro ossservazione è che si tratti di qualcosa di statico, immutabile nel tempo.
In realtĂ  si tratta di esseri viventi, e se avremo la pazienza di osservarli nell’arco del loro ciclo vegetativo annuale, dalla muta primaverile alla crescita a fine primavera, alla fioritura autunnale (la “primavera” dell’emisfero australe) i risultati saranno sorprendenti.

La prima descrizione della specie avvenne nel 1811 ad opera di Burchell, ma lo studio sistematico è stato effettuato ad opera di Cole negli ultimi 50 anni.
E grazie a questo studio le lithops hanno avuto un notevole interesse diffusione in Europa e in tutto il mondo.

Per approfondire l’argomento sulle lithops ed in particolare sui Field number di Cole, date un’occhiata a queste pagine:

Buona coltivazione! 🙂

coltivazione

Fungicidi ed antiparassitari

Coltivare al meglio le nostre piante succulente e prevenire le malattie

Seguiamo alcuni consigli di Massimo Ertani, insegnante presso l’Istituto Agrario di Lonigo e grande esperto di antiparassitari e funghicidi.

Il dottor Ertani consiglia, per quanto riguarda la prevenzione ai funghi, di effettuare due trattamenti preventivi con fungicidi sistemici:

  • uno da somministrare con l’ultima bagnata alle piante, prima del riposo invernale,
  • e uno con la prima bagnata, quando le piante sono ancora sopite dall’inverno e l’apparato radicale non sta funzionando al meglio.

Secondo Ertani, infatti, questi sono i due momenti critici per cactus e succulente, che potrebbero patire l’attacco fungino proprio nel periodo invernale e primaverile, quando le radici sono a riposo o stanno lavorando poco, e quindi proprio quando sono più vulnerabili all’attacco dei funghi.

Per l’ultima bagantura egli consiglia di utilizzare un prodotto tipo il “Fossitil alluminio” o “Alliette”, mentre per la prima bagnatura dice di utilizzare “Propamocarb” o “Benlate”.

Per quanto riguarda invece i prodotti funghicidi da usare “all’occorrenza”, segnala alcuni nomi commerciali, tipo “Dodina”, o “Dithianon” o “Procloraz”, che possono essere utilizzati sia per contatto che per via aerea. Oppure, da usare per contatto (quindi sulle radici), “Tiram” o “Ziram”, oppure il “Rame” da utilizzare per la parte aerea.

I funghi

Per prevenire gli attacchi fungini alle nostre piante è fondamentale mantenere la pulizia (un ambiente sporco favorisce il proliferare dei funghi, che si propagano sotto forma di spore). Inoltre è fondamentale tenere una buona areazione e umidità relativa bassa.
L’aria stagnante, sia quella calda in estate che quella fredda in inverno, è particolarmente deleteria per la salute delle nostre piante!

Altra storia sono le infezioni batteriche, che si presentano sotto forma di marciumi molli o dissecamento delle foglie, oppure i virus, che però si presentano quasi esclusivamente su Epiphillum, Schlumbergera, Opuntia, o su qualche innesto. Contro questi attacchi solitamente c’è poco da fare, perché quando ci si accorge dell’attacco stesso, oramai è quasi tardi e la pianta è definitivamente compromessa.

Le piante grasse, purtroppo, subiscono spesso anche attacchi animali, e questi si dividono in quattro grandi tipi: attacchi di afidi (cocciniglia, larve o rughe, lepidottero esotico – finora limitatamente alla zona dell’Austria), oppure di acari (ragnetto rosso o ragnetti tenuipalpidi), di nematodi e di tripidi.

La cocciniglia

La cocciniglia che attacca le piante grasse si divide in cocciniglia a scudetto (Ceroplastes cirripediformis), cocciniglia cotonosa (Hyppogeococcus pungens) e cocciniglia delle radici (Rhizoecus falcifer).
Per la cocciniglia cotonosa e per quella delle radici, Ertani consiglia di utilizzare “Clorpirifos” oppure “Confidor”, entrambi sistemici, con un trattamento preventivo in autunno e uno in primavera.
Per le cocciniglie a scudetto, invece, bisogna abbinare una azione meccanica con una spazzolatura della pianta e poi un’azione insetticida sulle neanidi.

Il ragnetto rosso

Per il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) è un discorso molto più delicato.
Infatti, il clima caldo e con poca umidità relativa va a nozze con le esigenze del parassita, che ha un ciclo rapidissimo di riproduzione (1 settimana circa). Il sistema migliore per evitare danni da ragnetto rosso in coltivazione è di effettuare un’opportuna quarantena delle nuove piante, prima di immetterle a contatto con quelle della nostra collezione.
Per il ragnetto rosso si può seguire un metodo più naturale, posizionando la pianta in un prato, dove ben presto gli insetti competitori andranno ad attaccare il ragnetto evitando così che prolifichi sulle nostre piante. Inoltre è consigliabile anche eseguire delle nebulizzazioni periodiche, visto che il ragnetto non ama particolarmente l’umidità.
Chi preferisce invece agire con i prodotti chimici, o chi si vede costretto a farlo per una massiccia presenza dell’acaro, può utilizzare il “Dicofol”, oppure il “Matacar”, adulticidi che vanno affiancati ad un ovicida, che potrebbe benissimo essere “Oscar”, oppure, chi ne ha la possibilità perché provvisto di patentino, può ricorrere a prodotti di seconda classe come il “Fenergy”, adulticida e ovicida allo stesso tempo. Da tenere ben presente che gli acaricidi hanno un costo piuttosto elevato e che è meglio non usare più di due volte lo stesso principio attivo per combattere l’acaro, perché ben presto si creano dei ceppi resistenti e il nostro lavoro risulterebbe vano…
Pertanto, dopo due trattamenti a distanza di una settimana l’uno dall’altro, in caso di persistenza del parassita va eventualmente fatto un terzo trattamento con un principio attivo nuovo.

I nematodi

Per i nematodi o galligeni, che si manifestano con sofferenza delle radici, vale la pena di gettare la pianta che manifesta l’attacco, perché il procedimento per combatterlo con sistema chimico prevede l’utilizzo di prodotti di prima classe, quindi altamente velenosi. Un metodo più innocuo ma molto difficile da eseguire, è di effettuare un bagno in acqua calda (35, 40 gradi) della pianta interessata…
Inoltre bisogna bruciare ed eliminare terra, pezzi di radici, vasi e quant’altro sia entrato in contatto con la pianta attaccata.

I tripidi sono dei minuscoli insetti che attaccano principalmente i fiori, divorandoli in poco tempo.
Il sistema migliore per combatterli sono le trappole cromo tropiche.

Ancora una volta, comunque, il sistema migliore per evitare il proliferare dei parassiti è il mantenere un ambiente pulito.

Semine e terriccio

In conclusione un consiglio per le semine o per il terriccio che comunque si vuole usare per le piante adulte:
Non è necessario sterilizzare il terriccio con il microonde, azione consistente ma decisamente dannosa per le nostre piante: infatti, con il microonde è vero che si eliminano tutte le spore o i parassiti presenti nel terriccio, ma è altrettanto vero che si eliminano tutti i microorganismi positivi, e quindi si rende il terriccio estremamente neutro, ma pronto per essere colonizzato dal primo patogeno che arriva, il quale non troverà nessun competitore.
Allora il sistema migliore per sterilizzare il terriccio è quello di metterlo umido in un sacco trasparente, chiudere il tutto ed esporlo al sole per una settimana…I parassiti ed i funghi moriranno lo stesso, ma allo stesso tempo gli organismi “buoni” troveranno le condizioni ottimali per proliferare.

Spero che questo articolo vi possa essere utile…

…buona coltivazione! 🙂

Riciclo creativo - Cactus diy

Amigurumi: piante grasse all’uncinetto

Tutorial per creare delle simpatiche piante grasse all’uncinetto

“Amigurumi (letteralmente “giocattoli lavorati all’uncinetto” o, talvolta, a maglia) è l’arte giapponese di lavorare all’uncinetto o a maglia piccoli animaletti o creature antropomorfizzate. Il nome è il risultato della combinazione delle parole giapponesi ami, che significa lavorare a maglia o all’uncinetto, e nuigurumi, che significa peluche.

Gli amigurumi sono solitamente realizzati all’uncinetto a maglia bassa con la tecnica della lavorazione in tondo, ma possono essere anche lavorati ai ferri (anche in questo caso lavorando circolarmente con il goco di ferri o la tecnica del magic loop con ferro circolare e con ampio uso di tecniche avanzate quali i ferri raccorciati). Gli uncinetti o i ferri utilizzati sono leggermente piĂą piccoli della norma, perchĂ© è necessario costruire una struttura che tenga ben stretta al suo interno l’imbottitura, solitamente formata da poliestere (fiberfill o imbottitura di cuscini), avanzi di filato in lana o bambagia; per lo stesso motivo i pupazzi sono generalmente realizzati in lana o in filato acrilico e non in cotone. Sono lavorati suddivisi in parti che successivamente vengono unite, ad eccezione di quelli che non presentano arti (aventi soltanto la testa e il busto), che possono essere trattati come un unico pezzo.” [tratto da Wikipedia]

Amigurumi: la tecnica per realizzare piante grasse e succulente all'uncinetto. Video tutorial per creazione piante grasse all'uncinetto.Girovagando su Internet, ho trovato delle simpatiche piante grasse fatte all’uncinetto… così mi son documentato ed ho trovato molte informazioni interessanti, tutorial e schemi gratuiti.

Eccovi quindi qualche link che spero possa esservi utile:

Voi conoscete altre risorse online o libri/e-book sulla realizzazione di piante grasse e succulenti con la tecnica “amigurumi”?

…fatemi sapere! 🙂

Riciclo creativo - Cactus diy

Realizzare un appendivasi per le nostre hoya

Un originale appendi-vasi “fatto a mano” per tutte le piante succulente dal portamento ricadente

In questo tutorial, vi spiegherò come creare un appendivasi per le nostre piante grasse dal portamento ricadente quali crassule, hoya ecc.
La realizzazione è veramente molto semplice ed il materiale utilizzato è poco ed economico.

Materiale usato: portavasi, spago colorato (circa 3 mm di diametro) o una corda a vostro piacimento, gancio a S.

Un appendivasi molto carino ed economico per le piante succulenti dal portamento ricadente.
Passo 1: Il primo nodo al centro del portavasi

Innanzitutto tagliate 4 pezzi di corda o spago della stessa lunghezza.
In questo tutorial, ho fatto 4 pezzi da 1 metro ciascuno ma, la lunghezza dipende soprattutto dal diametro del portavasi e dall’altezza che volete dare al portavasi una volta appeso… fate diverse prove.

Passo 1: Capovolgete il portavasi ed annodate le quattro corde ottenute al centro della loro lunghezza.
Posizionate poi il nodo creato al centro del fondo del portavasi.

Annodando le varie corde si inizia ad ottenere la trama che sosterrĂ  poi il portavasi per appendere le nostre hoya, crassule ecc.
Passo 2: Secondo nodo in linea con il bordo inferiore del portavasi.

Passo 2: A questo punto, prendete due estremi di una corda ed annodateli tra loro facendo attenzione a posizionare il nodo leggermente al di fuori del bordo inferiore del portavasi.

Le hoya, le crassule e piĂą in generale tutte le piante succulente dal portamento ricadente possono essere appese con dei portavasi.
Passo 3: Continuo a fare gli altri nodi fino ad arrivare al quarto.

Passo 3: Continuo in questo modo a fare tutti gli altri tre nodi fino a completare i quattro nodi che si posizioneranno alla base del nostro portavasi.

Le piante grasse come le hoya, le crassule ed altre si adattano molto bene alla coltivazione su portavasi appesi. Infatti il loro portamento in genere è ricadente o rampicante.
Passo 4: I quattro nodi alla base del nostro portavasi

Passo 4: I quattro nodi alla base del portavasi daranno maggiore stabilità al vaso appeso ed eviteranno lo spostamento, soprattutto durante le giornate ventose.

Le piante succulente dal portamento ricadente o rampicante possono adattarsi alla coltivazione con dei vasi appesi.
Passo 5: Continuando a fare i nodi si inizia ad intravedere la “trama” di spago che sosterrĂ  il portavasi.

Passo 5: Ora dovete prendere due fili, uno proveniente da un nodo e l’altro filo proveniente dal nodo accanto.
Annodateli insieme e procedete in questa maniera anche per gli altri fili.
Se il portavasi non è troppo grande, questa seconda “fila” di nodi dovrebbe posizionarsi a circa la metĂ  dell’altezza del portavasi.

Un tutorial molto semplice per creare un portavasi appeso solo con l'uso di spago colorato e qualche nodo.
Passo 6: Il risultato finale!

Passo 6: Ultimo passo!
Continuate ad annodare a coppia i fili (come visto nel passo 5), posizionando i nodi poco al di sopra del bordo superiore del portavasi.
Fatti tutti e quattro i nodi, capovolgiamo il portavasi, posizioniamo bene l’intreccio di spago che abbiamo appena creato ed annodiamo insieme tutti i fili alla fine.

Et voilĂ ! …il gioco è fatto!

Il portavasi intrecciato in questo modo si può appendere con l’utilizzo di un gancio a S e coltivare tutte le nostre piante succulenti dal portamento ricadente o rampicante.

Visto com’è semplice e… sicuramente di bell’effetto, no?

…ciao! 🙂